Ianeselli: «Accoglienza dimezzata? Cresceranno i senzatetto»

TRENTO Il tono tradisce amarezza e irritazione. Perché se da un lato Franco Ianeselli si trova a commentare un accordo — quello tra il ministro Matteo Piantedosi e il governatore Maurizio Fugatti sul nuovo Cpr — che ha visto il Comune praticamente alla finestra, dall’altro il sindaco di Trento fa capire di non aver trovato, nelle dichiarazioni di venerdì in Provincia, ciò che lui stesso aveva invocato solo 24 ore prima: un ragionamento sull’accoglienza e sulla dignità delle persone.
"Corriere del Trentino", 26 ottobre 2025

Di più: di fronte all’annuncio di un dimezzamento dei posti per l’accoglienza straordinaria, Ianeselli rilancia con un altro annuncio. Volutamente forzato e semplificato: «In questo modo raddoppieranno i senzatetto in città».

«Questo accordo — parte subito netto il primo cittadino — è l’ennesima riproposizione di un pensiero semplificato secondo il quale se si riducono i posti di accoglienza, automaticamente ci saranno meno richiedenti asilo. E dunque: problema risolto». Ma non è così: «La realtà è diversa, perché ci sono flussi che non vengono controllati in partenza e le persone che poi fanno richiesta di protezione internazionale, in città, ci sono ugualmente». Ianeselli punge quindi il presidente della Provincia: «Forse questa riduzione dei posti per l’accoglienza risolve qualche problema a Piazza Dante, che non sapeva come sostituire la residenza Fersina con una nuova struttura». L’immobile di via al Desert, infatti, dovrà essere abbattuto per far posto ai cantieri del nuovo Polo ospedaliero e universitario. Con la necessità di trovare una sede alternativa: voci assicurano di una trattativa avanzata con la Diocesi per l’immobile in località San Niccolò, a nord di Ravina. Che però può ospitare meno persone rispetto alla Fersina.

Ma se alla Provincia questa soluzione può far gioco, per il Comune non è così: «Le persone, anche se non ci sono posti per l’accoglienza, in città ci sono comunque. E staranno sotto i ponti, negli anfratti. Credo, quindi, che il problema si amplierà e per l’ennesima volta viene scaricato sui cittadini di Trento e sul Comune». Di più: «Se mancano delle politiche di integrazione, l’esito è di avere più insicurezza in città e minore dignità per queste persone. L’esito dunque è negativo». Tenendo conto anche di un altro aspetto: «Siamo tutti d’accordo sul fatto che se un irregolare delinque va espulso dal territorio nazionale. Ma non mi pare che in questo momento succeda così nei Cpr». L’unica nota positiva dell’accordo, secondo Ianeselli, è l’istituzione di una sezione straordinaria della commissione per il riconoscimento della protezione internazionale: «Così — dice — si ridurranno i tempi».

Intanto, a Bolzano la realizzazione del Cpr è da tempo impantanata negli uffici ministeriali. L’area individuata dal Viminale per la costruzione del centro è accanto a quella dove, almeno sulla carta, dovrebbe sorgere il nuovo carcere. Una struttura all’avanguardia che dovrebbe diventare la prima in Italia ad essere gestita in partnership pubblico privato: l’area è già stata espropria e il gruppo Condotte ha vinto la gara d’appalto indetta dalla Provincia. Insomma sulla carta sarebbe tutto a posto ma da 10 anni il progetto è bloccato. Tra le difficoltà finanziarie di Condotte e la riluttanza del ministero della Giustizia a stanziare i fondi necessari per partire, il nuovo carcere è finito in un cassetto e lì rimane. Nel frattempo si è bloccata anche la realizzazione del Cpr. Da quanto trapela da Palazzo Widmann, in via Arenula sarebbe anche avvenuto un ripensamento: il ministero infatti propenderebbe per realizzare un carcere più piccolo. In questo caso però si pone il problema di indennizzare Condotte. Possibile che il Cpr aiuti a sbloccare il nuovo carcere, per il momento però sembra che lo stallo sul carcere stia bloccando la realizzazione del Centro per i rimpatri. «Attendiamo risposte da Roma» è il mantra che risuona da Palazzo Widmann.