Dal Ri: "Scarsità di vedute e ritardi nelle politiche provinciali e i risultati si vedono"

«Un'assoluta sottovalutazione di cosa voglia dire fare una politica industriale per insistere al contrario su settori più nazional-populisti come il turismo». Non utilizza mezzi termini il consigliere comunale del Partito Democratico e componente delle Commissione consiliare per il bilancio e le attività economiche Alessandro Dal Ri, a commento delle criticità che, dai salari compressi al welfare in ritirata, stanno investendo il territorio provinciale.
P. Fisichella, "L'Adige", 29 settembre 2025

E sulla "fucilata" a tradimento che il segretario della Cgil Andrea Grosselli ha caricato sulla giunta Ianeselli («va avanti il governo di Fugaselli») il commento è chiaro: «assurdità».

Consigliere cosa ne pensa della fotografia fatta da Grosselli sull'economia trentina? Sfonda una porta aperta su delle criticità che sono sotto gli occhi di tutti. Non solo condivido la sua analisi, ma sottolineo anche che riguarda una serie di osservazioni che come Partito Democratico stiamo facendo da anni. Non ultima la polemica sfociata nel violento sul turismo. C'è un'assoluta insufficienza a livello provinciale delle politiche sull'innovazione e del trasferimento tecnologico. E anche un'assoluta sottovalutazione di cosa voglia dire fare una politica industriale, insistendo invece solo su settori più nazional-populisti come il turismo. Assolutamente fondamentali, certo, ma che non bastano.

Crede quindi che ci sia una cecità provinciale nel vedere che il turismo porta bassa produttività...Basta studiare dell'economia e lo si studia al primo anno o forse anche prima.

Tra i vari nodi anche quello dell'emergenza abitativa. Sul problema casa è evidente che siamo in ritardo da anni sulla programmazione. C'è stata una scarsa capacità di dare risposte da parte della Provincia a tutti i vari attori che sono interessati a questa dinamica, in primis gli studenti. C'è infatti un ritardo strutturale negli studentati, denunciato costantemente dall'Università; e c'è anche un ritardo nell'edilizia pubblica. Dopodiché a questo si aggiunge una capacità di attrazione turistica non orientata, incapace di dividersi nelle diverse valli, fatto che comporta dei problemi nell'attrarre lavoratori nel settore. Per non parlare di tutto il resto. Chiaro che è un problema italiano in cui agiscono diversi fattori, come quello demografico. Però con l'autonomia che abbiamo e la nostra possibilità di attuare politiche a parte, poteva essere anticipato e intercettato anni fa. Se lo avessimo fatto avremmo adesso una capacità di accoglienza abitativa maggiore di altre regioni e sarebbe un fattore competitivo per la nostra terra. Invece è tutto il contrario.

E sui redditi dei laureati trentini, minori in media a quelli europei ma anche italiani, cosa ne pensa? Questo è stato il capolavoro del "paradosso" Spinelli che il giorno prima diceva che eravamo primi in termini di ricerca in Italia (quando tutti i dati dicono il contrario) e il giorno dopo si è dovuto confrontare con questo dato che dice che le cose stanno in modo molto diverso. È chiaro che in Trentino, rispetto a 15 anni fa (in cui eravamo davvero i primi in Italia su innovazione e capacità di spingere sulla parte di ricerca), è fallito tutto il progetto. È vero anche quello che si dice: abbiamo un sistema piccolo e nel piccolo la ricerca e sviluppo non ci sono, è un dato oggettivo. Però è qui che doveva intervenire la Pat ed è chiaro il fallimento nel fare sistema.

Tra i problemi anche il welfare. Sono 37mila i trentini a rischio povertà secondo gli ultimi dati. Sono ancora una volta tutte dinamiche trascurate da parte dell'attuale amministrazione provinciale. Anni fa eravamo un luogo studiato per il welfare, non solo in Italia ma anche in Europa. Oggi di fatto stiamo addirittura indietro rispetto a regioni limitrofe alla nostra. E su questo una cosa voglio dirla: io credo che questo sia figlio del fatto che da quando è arrivato Fugatti, a livello provinciale si è cercato di importare il modello veneto in Trentino, incentivando l'iniziativa privata. Questo, per l'appunto, si è dimostrato fallimentare perché il Trentino è un luogo diverso che negli anni ha fatto valere un'amministrazione pubblica più efficiente rispetto a tutte le altre del panorama italiano. Avevamo ad esempio una tendenza di assunzione nel pubblico per chi usciva dall'università e questo ci dava la possibilità di costruire un 'amministrazione efficiente, che poi è stato il vero volano per cui il territorio era attrattivo. Aver importato il modello veneto ha depresso l'amministrazione ed è stato un errore di valutazione.

Un'aria di privatizzazione c'è anche nella sanità...Si, ma in tutte le società pubbliche in difficoltà. Pensiamo al caso di Trentino School of Management, esempio più evidente di una lotta di potere interno alla destra. Si tratta di un approccio ideologico. Quando accusano la sinistra di averlo in realtà è esattamente il contrario.

E sulle critiche di Grosselli alla convergenza di approccio tra Fugatti e Ianeselli? È assurdo. Cerca di rovesciare, per fare populismo e per dare un colpo al cerchio e alla botte, responsabilità che sono precise dell'amministrazione provinciale.