L’accenno, per ora, si limita «a qualche traiettoria generale che percorreremo insieme nei prossimi cinque anni»: la partecipazione da recuperare, l’attenzione alle future generazioni, il nodo della tensione abitativa. E, soprattutto, «l’autorevolezza dell’Aula nel rapporto con altre istituzioni». Prima fra tutti la Provincia, in un dialogo che da sempre registra luci e ombre.
M. Giovannini, "Corriere del Trentino", 22 maggio 2025
Nel suo primo intervento sullo scranno più importante di Palazzo Thun dalle elezioni che lo hanno confermato alla guida della città, Franco Ianeselli ieri pomeriggio — nella prima seduta del consiglio comunale — ha voluto fissare alcuni punti fermi. Chiarendo che, nel dialogo con Piazza Dante, servirà «non un sostegno saltuario e una collaborazione episodica», quanto piuttosto «un allineamento strategico sui temi di importanza cruciale per la vivibilità e per il benessere della città». Perché, ha ricordato Ianeselli, «il capoluogo è il luogo dove ogni giorno la metà degli abitanti del Trentino vivono insieme». E dunque la valenza di Trento va ben al di là dei suoi confini: «Dalla mobilità alla gestione dei rifiuti, dalle politiche culturali a quelle sociali, nel recupero degli immobili dismessi come nella rigenerazione urbana, Trento deve poter contare non solo sulla piena collaborazione tecnica degli uffici provinciali, ma anche sulla condivisione politica di piani e strategie». Che riguardano le grandi opere e infrastrutture, ma anche tasselli ancora da mettere a punto. Come il passaggio dell’ex Atesina dalla Provincia al Comune, per far seguito a un patto del 2022 «non ancora onorato, bloccando la trasformazione di 14mila metri quadrati dismessi da anni, un vuoto urbano rimasto nel limbo».
Ma con la Provincia, ha avvertito Ianeselli, si dovrà parlare anche di sicurezza. E in questo il sindaco ha coinvolto il consiglio: «Credo che quest’aula possa far sentire la propria voce nel proporre alla Provincia un patto, una collaborazione molto stretta, che aiuti la città ad affrontare la questione dal punto di vista della prevenzione, oltre che da quello dell’ordine pubblico». Evitando la «politica dello struzzo»: «Sono indifferibili — ha rilanciato il primo cittadino — il rafforzamento dei percorsi per l’integrazione, la distribuzione degli immigrati sul territorio, un nuovo approccio strutturale al tema dei senza dimora, l’avvio di un piano di contrasto alla tossicodipendenza, che contenga misure preventive e insieme per il recupero e per la cosiddetta “riduzione del danno”, come l’istituzione dei punti “drop in” proposti proprio da quest’aula al termine della precedente consiliatura». Con un appunto sullo spaccio e sull’inchiesta «Sciabolata»: «Se confermato, l’impianto dell’inchiesta in corso ci mostra un sistema trentino meno solido e più vulnerabile alle infiltrazioni del malaffare di quanto un tempo avremmo immaginato».
Quindi il richiamo all’Aula: «Ci unisce l’obiettivo di servire la città». Puntando ad «allargare il perimetro della partecipazione» di fronte a un astensionismo in crescita: «Al di là del partito di appartenenza, nei prossimi anni ognuno di noi deve sentire l’urgenza di avvicinare chi, per disillusione, per disinteresse o peggio per apatica indifferenza si tiene da tempo lontano dai seggi». Non solo: in un crescente sentimento di odio e rancore, il sindaco ha invitato tutti i consiglieri «ad alleviare la fatica, la sofferenza di persone concrete, abbiamo il dovere di render più vivibili, più accoglienti e sicuri i luoghi fisici, i quartieri, le strade». Perché «la città non è un monopoli, un gioco a somma zero: io vinco, tu perdi. La città è il luogo delle differenze, delle contraddizioni che cercano una ricomposizione, del progresso che deve essere per tutti, nessuno escluso».
Ma la prima seduta ieri ha visto anche l’elezione di presidente del consiglio e vice. La prima carica è andata a Silvia Zanetti (pur con qualche critica di Renato Tomasi di Cb). Vice il meloniano Giuseppe Urbani.