Un primo passo per aiutare le donne vittime di violenza, ma serve investire in educazione alle relazioni partendo dai giovani

Oggi è stato inaugurato il nuovo Centro Antiviolenza di Riva del Garda. Un primo importante risultato seguito alla mozione approvata all’unanimità dal Consiglio Provinciale nel febbraio 2024 su proposta del gruppo del Partito Democratico, che chiedeva di estendere la rete degli sportelli antiviolenza sull’intero territorio trentino.
Michela Calzà, 27 ottobre 2025

Il nuovo centro, nello spirito della mozione, è stato collocato in un luogo discreto, sicuro, facilmente raggiungibile anche con i mezzi pubblici, per garantire a tutte le donne la possibilità di accedervi in modo riservato e protetto.

Un presidio atteso da tempo dalla comunità, anche alla luce della crescita delle denunce per maltrattamenti, violenze fisiche, psicologiche ed economiche, e dei gravi episodi di femminicidio che hanno segnato anche l’Alto Garda.
Lo sportello è gestito dal Coordinamento Donne ETS, già responsabile dei centri di Trento e Rovereto e degli sportelli di Cles e Cavalese, con personale qualificato e formato per offrire accoglienza, ascolto e percorsi psico-sociali integrati, attivando tutte le misure previste dalla legge provinciale 6/2010: dal sostegno psicologico e legale, alle case rifugio, fino all’assegno di autodeterminazione.

Perché ogni donna, indipendentemente da età, condizione economica o status sociale, possa trovare un luogo sicuro dove confidarsi, essere ascoltata e decidere di uscire dal ciclo della violenza.
Per funzionare al meglio, il nuovo centro dovrà ora collaborare stabilmente con le amministrazioni locali e con gli istituti scolastici del territorio, promuovendo iniziative comuni per educare al rispetto, all’affettività e alla parità di genere.

Le cronache nazionali raccontano quotidianamente gravi episodi di violenza sulle donne — oltre 70 femminicidi solo nel 2025, la maggior parte avvenuti all’interno di relazioni affettive.
È evidente che non bastano le misure di protezione: serve un forte impegno educativo e culturale, fin dall’infanzia, per scardinare i modelli di sopraffazione e di prepotenza ancora troppo radicati nella nostra società.

La violenza di genere è figlia di una cultura del dominio e della disuguaglianza, che affonda le radici nel patriarcato e nelle relazioni di potere ancora sbilanciate.
Questa cultura può essere contrastata solo attraverso percorsi educativi e formativi continuativi, capaci di promuovere il rispetto reciproco, l’empatia e la parità sin dai primi anni di scuola.

È nelle aule scolastiche, nei luoghi di aggregazione e nella quotidianità dei rapporti che si costruisce una società più equa e consapevole.
Per questo motivo, accanto ai centri e agli sportelli antiviolenza che intervengono quando la violenza si è già manifestata, serve una vera strategia di prevenzione, pubblica e strutturata, che coinvolga scuole, comunità e istituzioni.

La riapertura dello sportello antiviolenza di Riva del Garda rappresenta un passo concreto e importante nella direzione indicata dalla mozione approvata all’unanimità dal Consiglio provinciale, ma non basta.
Servono investimenti costanti, risorse adeguate e un impegno politico e culturale duraturo, perché la violenza di genere non si combatte solo con le leggi, ma con la consapevolezza collettiva che ogni donna ha diritto di vivere libera, rispettata e al sicuro.