Il fallimento della Cop29 e quello che può fare il Trentino

Il fallimento della Cop29 di Baku è evidente, perché qualche aiuto/credito verso i paesi più poveri non compensa il passo indietro sull’utilizzo delle energie fossili.
Roberto Pinter, 6 dicembre 2024

D’altronde c’era da aspettarselo se il primo paese al mondo ha eletto chi nega il cambiamento climatico, confermando che “il nostro stile di vita non è negoziabile”.

A quanto pare più il pianeta accelera il riscaldamento climatico e più si contribuisce a questo riscaldamento. Utile ricordare a proposito che gli investimenti nelle energie fossili hanno raggiunto livelli record, che la fine prevista del loro utilizzo richiede a quanto pare la loro maggiore spremitura prima di un eventuale superamento. Che certo Musk investe nelle auto elettriche fino a quando gli conviene mentre in Europa chiudono le industrie che dovrebbero produrle. Che le energie alternative crescono, ma il loro consumo si aggiunge a quello delle energie fossili.

Che uragani e maremoti invece di spaventare attirano il business delle assicurazioni, che l’agricoltura intensiva non smette di radere al suolo le foreste e che la mobilità sostenibile è poca cosa rispetto al trasporto su strada delle merci.

Come mai, proprio quando il riscaldamento climatico non viene più messo in discussione, si affermano le politiche e i politici che vanno esattamente nella direzione contraria? Appunto perché   “il nostro stile di vita non è negoziabile” e vale per la piscina riscaldata nella California sempre più devastata dagli incendi, come vale per il vecchio catorcio a diesel.

Perché si pensa che la transizione è in realtà il modo per fregare proprio chi è l’ultima ruota del carro. E in parte è vero, perché nessuno vuole ridurre la sua capacità di arricchirsi o di consumare e quindi pagheranno gli ultimi, quelli che rimarranno sotto l’acqua del mare che si alza o che non hanno le risorse per prendersi la Tesla o comperare la pompa di calore.

Ma io credo che in tutto questo conta molto la presunzione, tutta umana, che qualcosa ci si inventerà prima che il mondo crolli.

Infatti la presunzione della superiorità tecnologica, che già ci ha portato a scambiare la crescita senza limiti con la devastazione ambientale, comporta l’idea che saremo in grado di produrre energia con la fusione nucleare, o pompando acqua nelle falde per riscaldarla, o capaci di imprigionare l’anidride carbonica o di rendere tutto così Green che tutto ci sarà ancora permesso.

A questa favola credono in molti: primo perché così ci si immagina un futuro; secondo perché non occorre che ognuno faccia qualcosa subito; terzo perché la realtà è pesante da accettare e da affrontare per cui meglio ignorarla.

La politica che dovrebbe rifiutare le alternative illusorie, in realtà le usa per un populismo ricco di falsità ma che, per ora, ci fa dormire sogni tranquilli.

Non c’è stato il coraggio, quando si era ancora in tempo, di proporre le misure necessarie per fermare il riscaldamento e ora che è tardi meglio promettere la Luna, anzi Marte, che fare i conti con la dura realtà.

Non si vogliono uccidere le speranze dei figli ,peraltro consapevoli che i genitori stanno impegnando la casa scommettendo clandestinamente sui brocchi, piuttosto le amplificano e questa è la peggior cosa che si può fare: allontanare ogni minaccia. Che è come dire che il ladro verrà dopodomani quando avremo cambiato le serrature, peccato che è già entrato in casa.

Che fare? Pensare a qualcos’altro per non sentirsi in pena? Unirsi al coro dei gonzi che se la bevono quando Trump o la Meloni raccontano che non c’è problema? O provare a ribadire che la realtà è peggio di quanto ci stiamo raccontando; che le date indicate dai vari protocolli per fermare il riscaldamento ad 1,5 gradi non sono state rispettate; che le promesse di nuove tecnologie sono incompatibili con una politica che riduca da subito le emissioni, che inverta le scelte energetiche , che limiti i consumi e persegua una decrescita di quelli inutilmente devastanti?

Qualcosa bisogna pur provare a fare per non assumersi la responsabilità di condannare i nostri figli al dramma che non permetterà loro un futuro o, se lo farà , lo farà per pochi oscenamente privilegiati. Cominciamo con l’esserne consapevoli, che il piccolo risparmio energetico o di uso di risorse limitate, va accompagnato da una dura presa d’atto dell’irresponsabilità di chi ci governa.

Cominciamo a scuoterci dalla accettazione passiva, dalla sensazione di impotenza. Cominciamo anche dal nostro piccolo Trentino che ha tutte le risorse per fare le scelte necessarie.

Il Trentino ha la possibilità di liberarsi dalla dipendenza dal petrolio, ha le energie alternative-idroelettrico, geotermico, solare, eolico- per farlo. Il Trentino può puntare sull’efficienza energetica del proprio patrimonio edilizio; può limitare la produzione di rifiuti; può fissare limiti rigorosi nello sfruttamento delle risorse naturali; può recuperare risorse agricole e forestali; può darsi obiettivi di qualità nel turismo; può sviluppare una mobilità sostenibile fermando i progetti di nuove strade e puntando sulla rotaia; può innovare le proprie imprese e contribuire con il proprio sistema di ricerca. Basterebbe volerlo e usare le risorse dell’Autonomia per gli investimenti strategici piuttosto che continuare a distribuire soldi a chi non ne ha bisogno. Difficile? No basterebbe rendersi conto che non c’è alternativa se vogliamo un futuro possibile per questo territorio e per la Comunità che lo vive.