Maestri: «La valutazione sul nome discende dal confronto sul programma e dalla condivisione interna alla coalizione che si andrà a comporre. Prima di tutto c’è da costruire un programma, che non sarà neutrale ma obbligherà a delle scelte di campo, indipendentemente dal nome che verrà scelto».
D. Baldo, "Corriere del Trentino", 1 ottobre 2019
«Molte parti dell’analisi di Alessandro Olivi sulle future elezioni a Rovereto sono condivisibili», ammette Lucia Maestri, segretaria provinciale del Partito Democratico. Lascia però intendere che alcune parti non lo siano, forse quella in cui il vicepresidente del Consiglio provinciale ed esponente di punta dei dem trentini, dà al suo partito «un consiglio non richiesto», quello di «avere più coraggio e proporsi come forza che guida un progetto di innovazione e rilancio della città».La risposta della segretaria è ferma, anche se preferisce evitare la polemica: «Il lavoro del coordinamento cittadino di Rovereto è serio e parte dai contenuti. Gli stessi contenuti sollecitati da Olivi, quelli che riguardano il futuro di una città che non è più industriale ma che deve guardare al futuro investendo sulla ricerca e sull’innovazione».
Olivi dice anche che sarebbe meglio evitare la costruzione «di una Santa alleanza» contro la Lega, proponendo una battaglia culturale sui contenuti.
«Non si tratta di fare alleanze contro qualcuno, semmai si sta lavorando per fare qualcosa per la città, per Rovereto, cercando di confrontarsi proprio su quei contenuti che andranno a definire la coalizione che si presenterà alle elezioni».
Una coalizione che contemplerà anche i Civici? C’è chi teme che dopo 5 anni di opposizione a Valduga, un’alleanza del Pd con la sua parte politica potrebbe essere letta come una sorta di resa.
«Nessuna resa. Se la base di allargamento di una coalizione è su basi programmatiche, su valori condivisi, si possano federare i Civici di Valduga, Siamo Europei di Calenda e Italia Viva di Renzi. Ma non solo, anche l’associazionismo che non per forza si sente rappresentato dai simboli di partito, vecchi o nuovi che siano».
Per alcuni esponenti del Pd roveretano la candidatura a sindaco di Francesco Valduga sarebbe da evitare, preferendo un nome nuovo. Tradotto: sì ai Civici, no a Valduga. Cosa ne pensa?
«Penso che il campo sia aperto. La valutazione sul nome discende dal confronto sul programma e dalla condivisione interna alla coalizione che si andrà a comporre».
Nel 2018, quando si trattava di scegliere il candidato presidente per le provinciali, il nome è stato scelto all’ultimo.
«Ecco, vediamo di non fare gli stessi errori. Prima di tutto c’è da costruire un programma, che non sarà neutrale ma obbligherà a delle scelte di campo, indipendentemente dal nome che verrà scelto».
Scelte di campo che si chiederanno ai Civici a Rovereto, ma anche al Patt sul comune di Trento. Giusto?
«Gli autonomisti stanno affrontando un dibattito interno, che è giusto rispettare. Mi sembra però di capire che la linea del segretario Simone Marchiori sia contraria a sovranismi e nazionalismo. Una linea che spero sia maggioritaria all’interno del Patt».