
«I dati di Banca d’Italia ci restituiscono un’immagine chiara: il Trentino cresce poco e in modo diseguale. Il turismo e i servizi trainano, ma l’industria arretra e la manifattura continua a perdere terreno. Senza una svolta strategica, la nostra economia rischia di indebolirsi strutturalmente».
Trento, 7 novembre 2025
Nel primo semestre dell’anno il Pil trentino è aumentato solo dello 0,7%, l’export è calato del 4% e la manifattura ha registrato un −2% di fatturato. Tengono turismo, costruzioni e consumi familiari, ma il settore produttivo resta il vero punto debole.
“Le criticità individuate da Bankitalia sono chiare” – sottolineano i consiglieri Calzà e Manica – “debolezza della manifattura e degli investimenti privati, produttività stagnante, credito ancora difficile per le imprese e polarizzazione del mercato del lavoro, con crescita nei servizi ma perdita di occupazione qualificata nell’industria. Tutti segnali che ci dicono che il Trentino non può vivere di rendita e sono dati che contrastano con la narrazione trionfale degli ultimi passaggi di bilancio”.
Il rapporto evidenzia inoltre che la ripresa dei consumi delle famiglie è ancora fragile: dopo due anni di inflazione e rincari, il potere d’acquisto resta inferiore ai livelli pre-pandemia e la crescita dei redditi reali (+2%) non basta a compensare l’aumento dei prezzi dei beni essenziali.
Anche la recente manovra IRPEF nazionale, con vantaggi medi di poche decine di euro al mese, non incide per nulla sulla vita delle famiglie e dei redditi medi.
Non possiamo ignorare che in Trentino circa 37 mila persone sono oggi a rischio povertà e che migliaia di famiglie vivono con ISEE sotto i 15.000 euro. Queste cifre sono un campanello d’allarme che mette in luce quanto l’attuale crescita economica non sia sufficiente a garantire benessere diffuso.
«Servono politiche fiscali e salariali più eque, che sostengano davvero il potere d’acquisto e rilancino la domanda interna, collegando la crescita dei redditi a quella della produttività e dell’occupazione stabile».
«È il momento di rimettere industria e manifattura nell’agenda politica. Il Trentino ha bisogno di una politica industriale moderna, capace di guardare non solo ai comparti tradizionali ma ai trend e ai settori più dinamici: innovazione tecnologica, economia circolare, meccatronica, agroalimentare di qualità, energie rinnovabili e digitalizzazione. Serve una collaborazione stabile con le imprese, un fondo per l’innovazione e la crescita, e finanziamenti vincolati a chi investe davvero in sviluppo, dimensione aziendale e nuovi prodotti».
Calzà e Manica richiamano anche il nodo delle competenze: «Senza personale qualificato e senza formazione continua non ci sarà futuro industriale. Serve un piano serio di formazione tecnica e orientamento scolastico, per trattenere i giovani e contrastare la fuga all’estero».
«Il Trentino – concludono i consiglieri – deve tornare a pensarsi come un territorio produttivo e innovativo. Servono politiche di lungo periodo e la capacità di credere ancora nel valore del lavoro industriale e della crescita fondata su conoscenza, qualità e innovazione».
cons.ra Michela Calzà
cons. Alessio Manica