Governo della sanità trentina, ogni giorno una (non) novità. Senza pianificazione si procede per tentativi

Sono alcuni giorni che tra assessorato alla Salute e APSS vengono snocciolate un po’ di notizie alla volta su tematiche sanitarie. In realtà la stragrande maggioranza di queste news sono non notizie, visto che a questa “Giunta del comunicare, più che del fare”, piace rivendere le stesse cose mille volte. E comunque è un continuo di provvedimenti che sembrano più tentativi che iniziative organiche per affrontare i problemi
Paolo Zanella, 1 ottobre 2025

Due giorni fa è stato presentato il rendering preliminare del nuovo ospedale con le varie caratteristiche: nulla di nuovo, era già tutto presente nel quadro esigenziale: posti letto, metri quadri, parcheggi… La novità vera è solo una: gli ulteriori tre anni di ritardo, salvo ulteriori complicazioni giudiziarie, anni durante i quali pazienti e personale dovranno stringere ancora i denti all’interno di un ospedale ormai fatiscente e poco dignitoso per le cure.

Ieri si è venduto l’ampliamento da 10 a 14 Case della comunità come una novità, ma non è così visto che ne erano già previste 13 da due anni e mezzo con la delibera provinciale di definizione del macro modello dell’organizzazione territoriale: oltre alle 10 CdC anche il CSS di Trento, Centro sanitario S. Giovanni di Mezzolombardo e la sede polivalente di Primiero-S. Martino di Castrozza organizzate come Casa della Comunità. Anche qui la novità è una sola, la decisione di aprire una CdC anche a Tione, cose che chiedevamo periodicamente da oltre tre anni (pure con la mozione 25 del 6/6/24) per dare un servizio di prossimità anche nelle Giudicarie. Il problema che continuiamo ad evidenziare per le CdC - fondamentali per lavorare sulla prevenzione, rafforzare il territorio e ridurre accessi impropri al pronto soccorso - è che si doveva partire prima nella definizione dei bisogni dei territori e quindi dei servizi sanitari e sociali da inserirvi, lavorando con Comunità di valle, ETS, cittadini, visto che sono della comunità. Ora è tardi e il rischio è che siano solo accorpamento di servizi esistenti senza le novità che servirebbero: infermieri di famiglia e comunità per lavorare su prevenzione e cronicità (ne servirebbero 180 e non ce ne sono nemmeno per i servizi esistenti) e gestione dei codici bianchi e verdi, che non si è ancora capito se e come avverrà, visto che mancano MMG. Su questa carenza di personale si doveva ragionare almeno 5 anni fa, ampliando la formazione e aumentando i salari.

Anche sul governo degli accessi impropri in PS e sul governo della domanda di servizi ci sono poche novità. Sugli accessi in PS Tonina dichiara il fallimento e chiede ad APSS di fare di più, mentre Ferro propone di aumentare i ticket, cosa che colpirebbe indiscriminatamente anche chi accede in modo appropriato con un’urgenza minore e chi ha meno risorse per pagare. Forse lo strumento del governo di accesso al PS e della domanda impropria dovrebbe essere una migliore riorganizzazione e un  maggior sostegno dei MMG rispetto a quanto fatto con il nuovo accordo integrativo provinciale, mettendoli nelle condizioni di operare con tempi di presa in carico adeguati, cosa che oggi non è perché sono pochi e sovraccarichi (si doveva agire prima anche qui) e perché hanno ancora troppo carico burocratico.

La questione è sempre la stessa: la sanità è in affanno e servirebbe una riorganizzazione e un piano d’azione complessivi, non la (mezza) pensata quotidiana da comunicare. Servirebbe quel percorso largo di confronto con tutti gli attori del sistema, compresi professionisti, cittadini e associazioni, per definire come muoversi a tutela della salute. Percorso che chiediamo da tempo e che ora andava fatto obbligatoriamente per legge per definire il Piano provinciale per la Salute, ma che l’assessore Tonina ha pensato bene di comprimere ad un solo mese di osservazioni su una proposta calata dall’alto. Questo è un fatto, il resto sono chiacchiere.