Nell’esprimere un personale sentimento di vicinanza alla signora che lavora come ausiliaria del traffico a Pergine Valsugana, aggredita verbalmente a quanto pare anche da un pubblico ufficiale e da un dipendente pubblico per aver fatto semplicemente il proprio lavoro, registro come tale vicenda stia assumendo toni sempre più grotteschi.
Lucia Maestri, 10 luglio 2025
In un silenzio diffuso e che, francamente, preoccupa ed in attesa degli esiti della denuncia, giustamente depositata dal datore di lavoro della protagonista di quest’episodio, alcune considerazioni emergono spontanee, soprattutto davanti agli imbarazzanti atteggiamenti di alcuni “pesci in barile”. Fra costoro spicca il Sindaco della città il quale, davanti ad una denuncia presentata all’Autorità giudiziaria – ed evidentemente non frutto di un capriccio, bensì di una seria valutazione dei fatti da parte di un intero consiglio d’amministrazione e di un legale – candidamente si trincera dietro l’ovvio auspicio della chiarezza, a seguito della quale “seguiranno poi eventuali decisioni”.
Eppure, anche solo un sospetto di mobbing e di minacce fatte da un assessore in carica, imporrebbe a qualunque amministratore pubblico, degno di tale nome, almeno di prendere le distanze dal supposto autore di questi fatti, quanto meno fino a quando gli stessi non siano stati completamente definiti dall’Autorità giudiziaria competente. Girare altrove lo sguardo, non è prudenza. E’ complicità.
In secondo luogo non si può nascondere l’evidente impronta squadrista nell’accerchiamento di una donna sola di fronte a sei uomini. Basterebbe quest’atto a squalificare qualsiasi comportamento, vieppiù quello di un pubblico amministratore. Certo, le indagini andranno avanti e chiariranno meglio i contorni di una situazione che, peraltro, non appare poi molto nebulosa. Ma ciò che conta è che quella donna è stata lasciata sola. Non si tratta di “processi sommari”, ma di una palese e grave realtà, che fa a pugni con le dichiarazioni di circostanza e di solidarietà teorica che riempiono la retorica del rapporto fra donne e uomini; un rapporto dove le prime, quando serve veramente, vengono lasciate sole troppo spesso.