La conferenza stampa di due giorni fa dell'assessore Marchiori e dei vertici di ITEA non ha fatto chiarezza su diverse questioni aperte che riguardano l'edilizia residenziale pubblica e ha alzato una cortina fumogena sui numeri. Qui affronto tre questioni nodali.
Paolo Zanella, 31 agosto 2025
Prima, il recupero degli alloggi di risulta alla velocità del bradipo. Le risorse annunciate sembrano sempre nuovi stanziamenti, ma in realtà sono sempre gli stessi soldi. E soldi ce ne sono, il problema è un altro: la macchina organizzativa che non gira e che si sta riattivando con troppa lentezza. E infatti si pensa di recuperare gli oltre 1100 alloggi di risulta, cumulatisi in questi ultimi sette anni, mettendocene almeno altri quattro. Come se il fabbisogno alloggiativo non fosse quello che tutti drammaticamente conosciamo. Con conti che poi non sono assolutamente chiari: come si pensa di abbattere gli alloggi di risulta fermi da anni ristrutturando 480 alloggi nel 2025, 530 nel 2026 e 555 nel 2027, se solo gli alloggi che vengono riconsegnati annualmente sono oltre 400?! E poi i le nuove edificazioni: parliamo di 66 alloggi pronti non si sa quando, quando servirebbe un piano di edificazioni decennale da almeno 100 alloggi/anno per dare una svolta all'edilizia pubblica.
Seconda, le modifiche all'assegnazione degli alloggi che contraggono la domanda, invece di lavorare sull'offerta. L'assegnazione degli alloggi a canone sociale a breve cambierà - è arrivata la proposta di modifica del Regolamento che sarà il 4 settembre in Commissione -, modifica anticipata al Comitato provinciale sulla condizione abitativa alcuni mesi fa, ma il cui testo poi non è mai passato in quella sede. Una modifica che vede l'assegnazione con un sistema più snello di matching tra domanda e offerta di alloggi, che può in linea generale anche essere condivisibile, ma che presenta alcune problematicità. La principale è che di fatto non verrà più fotografato il reale fabbisogno abitativo, perché chi non troverà nel territorio in cui vive o dove è disponibile a vivere alloggi adeguati alla composizione del proprio nucleo familiare o alla propria condizione non farà domanda. Un escamotage per far aumentare surrettiziamente la risposta al fabbisogno abitativo, agendo impropriamente sul contenimento della domanda.
Terza, la mancata indicizzazione dell'ICEF, che esclude dell'edilizia popolare e provoca aumenti dei canoni. Le modifiche al regolamento non toccano la questione indicizzazione ICEF che serve per la richiesta di alloggio, per la conferma annuale e per il calcolo del canone di locazione. Questione che non si è voluto affrontare con la riforma dell'ICEF - anche se in realtà l'ICEF casa non è ancora stato definito - e che non vuole essere affrontata agendo sulle soglie. Le risposte arrivate a due mie interrogazione datate luglio e settembre 2024 (!) provano il legame tra mancata indicizzazione ICEF e, da un lato l’aumento dei canoni e, dall'altro, il mantenimento dell'alloggio. Nel primo caso l'aumento dei canoni nel primo semestre 2024 risulta essere stato del 10% rispetto allo stesso periodo del 2023 a causa di un aumento medio dell'ICEF di 0,02 punti, legato a retribuzioni che crescono (ma meno dall'inflazione, lasciando le persone più povere dal punto di vista reale) mentre calcolo e soglie dell'ICEF non vengono indicizzate. Si è quindi corso ai ripari con una delibera di inizio agosto per ridurre i canoni per i nuclei con ICEF maggiore di 0,23. Nel secondo caso dei 153 provvedimenti di revoca adottati nel 2023, 75 sono stati legati al superamento del coefficiente ICEF di permanenza nell'alloggio, 18 dei quali sospesi per effetto della moratoria con innalzamento temporaneo da 0,34 a 0,40 della soglia ICEF, da noi proposta e votata nell'assestamento 2023 e poi prorogata fino a fine 2025. Nel 2024 di 264 provvedimenti di revoca 200 sono stati per superamento del limite ICEF, di cui ben 166 sospesi per effetto della nostra moratoria. Scaduta la sospensione i provvedimenti torneranno attivi, se non si indicizzeranno definitivamente le soglie. La Giunta pensa di farlo?!! O si prosegue con proroghe lasciando gli inquilini nell'incertezza ed espellendo sempre più persone che ne avrebbero bisogno dall'accesso e mantenimento di alloggi popolari?!
Da ultimo si segnala che grazie alla moratoria che proponemmo nell'assestamento 2023, ad oggi oltre a 176 famiglie non sfrattate per superamento della soglia dello 0,34 - portato temporaneamente a 0,40 - si sommano anche 55 famiglie che hanno visto prorogato il contratto di locazione temporaneo d'urgenza, misura pensata perché in questo contesto socio-economico non si trova nulla in locazione sul libero mercato per le fasce più fragili - e non solo. Continuare a non aprire un confronto serio su tutti questi aspetti nel Comitato provinciale sulla condizione abitativa, per cercare rapidamente soluzioni condivise ci pare una decisione miope rispetto alla gravità della situazione abitativa in atto. Evidentemnte la quota di persone in difficoltà nell'accedere alla casa, essendo una piccola minoranza, in un Paese che ha per l’80% case di proprietà, elettoralmente per l'assessore Marchiori conta poco.