Se non lo si leggesse a chiare lettere nel ddl sull’istituzione dell'Azienda sanitaria universitaria integrata del Trentino (ASUIT) non ci si potrebbe credere.
Paolo Zanella - Paola Demagri, 23 settembre 2025
In un momento di profonda crisi della sanità, tra invecchiamento, non autosufficienza, carenza e fuga di personale, tempi di attesa infiniti, ingorgo dei PS, disagio psicologico,... l’assessore Tonina ha pensato bene di sottrarsi da quel confronto largo assolutamente necessario e che - per una volta - è previsto dalla norma che regolamenta i passaggi che portano alla formazione del Piano provinciale per la salute, decidendo di comprimere al minimo gli spazi di partecipazione.
E di farlo per legge. Parliamo del documento pianificatorio principale per le politiche per la salute - sanitarie e sociali - della Provincia, da cui discendono tutte le decisioni sanitarie e sociali per un decennio. E mentre noi - ma anche gli ordini professionali, le consulte, i sindacati, le APSP, gli ETS - chiediamo da anni, nonostante i continui niet, che si apra un dibattito ampio con tutti gli attori del sistema sulla situazione della sanità e soprattutto sulle strategie complessive di governo per rispondere ai bisogni di salute della popolazione, Tonina decide di sottrarsi al confronto e di privare la comunità trentina di quell’unico momento di partecipazione previsto per legge. Davvero questa Giunta è senza vergogna!
Ma veniamo ai fatti. Il disegno di legge sull’istituzione dell’ASUIT di per sé è un pedissequo recepimento della normativa nazionale sulle Aziende ospedaliere universitarie (decreto legislativo 517/1999), necessario a valle della decisione di istituire la Scuola di Medicina, decisione sulla quale si possono avere delle perplessità, ma che ora va governata. Leggendo il testo si deve arrivare al penultimo articolo, nelle disposizioni transitorie, per apprendere di questa decisione che è di una gravità inaudita, ma si sa il diavolo si nasconde nei dettagli.
Normalmente la procedura per la formazione del Piano provinciale per la salute - (art. 8 bis l.p. 13/2017) prevede le seguente fasi, a partire dalla elaborazione dei dati e delle analisi relativi al contesto provinciale e ai bisogni sociali e sanitari desunti da sistemi informativi e dalle analisi dei portatori di interesse sociale, economico, ambientale e sanitario:
Con questa procedura fu approvato il Piano provinciale per la salute 2025-2025. L’allora assessora Borgonovo Re condusse un’estesa e reale fase partecipativa tra novembre 2024 e dicembre 2025: dicembre 2014 - gennaio 2015 consultazione degli addetti ai lavori, mentre aprile - giugno 2015 della cittadinanza. Tra la prima e la seconda fase di consultazioni sono pervenuti 1200 contributi. A dicembre 2015 il piano venne adottato definitivamente dall’assessore Zeni. Contenuti e metodo del piano, ispirati alla strategia Health 2020 dell’OMS, sono stati considerati buona pratica e promossi all'interno delle reti regionali dell’OMS (Region Health Network).
Bene, oggi, con le norme transitorie del ddl istitutivo della ASUIT si deroga a questa procedura riducendo il processo partecipativo a un mese, nonostante si dica che si assicurano "opportune forme di partecipazione”. La proposta da Piano viene pre-adottata dalla Giunta e entro 30 giorni CAL e Commissione permanente del Consiglio provinciale devono esprimere un parere, mentre contestualmente - sempre entro 30 giorni - tutti i soggetti citati in precedenza possono inviare osservazioni che verranno eventualmente recepite in una versione che poi verrà adottata senza altri passaggi. Da minimo nove mesi a un mese! Qualcosa di abominevole a fronte di quello che servirebbe!
Le questione più nel dettaglio si compone di tre aspetti gravemente problematici:
In conclusione ancora una volta questa Giunta dimostra di considerare orpelli inutili tutti gli strumenti di partecipazione, anche quando si tratta di affrontare una questione complessa sulla quale si chiede da tempo un ragionamento largo, come la salute della popolazione. Si procede per piccoli aggiustamenti e boutade, si fanno piano settoriali per nulla innovativi - come quello demenze e domiciliarità -, si introducono innovazioni giuste come la prescrizione infermieristica di radiografie nei traumi minori agli arti, ma anche qui senza una necessaria condivisione larga e così si sollevano le beghe interprofessionali.
I cittadini e le cittadine trentine sappiano che chi ha la responsabilità della loro salute non è all’altezza del compito. Ma credo l’abbiano già capito da un pezzo…