Basta disumanità con le persone richiedenti protezione internazionale

Le persone straniere che giungono nel nostro territorio con una richiesta di protezione internazionale sono portatrici di diritti, riconosciuti da accordi internazionali e dalle leggi del nostro Stato. Il nostro territorio, che è terra di emigrazione e di convivenza pacifica tra i popoli, non può proseguire con questa politica di sistematica e deliberata violazione dei diritti umani.
Paolo Zanella, 30 maggio 2025

 

Non possiamo lasciare per strada centinaia di persone perché ci si ostina a non ampliare i numeri in accoglienza, riportandoli a quelli di otto anni fa, e si continua a concentrare le persone richiedenti protezione internazionale (RPI) solo nel capoluogo. I consiglieri Bisesti e Segnana ci continuano a raccontare che i sindaci delle valli non li vogliono, ma è un discorso retorico strumentale ad alimentare il conflitto città - valli. I percorsi di accoglienza, infatti, si costruiscono, non si impongono. Se la logica rimane solo quella della proposta sì/no è ovvio che la gran parte dei sindaci, anche a causa della narrazione  "migrante = problema di sicurezza" alimentata dalle destre, rispondono che le persone RPI non le vogliono.

Anche il sindaco di Trento dice che con questa concentrazione e (non) gestione dei migranti non si può andare avanti. Peccato che lui nessuno lo ascolti. Sindaci ascoltati a seconda della convenienza. Per risolvere questi problemi di concentrazione sul capoluogo paradossalmente l'unica soluzione sarebbe stata la vittoria della destra su Trento. Allora sì che un sindaco di destra sarebbe stato ascoltato e i migranti a quel punto redistribuiti. Ma non si possono gestire secondo logiche ideologico-elettoralistiche le vite delle persone e i loro diritti. Già oggi, comunque, in molti paesi alcuni piccoli nuclei di accoglienza secondaria sono rimasti e quindi non è nemmeno vero che i sindaci non sono disponibili all'accoglienza. Serve ri-costruire percorsi con loro, con gli enti del terzo settore, con la formazione professionale e con le parti datoriali, per creare filiale di inserimento che abbiano ricadute positive di inclusione per tutta la società. Percorsi che è più facile costruire dentro le tante piccole comunità di cui è composto il Trentino che in strutture di concentramento. Su questo serve cambiare rotta.

Sulla vicenda residenza Adige e Fersina, sulle famiglie RPI trattate come pacchi, sugli ETS non coinvolti nella gestione della chiusura delle due strutture e sui destini dei lavoratori dell'accoglienza, mai ricevuti con i loro sindacati dal Presidente Fugatti - cosa inaccettabile .- ho presentato l'interrogazione allegata.

IL TESTO DELL'INTERROGAZIONE