Il Segretario del PD trentino: «In Italia la destra ha di fatto messo in atto in Italia l'accoglienza diffusa, distribuendo i migranti in tutte le regioni, mentre in Trentino Fugatti l'ha smantellata e si è impuntato a concentrare tutti in un unico comune: Trento. Una politica cinica, disumana e orientata unicamente alla ricerca di facile consenso nelle valli».
Trento, 6 febbraio 2025
Fa specie leggere sui giornali che l’assessore Tonina venga fatto passare come il risolutore delle criticità che oggi incontrano le famiglie senza dimora, spesso di persone richiedenti protezione internazionale (RPI).
Paolo Zanella, 5 febbraio 2025
È infatti troppo semplice dare risposte on demand e raccontarci la storiella che “quando ci segnalano i problemi noi li risolviamo”, visto che i “problemi” (che sarebbero poi persone senza un tetto dove stare!) sono creati deliberatamente da questa Giunta provinciale che ha ridotto i posti in accoglienza concentrandoli solo sul capoluogo. E sarebbe ora che finisse il giochino del poliziotto buono - il democristiano assessore alle politiche sociali - e del poliziotto cattivo, sul quale quello buono scarica le responsabilità (“è il Maurizio che decide sulle politiche migratorie”). Il tutto sulla pelle delle più fragili, spesso migranti RPI.
Le soluzioni che offre l’assessore all'ultimo minuto davanti a situazioni disperate, poi, sono soluzioni per modo di dire. Se questa volta, infatti, si cercherà (cosa che verificheremo) di tenere assieme i nuclei familiari con soluzioni alloggiative a Cles, la prassi inaugurata da questa Giunta è stata quella di separarli, con le madri e figli in struttura (a Trento Casa Maurizio) e i padri sotto i ponti con almeno un altro centinaio di persone in attesa di un posto in accoglienza. Separare i figli da un genitore è qualcosa di disumano, che segnaleremo anche alla Garante dei minori.
È tempo di smetterla di fare la guerra agli stranieri che cercano in Trentino nuove opportunità di vita, ma di mettere in campo soluzioni strutturali e non a spot solo quando il Comune, i volontari e la stampa sollevano la questione. Per dare risposta alle famiglie di persone RPI si aumentino i posti in accoglienza, dando priorità ai loro nuclei (da tenere uniti!). Oggi i posti per richiedenti asilo sono 730, un tempo si è arrivati a oltre il doppio, distribuendoli sul territorio. Oggi pur di non dire che si danno risposte di accoglienza ai migranti, si apre ideologicamente un canale parallelo per ospitarli con le politiche sociali, dividendo i nuclei,- senza criteri di accesso chiari e con posti insufficienti, altrimenti non sarebbe successo quanto è accaduto in questi giorni - quando l’accoglienza dei RPI sarebbe a carico dello Stato e non della Provincia. Anche di questi soldi i trentini dovrebbero cominciare a chiedere conto a Fugatti.
Non prevedere più soluzioni strutturali per l’accoglienza dei RPI che ne hanno diritto, non lavorare sulla loro inclusione, non governare la parte più emergenziale del più ampio problema strutturale della casa (che non si risolve con i contributi per l'acquisto della prima casa o per ristrutturare…) non fa altro che ingolfare la filiera dell’accoglienza, dell’emancipazione e dell’integrazione nel territorio, riducendo ancora di più i posti disponibili. Che questo sia un piano deliberato per la disgregazione sociale sul capoluogo per alimentare la propaganda securitaria e razzista di Fugatti ormai è chiaro da tempo.
Il Comune di Trento ha fatto molto: attivato con risorse proprie sessanta posti per accogliere RPI lasciati fuori accoglienza, ampliato il numero di alloggi da destinare all’emergenza abitativa, reso possibile un’ulteriore proroga per le locazioni ITEA d’urgenza. Oggi, però, i servizi sociali del capoluogo hanno bisogno di strumenti e soluzioni per dare risposta a un numero sempre maggiore di nuclei familiari in difficoltà.
Strumenti che deve dare la Provincia che ha in capo le competenze su accoglienza, casa e sociale.
Non farlo aumenta la tensione e la conflittualità tra utenti e servizi, cosa che va assolutamente scongiurata. Non si può per ogni singolo caso alzare lo scontro e passare necessariamente per i vertici della Provincia che poi abilmente si autoincensano come risolutori dei problemi contingenti. Serve serietà e servono risposte strutturali: la Provincia faccia la sua parte, organizzi diversamente e più efficacemente l’accoglienza e trovi risposte all’emergenza casa.
Dare un tetto a famiglie con figli è un investimento sul futuro e in primis un dovere morale in termini di diritti umani.