R. Bortolotti, 16 luglio 2010
Abbiamo ritenuto giusto in questo numero della Newsletter, nella parte dedicata al lavoro del Gruppo consiliare provinciale, parlare di sanità.
Nella giornata di venerdì 16 luglio, infatti, il Consiglio provinciale ha approvato la legge sulla "Tutela della salute in provincia di Trento", che ha unificato più disegni di legge, proposti anche da gruppi di minoranza, in un unico testo.
Un passaggio importante per la salute dei cittadini e il sistema sanitario Trentino. Chiediamo una valutazione al consigliere Mattia Civico, che come Presidente della IV Commissione legislativa del Consiglio, ha seguito passo dopo passo tutto l’iter di tale importante legge di riforma e ha contribuito alla sua stesura in alcune sue parti fondamentali, come per esempio le norme riguardanti l’integrazione socio sanitaria.
Newsletter: soddisfatto di questo risultato?
Civico: In Consiglio provinciale si è percepito un clima favorevole trasversale e unanime e non nego di essere soddisfatto perché ciò è evidentemente il frutto di un lavoro che abbiamo fatto insieme, e credo sia una buona prova della politica in Trentino. Non sempre la rappresentazione che si da della politica è lusinghiera. Invece credo che abbiamo dato prova di qualità e serietà in Aula, con questo testo e con il lavoro che lo ha preceduto in Commissione.
Newsletter: partiamo proprio dal lavoro della IV Commissione che tu presiedi, che giudizio ci dai?
Civico: sono stati sei mesi di lavoro dedicati all’ascolto, all’approfondimento, all’analisi, allo studio, al dialogo tra le parti, tra le categorie. Sono state ascoltate dalla Commissione che presiedo 126 persone, rappresentative di molti mondi, della sanità, del sociale, delle categorie, delle professioni. Tutti i soggetti interessati a questo tema hanno potuto dire una parola e un’opinione rispetto al lavoro che stavamo facendo. La mole anche della documentazione che ho voluto allegare alla mia relazione introduttiva, testimonia anche la densità del contributo che la comunità ha dato in questo percorso.
Newsletter: un bel modo di lavorare.
Civico: Si e ne traggo una piccola annotazione: è buona politica quando è una politica aperta al dialogo, al confronto e all’ incontro fra chi la politica la fa per un servizio nelle Istituzioni, e chi vive nella comunità e nella società tutti i giorni, nell’impegno anche professionale rispetto ai temi che stiamo affrontando e vorrei soffermarmi anche su alcuni temi che in questi mesi ci hanno visto impegnati come Gruppo consiliare, con la collega Sara Ferrari, e anche con tutto Partito Democratico. Quando i partiti servono a creare dibattito, ad organizzare la partecipazione, ad ascoltare, ad approfondire allora veramente svolgono fino in fondo la loro funzione.
Newsletter: partiamo dal titolo della legge: “Tutela della salute in Trentino”…
Civico: questo è un testo legislativo che segna un’ambizione forte, non meramente organizzativa, ma indica il desiderio di compiere uno sforzo normativo e legislativo, per dare una risposta ampia a quelle che sono le esigenze della salute nella nostra comunità. È evidente che la salute ampiamente intesa non è solo assenza di malattia.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce la salute “uno stato di completo benessere fisico, psichico e sociale”: non solo fisico ma anche psichico, anche sociale. La salute ha a che fare non soltanto con il funzionamento del nostro organismo, ma ha a che fare anche con le nostre relazioni, con il nostro tasso di benessere ampiamente inteso. Questa definizione amplia i confini dei significati e amplia i confini delle responsabilità in tema di salute.
Newsletter: una responsabilità non solo dell’Azienda Sanitaria quindi…
Civico: Se la salute è anche benessere sociale, è chiaro a tutti che la responsabilità della promozione della salute non può essere in capo unicamente all’azienda sanitaria. Deve vedere coinvolto fortemente ogni livello di responsabilità nella nostra comunità, fino a coinvolgere il singolo cittadino, la famiglia, la scuola, i comuni, le comunità. Se salute è anche benessere psichico, è evidente che ogni agenzia educativa, la famiglia, la scuola, i luoghi di aggregazione, sono importanti e vanno considerati e coinvolti quando parliamo di promozione della salute.
Una comunità sana, robusta dal punto di vista delle relazioni e della protezione sociale, attenta ai bisogni fondamentali della persona, che si impegna per contrastare le forme di emarginazione sociale, che pratica l’inclusione, che difende l’ambiente come patrimonio collettivo, è una società più attenta alla salute in questa accezione ampia e fedele.
Accreditati studi internazionali, hanno effettuato una stima quantitativa dell’impatto di alcuni fattori sulla longevità delle comunità. I fattori socio – economici e gli stili di vita, contribuiscono per il 40 – 50%, lo stato e le condizioni dell’ambiente per il 20 – 30%, l’eredità genetica, la biologia per un altro 20 – 30%, la qualità dei servizi sanitari per un 10 – 15%.
Oggi stiamo compiendo una riflessione ed un accompagnamento nell’iter legislativo estremamente importante, che se fosse soltanto veramente la mera organizzazione dell’azienda sanitaria, dovremmo dirci che andiamo ad incidere per quel 10% determinante della salute.
Il testo invece si chiama opportunamente “Tutela della salute in Trentino”, e credo che questo segnali l’ambizione del legislatore di farsi carico del 100% dei determinanti della salute. Alcune cose sono in questo disegno di legge, altre cose non sono oggetto di norma e di legge, ma richiederanno atti amministrativi che vadano in questa direzione.
La promozione della salute e la tutela della salute è responsabilità che certamente sta in capo ai servizi sanitari specialistici e di base del territorio, ma è responsabilità ampiamente condivisa anche con le comunità. In questo sta lo sforzo che in questi sei mesi il Partito Democratico e il Gruppo consiliare a cui appartengo, ha svolto in Commissione e nei molteplici incontri che hanno accompagnato questo iter.
Newsletter: quindi dobbiamo, come cittadini e come comunità, sentirci coinvolti nella promozione della salute……
Civico: Trovo centrato il fatto che all’Articolo 9, il Consiglio per la salute e la Conferenza dei consigli, si ribadisca il ruolo delle comunità locali, il ruolo della comunità di valle che andiamo a realizzare nell’autunno di quest’anno. Questa riforma sanitaria si pone in mezzo a due altre grandi riforme, quella istituzionale da un lato, e quella sociale del welfare dall’altro.
La sanità in questo quadro ha suo posto ed ha un suo sistema di relazioni con la comunità: bene che sia confermata l'Azienda unica evidentemente, ma ci siamo chiesti in questi mesi quale rapporto ha questa Azienda unica, quale rapporto ha l'ospedale con la dimensione dei territori, delle comunità e dei comuni. È stato un dibattito importante, approfondito, delicato, che siamo riusciti a ricomporre anche nelle diverse sensibilità.
Credo che nell'Articolo 9, nel disegno di governance che vi è contenuto, c'è una prima risposta a questo quesito. Viene ribadita la centralità nell'organizzazione e quindi nella predisposizione del piano sanitari delle comunità. È riconosciuto alle comunità e ai comuni il ruolo di promotori e di corresponsabili della salute.
Newsletter: altro punto qualificante di questa legge è il tema dell’integrazione socio – sanitaria. Su questo punto il Pd e tu in particolare avete dato un contributo fondamentale….
Civico: Ci sono molti servizi di cui il cittadino ha bisogno, che spesso è difficile capire se sono di a carattere prevalentemente sanitario o sociale.
Faccio un esempio: nei servizi domiciliari per gli anziani, dove inizia e dove finisce la prestazione sanitaria, e dove inizia e finisce la prestazione socio - assistenziale? Davvero l'operatore sanitario che entra nelle case non svolge anche una funzione socio - assistenziale? Non ha forse anche occhi, cuore, testa per rendersi conto di qual è il sistema di relazioni, che coinvolge la persona oggetto della sua prestazione? Non è in grado di sostenere tutto il sistema di relazioni e di considerarli un valore aggiunto, di tenerne conto quindi nell’erogazione del servizio? Io credo che i servizi agli anziani, piuttosto che i servizi per le persone con disabilità, l'area materno - infantile, l’area della psichiatria, quelle aree che vengono definite come aree dell'integrazione socio - sanitaria, necessitino di un forte coordinamento e di una compenetrazione.
È vera integrazione se c’è integrazione delle culture, che motivano, animano e muovono questi due comparti.
Riconosco alla sanità la capacità e la cultura prestazionale, la puntualità nel definire un intervento. Altrettanto va riconosciuto al sociale la capacità che il sociale e al comparto socio - assistenziale ha nel mobilitare, nella presa in carico complessiva e totale.
Newsletter: quindi una sanità che si integra, che si compenetra con il welfare.
Civico: Il Trentino penso possa andare orgoglioso, non solo in Italia, di quello che ha costruito in questi anni in termini di qualità della sanità e di qualità del welfare. Dobbiamo avvicinare queste due eccellenze: nessuno è cenerentola rispetto all'altro. Dobbiamo investire in formazione continua, in ricerca, sia per quanto riguarda la sanità, sia per quanto riguarda il welfare.
L'integrazione socio - sanitaria c’è, se c’è un dialogo ed una piena collaborazione fra sociale e sanitario, e c’è, se c’è una piena collaborazione fra livello provinciale e livello di comunità. Questi quattro poli sono stati l'oggetto del nostro dibattere in questi mesi: il rapporto fra Provincia e territorio, il rapporto fra sociale e sanitario sul tema dell'integrazione socio – sanitaria. Abbiamo trovato - io credo - un buon punto di equilibrio, che fa salvi tutti i principi contenuti nella Legge 13, approvata nella scorsa legislatura. Nello stesso tempo, assegna quella marcia in più al luogo dell'integrazione socio - sanitaria, individuando i punti unici d' accesso sui territori a livello delle comunità.
Newsletter: e concretamente cosa vuol dire dal punto di vista organizzativo?
Civico: sempre saper guardare alle questioni con gli occhi del cittadino. Ognuno di noi ha nelle orecchie senz' altro i racconti di pazienti che fanno la via crucis o il giro tra un ambulatorio e l’altro per capire che servizio può essere erogato, e quale è la diagnosi rispetto al proprio problema.
L’integrazione socio – sanitaria c’è, se c’è la possibilità di avere un unico punto di accesso, quindi un luogo a cui riferirsi, ed è responsabilità di questo luogo integrare i diversi servizi, ed integrare le diverse culture che questi servizi vanno a sostenere. Credo allora che questa partita, che insieme abbiamo giocato sull’integrazione socio – sanitaria, sia un’importantissima risposta che diamo oggi ai cittadini in maniera molto concreta.
Newsletter: E’ stata prevista la nuova figura del Direttore dell’integrazione socio – sanitaria. Ci puoi spiegare in cosa consiste?
Civico: Negli assetti di direzione dell’Azienda Sanitaria, è stata prevista la figura del Direttore dell’integrazione socio – sanitaria. Mi auguro che il futuro Direttore Generale sappia individuare una figura, non necessariamente medica, competente nella capacità di integrazione delle culture di riferimento. Lì non abbiamo bisogno di un medico specialista: lì abbiamo bisogno di una competenza in grado di integrare realmente servizi che hanno – questo va detto – culture di riferimento a volte diverse, ma utilmente diverse se poi vengono integrate fra loro.
Nello sforzo di promozione dell’integrazione, il lavoro fatto in Commissione di dialogo con i territori e con le risorse che sulla comunità, con le realtà che lavorano nell’ambito dell’integrazione socio – sanitaria, potrà costituire la base per predisporre i regolamenti attuativi della legge 13 che stiamo attendendo e che vorremmo collaborare nel definire.
Newsletter: grazie consigliere Civico per le appassionate spiegazioni che ci hai fornito, che ci aiutano a comprendere quanto è stato legiferato. Per concludere: quali temi vedi ancora aperti e che richiedono ancora un vostro impegno in campo sanitario?
Civico: Fondamentalmente dobbiamo corrispondere alla ambizione di cui ho detto all’inizio. Dobbiamo costruire davvero una sanità che consideri la salute come una responsabilità che coinvolge ogni livello istituzionale, ogni luogo della comunità. Concretamente.
Due questioni mi pare rimangono aperte. Lo dico con la convinzione che ogni legge è perfettibile, e ogni Legge non esaurisce i temi, ma evidentemente ne apre degli altri, e ci consegna la responsabilità di continuare il dibattito che abbiamo iniziato.
Il primo tema che vorrei porre, e che penso debba essere affrontato anche con atti amministrativi coerenti, è il tema della medicina di base. Più volte è ricorso nell’ambito delle audizioni, la preoccupazione e a volte un po’ di insoddisfazione, rispetto all’organizzazione della medicina di base, a come questa si colloca istituzionalmente rispetto ad azienda sanitaria, comuni e comunità di valle in prospettiva.
Forse nei futuri accordi che si andranno a definire troveremo una soluzione, un punto di equilibrio più convincente. Credo che il medico di base, il medico di territorio, il medico di famiglia sia una risorsa straordinaria ma dobbiamo metterli nella condizione di fare meglio e più efficacemente il loro lavoro: il medico entra nelle case, vede e si rende conto di come sta il paziente, ma si rende anche conto delle condizioni sociali, psicofisiche delle persone che esprimono un bisogno, e forse sarebbe interessante rafforzare il rapporto da un lato con l’azienda sanitaria, e dall’altro anche con comuni e comunità del medico di base.
L’altra questione, che secondo me potrebbe impegnare il dibattito oltre la riforma sanitaria, riguarda il tema dell’ospedale unico e del rapporto che il nuovo ospedale Trentino dovrebbe avere con il livello extraprovinciale. Credo che i tempi siano maturi, anche sulla base dell’accordo votato nel corso del Dreierlandtag, l’assemblea che riunisce le assemblee legislative di Trento Bolzano e Innsbruck, ad ottobre dell’anno scorso, che prevede la costituzione del Gruppo Europeo di collaborazione transfrontaliera. Iniziamo a collocare il tema della salute, anche in termini extraprovinciali.
Lavoriamo con Bolzano, con Innsbruck e approfondiamo il dialogo rispetto ai piani della salute: proviamo ad alzare la barra della qualità, a renderla sempre di più una sanità europea. Proviamo ad offrire ai nostri medici esperienze di confronto e di scambio di competenze e buone prassi con altre realtà oltre confine.
Io credo che questa riforma sanitaria, con tutto ciò che anche culturalmente permette, apre e sollecita, e con tutti gli atti amministrativi che potranno evidentemente seguire dopo l’approvazione di questa riforma sanitaria, consegnano al Trentino di domani la prospettiva di una sanità migliore.
Intervista a cura di Roberto Bortolotti