E’ notizia odierna quella della proposta di introdurre il doppio turno per le elezioni provinciali, secondo gli auspici degli ormai pochi sopravvissuti di quel movimento autonomista sempre pronto a correre “in aiuto del vincitore”.
Lucia Maestri, 21 febbraio 2025
Con un emendamento al disegno di legge “Salva Fugatti”, viene così rimarcata l’ostinazione a trattare la delicata materia elettorale come questa fosse una proprietà privata dell’attuale maggioranza, peraltro dimenticando la netta opposizione leghista, a livello nazionale, proprio al “doppio turno”, al punto che il Ministro per gli Affari regionali e le Autonomie ne prospetta l’abolizione almeno per i grandi Comuni.
Non solo l’innalzamento dei mandati del Presidente della Provincia ed il tentativo di imporre la procedura d’urgenza per la discussione consiliare, ma adesso arriva anche il ballottaggio eventuale e l’aumento del numero delle preferenze. Incapace di formulare una organica proposta di revisione della norma elettorale, la destra si affida alla comoda “politica del minestrone”: un ingrediente per ogni gusto e per ogni esigenza, nell’errata percezione che le regole della democrazia siano appannaggio esclusivo solamente di una parte dell’arco consiliare. Si tratta di un atteggiamento che tanto rammenta la “legge Acerbo” (L. 18 novembre 1924 n. 2444), voluta dal fascismo per cambiare radicalmente, a proprio favore, il sistema elettorale italiano e con la quale si aprirono le porte all’affermazione del regime. Ricordare è esercizio ormai irrinunciabile.