«La decisione di Pacher è molto importante: uno dei miei timori principali è che la squadra del Pd che sarà eletta in consiglio provinciale non avesse una regia, ma risultasse essere formata da molte individualità disperse. La candidatura di Pacher risolve questo problema».
L. Patruno, "L'Adige", 3 settembre 2008
Il senatore Giorgio Tonini è molto contento per la discesa in campo del sindaco di Trento, benché nei giorni scorsi, dopo aver fatto pressioni per molto tempo, Tonini si fosse messo il cuore in pace pensando che fosse ormai inutile insistere.
Senatore, la decisione di Pacher è servita per chiudere la polemica sull'esclusione di Andreolli? La vicenda Andreolli, nel suo insieme, ha manifestato il pericolo di un partito diviso in diverse anime. L'idea di un Pd come una confederazione di ex è un progetto debole. Solo Pacher poteva rappresentare l'unità. L'esclusione di Andreolli è stata sbagliata, io ero contrario, perché in lui si è trovato il capro espiatorio. Io non posso condividere questo rinnovamento cruento. Gli ex Ds infatti si sono lamentati e hanno chiesto di rimetterlo in lista.
Non si poteva più fare? La riunione autoconvocata degli ex Ds è stata una risposta regressiva a un'esclusione sbagliata. Si è innescato un meccanismo di autodifesa che rischiava di provocare un effetto a catena disgregativo. Il Pd è un'operazione delicata e ha bisogno di spirito costruttivo.Non si può costruire un nuovo partito con spirito polemico.
Si riferisce a Kessler o altri «tagliatori di teste»? Mi riferisco a chi pensa che si debba procedere facendo le liste di chi è nuovo e di chi è vecchio, o di chi ha lavorato per il Pd e chi no. È un meccanismo distruttivo.
La candidatura di Pacher ha interrotto questa spirale? La candidatura di Pacher ha permesso di voltare pagina, di relativizzare il caso Andreolli e soprattutto di cercare di dare un colpo d'ala al partito.
Pensa che Pacher avrebbe potuto gestire meglio la partita delle candidature? Penso che fino ad ora Pacher ha cercato soprattutto di fare da mediatore tra le diverse anime del partito, tra i gruppi litiganti tra loro. Ma così non si va da nessuna parte. Ora deve prendere in mano il partito.
La sinistra «cede» la città di Trento all'Upt o resterà al Pd? Dipenderà molto dalle elezioni di ottobre. Se il Pd vincerà bene sarà naturale che avanzi la candidatura di sindaco della città di Trento.