Riforma Icef. Grave la mancata indicizzazione

La riforma dell'ICEF è qualcosa di estremamente delicato visto gli effetti diretti sulle famiglie, sia nello stabilire l'accesso o l'esclusione alle/dalle misure di welfare, sia nel determinare l'entità dei sussidi e delle quote di compartecipazioni per i servizi.
Paolo Zanella, 2 agosto 2025

 

Non siamo assolutamente contrari a un riordino delle modalità di calcolo, ma è necessario che l'equità non resti vittima della semplificazione. Se è vero infatti che l'indicatore deve misurare la situazione economico patrimoniale e che sono le singole politiche a dover stabilire soglie di accesso e criteri aggiuntivi, anche la modalità di calcolo dell'indicatore ICEF porta con sé delle scelte politiche. L'esclusione delle deduzioni da lavoro femminile, ad esempio, penalizzerà le donne lavoratrici. Scelta in controtendenza, tra l'altro, con quella del bonus per il rientro al lavoro dopo il terzo figlio.

Questioni complesse che devono essere analizzare con attenzione, motivo per cui, come minoranze, abbiamo chiesto e ottenuto di audire in IV Commissione i soggetti competenti e interessati sulla/dalla riforma. Servono simulazioni per capire l'impatto della riforma ICEF sulle famiglie a seconda della composizione. Senza questi dati è difficile capire gli esiti di una modifica nella modalità di calcolo. 

Ciò che è certo è che dalla revisione delle modalità di calcolo è esclusa l'indicizzazione generalizzata al costo della vita. Indicizzazione che pare la Giunta non voglia fare nemmeno sulle singole politiche, visto che ha bocciato il nostro emendamento in assestamento che li impegnava a farlo. Senza indicizzazione sempre più famiglie verranno escluse dalle misure di welfare, che si rischia siano comunque insufficiente rispetto all'aumento del costo della vita. Su questo insisteremo anche in Commissione.