Franco Ianeselli riparte da accoglienza, sicurezza e ambiente. A poche ore dall’esito del voto, che gli hanno affidato per la seconda volta le chiavi di palazzo Geremia, il sindaco fissa l’agenda. E punge il centrodestra: «Ha descritto Trento come una città infernale. Una visione che gli elettori hanno rifiutato».
E. Pruner, "Corriere del Trentino", 6 maggio 2025
TRENTO Poco dopo le sette di mattina sta già percorrendo via Belenzani, prima di deviare verso palazzo Geremia. Sembra una prova informale di insediamento, perché l’ufficialità non c’è ancora, ma le ultime sezioni che mancano all’appello non possono compromettere il 54% e oltre di Franco Ianeselli. Eppure, più delle dichiarazioni a caldo, è il volto a raccontare l’emozione del riconfermato sindaco: sotto, il sorriso che non si ritira quasi mai; sopra, le occhiaie di chi non ha chiuso occhio.
Più tardi Ianeselli ci scherzerà su: «La settimana scorsa ho incontrato per caso Donzelli, responsabile nazionale di Fratelli d’Italia. Mi ha detto: “Le porto una bella notizia, potrà riposarsi per i prossimi cinque anni”. Restringo i tempi. Proverò a riposarmi questa sera perché sono in piedi da tutta la notte, ma da domani ricomincio a lavorare».
Sindaco, è soddisfatto?
«Lo sono, una riconferma al primo turno in una città che sta vivendo grandi cambiamenti era tutto fuorché scontata. Ma non ho vinto io, ha vinto una comunità politica. Un grande grazie a chi mi ha votato, lo stesso grazie che rivolgo ai candidati e alle candidate, ai volontari e a chi si è impegnato in questa campagna elettorale».
E a chi non l’ha votata?
«A loro dico che l’ascolto da parte mia ci sarà sempre. Le loro critiche serviranno per migliorare».
Si aspettava una vittoria così ampia?
«In realtà domenica ho passato gran parte della giornata pensando a come organizzare il ballottaggio. Lo avevo messo in conto. Insomma, così sicuro non ero. Avevo una certa preoccupazione perché gli altri cinque candidati hanno reso queste elezioni una sorta di referendum su di me. Se penso a tutto quello che mi è stato detto: da quello che distrugge l’ambiente, all’affarista…».
Cosa risponde ora?
«Rispondo con il monito che compare all’ingresso di palazzo Thun: chi entra abbandona l’interesse privato e si occupa dell’amore per la cosa pubblica. Io l’ho fatto in questi anni e lo continuerò a fare nei prossimi».
Alla fine però la sua coalizione ha doppiato quella del centrodestra, da cui sono arrivati gli attacchi maggiori. I trentini hanno rifiutato l’immagine di città che hanno presentato i suoi avversari?
«È stata rifiutata, sì. E con quella anche il messaggio di chi ha provato a fare una campagna elettorale descrivendo Trento come un luogo infernale. Peraltro penso che da parte loro questo messaggio sia stato dato con grande irresponsabilità perché, quando apri a una retorica raccattavoti, ci sono ripercussioni sul dibattito pubblico».
Una prima ripercussione c’è stata sull’affluenza.
«Penso che ci siano due questioni. Se guardiamo i dati, nel 2015 l’affluenza è stata del 54%, salita al 60% nel 2020, quando si era votato su due giorni. Da un lato quindi aver votato alla fine del più lungo ponte della storia repubblicana forse non è stata l’idea migliore. Se abbiamo un problema di affluenza il voto va favorito, e si poteva ipotizzare di tenere aperti i seggi anche lunedì. Dall’altro lato siamo però di fronte a una tendenza che riguarda tutti i Paesi occidentali».
Non la preoccupa questo dato?
«Mi preoccupa eccome. Poi so che se i cittadini sono distanti dalla politica è anche colpa dei politici, ma io dico che chi ha fatto una campagna elettorale dando al sottoscritto sostanzialmente dell’affarista non si rende conto che, fomentando questa retorica, fomenta nella gente il pensiero che tutti i politici siano degli affaristi. E che perciò non valga neanche la pena andare a votare. L’idea che anche con il voto si contribuisce a cambiare è un impegno su cui dobbiamo lavorare tutti come comunità. Prioritario nei prossimi cinque anni sarà rimettere in moto l’attivismo e il civismo. Discuteremo innanzitutto su come rendere le circoscrizioni un presidio di comunità e penseremo agli animatori di comunità».
Quali saranno invece i suoi primi impegni?
«In questa campagna elettorale si è parlato tanto di parcheggi e quasi zero di crisi climatica. La questione ambientale ora va affrontata. Poi ci sono sicurezza e accoglienza. Faremo tutto il possibile per modificare il sistema, convincendo la Provincia ad attuare una presa in carico effettiva e non un ammassamento senza servizi. Solo per fare un esempio, è inaccettabile chiudere persone fragili in una struttura (residenza Fersina ndr): aumentano le difficoltà per le persone stesse, per gli operatori che lì lavorano e per la città tutta».
Sulla campagna elettorale ha inciso molto anche il nodo dei cantieri aperti e delle grandi opere. Pensa che queste elezioni rappresentino anche un giudizio della comunità sui piani della sua amministrazione, e sul bypass soprattutto?
«Queste elezioni parlano anche di questo. Alle volte si dice “Sindaco, vuoi farti riconfermare? Non avere cantieri aperti”. Noi sappiamo invece quanti siano i cantieri aperti. Non ho la sfera di cristallo, ma posso immaginare che da domani ripartirà la storia che i cittadini non vogliono il bypass. In queste elezioni le posizioni erano nette e c’era la possibilità di premiare chi era apertamente contrario all’opera. Con il bypass la nostra intenzione rimane quella di massimizzare le opportunità e di ridurre i problemi per la città, prestando attenzione all’ambiente e alla salute dei cittadini»