Sono anni che continuiamo a dire che la questione lavorativa e quella salariale dovrebbe essere al centro dei pensieri di chi governa il Trentino.
Paolo Zanella, 16 gennaio 2025
È dal lavoro e dal conseguente salario, infatti, che dipende buona parte della qualità di vita di chi abita il nostro territorio, la sua attrattività, ma ancor prima la possibilità di accedere a condizioni materiali minime per una vita dignitosa: una casa, i cui costi sono sempre più inaccessibili; l'energia, che torna nuovamente a crescere; il cibo, che l'inflazione degli ultimi anni ha reso un lusso; le cure sanitarie, sempre più a carico dei cittadini, a causa della progressiva privatizzazione.
Non basta dire che i salari sono un problema che va affrontato, come sentiamo fare ogni qualche mese dal presidente Fugatti e dall'assessore Spinelli. Serve agire. Dopo sei anni di governo della Provincia i salari hanno perso potere di acquisto, si sono acuite le disuguaglianze e il lavoro resta merce rara e quando c'è è povero, a basso valore aggiunto e precario. I dati riportati nel report della Camera di Commercio lo confermano: il fabbisogno di lavoratori e lavoratrici cresce e con esso anche la difficoltà a reperirlo, solo in parte per un mismatch di competenze, molto di più per il trend demografico in corso. La maggior difficoltà a reperire personale rispetto al resto d'Italia è però legata alla minore attrattività del Trentino: si cercano soprattutto lavori poco qualificati, mal retribuiti, stagionali e precari e lo si fa in un territorio con un costo della vita tra i più cari d'Italia, per forza non lo si trova.
Serve lavorare perché realmente si migliorino i salari e le condizioni lavorative, diventando più attrattivi, ma soprattutto serve accompagnare una transizione del sistema economico verso settori a maggiore valore aggiunto e che richiedano lavori più qualificati, utilizzando tutte le leve in capo alla nostra Autonomia. Questo è il compito - non facile, ma urgente e necessario - di cui deve farsi carico la Giunta: indirizzare lo sviluppo, attraverso sostegni e agevolazioni selettivi, indirizzati a settori innovativi - che oggi si intersecano necessariamente con la transizione digitale, robotica e legata all’IA e quella ecologica ed energetica - che richiedono elevate qualifiche e specializzazioni, per attrarre ed evitare la fuga di laureati; vincolare non solo i contributi, ma anche ulteriori sgravi IRAP, alle imprese che garantiscono reali aumenti contrattuali e a quelle che investono in ricerca e sviluppo; investire nei Centri per l'impiego e nella riqualificazione professionale; adeguare all’inflazione i contratti del pubblico impiego e i trasferimenti per i contratti delle cooperative sociali e per i servizi esternalizzati; smetterla di accanirsi sui migranti, ma integrarli nei percorsi formativi e di inserimento lavorativo, stante la carenza di lavoratori e lavoratrici in atto. Una serie di iniziative che sollecitiamo da tempo e che questi ennesimi dati ci dicono essere sempre più urgenti.
È bene che la Giunta si dia una svegliata e inizi a misurare il reale livello di sviluppo del Trentino non solo dal PIL, ma dal livello di ridistribuzione dello stesso: salari e qualità del lavoro ci dicono molto.