
Il Partito Democratico del Trentino esprime una ferma contrarietà alla scelta della Giunta provinciale di avallare la costruzione di un Centro di Permanenza per il Rimpatrio (CPR) sul territorio trentino. Lo riteniamo una falsa soluzione al problema della sicurezza – tema importante per il PD – che rischia di aggravare, anziché risolvere, le problematiche sociali.
Alessio Manica - Alessandro Dal Ri, 23 ottobre 2025
Il capogruppo in Consiglio provinciale, Alessio Manica, e il Segretario provinciale, Alessandro Dal Ri, sottolineano come questa mossa non sia solo inefficiente e costosa, ma potenzialmente deleteria per la sicurezza e la coesione sociale, a causa della sua intrinseca inadeguatezza strutturale.
"L'idea che la costruzione di un CPR possa in qualche modo migliorare la sicurezza del nostro territorio è una mera illusione e una risposta demagogica a problemi complessi," dichiara Alessio Manica, capogruppo PD in Consiglio provinciale. "I Centri di Permanenza per il Rimpatrio, come dimostrano le esperienze in altre regioni, non sono luoghi di detenzione efficaci per il rimpatrio, ma piuttosto fabbriche di tensione e marginalità che sfuggono al controllo e alle buone pratiche di integrazione. Il risultato non è maggiore sicurezza, ma il contrario: creazione di un focolaio di problematiche che ricadranno sulla comunità locale."
Il Segretario provinciale, Alessandro Dal Ri, aggiunge: "Il PD del Trentino è pronto a sedersi al tavolo per una discussione seria su sicurezza e integrazione, ma non c’è alcun dubbio che il CPR come è stato strutturato dalle destre sia una truffa ai danni dei contribuenti, una soluzione avariata a problemi reali, utile solo ad essere sbandierata ma in realtà dannosa.
Si ragioni piuttosto a politiche provinciali, ripartendo dall’accoglienza diffusa, e capaci di tenere insieme rigore in quanto a tutela della legalità ed efficacia in termini di integrazione e garanzie sociali.
A riprova della sua inadeguatezza strutturale e del rischio che comporta per la sicurezza e la legalità, il Consiglio di Stato ha annullato lo schema di capitolato d’appalto utilizzato dal Ministero dell'Interno per l'assegnazione della gestione dei CPR in tutta Italia. I giudici amministrativi hanno stabilito che l'attuale gestione non tutela a sufficienza il diritto alla salute e la dignità degli stranieri trattenuti. Le carenze riscontrate sono gravissime: non prevedono visite mediche adeguate per accertare l’assenza di malattie infettive o gravi disturbi psichiatrici (incompatibili con la vita in comunità ristretta) e non rispettano neanche i parametri minimi previsti in ambito carcerario per la tutela della salute e la prevenzione del suicidio. Investire in una struttura che la massima giurisdizione amministrativa ritiene basata su uno schema d'appalto annullato e inadeguato – anche in termini di salute e ordine interno – è un atto di irresponsabilità politica che aggrava i rischi per la sicurezza invece di risolverli, oltre a rappresentare un ingente spreco di denaro pubblico.
"Una struttura che, per sua stessa natura e gestione, è legalmente viziata e incapace di tutelare la salute e prevenire rivolte o atti estremi, non può in alcun modo essere venduta come un presidio di sicurezza. È l'opposto: è un centro di rischio strutturale" conclude Dal Ri.
Manica e Dal Ri concludono con un appello: "Chiediamo alla Giunta provinciale di riconsiderare immediatamente questa decisione e di investire le risorse destinate al CPR in politiche concrete per l'integrazione e la legalità. Il Trentino deve continuare a essere un modello di comunità solidale, non un avamposto di politiche fallimentari. La sicurezza vera si costruisce con l'integrazione, il lavoro e la dignità delle persone, non con i Centri di Detenzione Amministrativa. Il Il progetto di un CPR è di fatto una rinuncia all’esercizio dell’Autonomia per delegare il tema allo Stato visto che su quello spazio sarà l’unico ad avere competenza”.