Liste d'attesa: è davvero tutto a posto?

L'annuncio in pompa magna dell'assessore Tonina sul miglioramento delle liste di attesa non può che fare piacere a chi ha a cuore la salute dei trentini. Siamo sicuri però che sia tutto a posto e si stia procedendo nel modo migliore?
Paolo Zanella, 28 novembre 2024

 

Efficientare il sistema di prenotazione - cosa che si poteva fare prima - sicuramente avrà migliorato la gestione delle liste e questo è positivo. L'apertura semestrale delle agende è un tassello fondamentale per garantire la programmazione. Diversa è la forzatura delle agende oltre gli spazi a disposizione, che sta provocando sovrapposizioni e compressione dei tempi di visita, a discapito della qualità. 

Ma veniamo a ciò che ieri non si è detto:

VISITE PROGRAMMATE: se i tempi dei RAO urgenti migliorano, i tempi delle visite programmate (da erogare nel 90% dei casi entro 90 giorni) per quelle specialità in forte ritardo già nel secondo trimestre dello scorso anno (ultimi dati disponibili online) peggiorano ulteriormente. I dati aggiornati settimanalmente sui tempi medi degli ultimi due mesi sono infatti i seguenti (dati odierni):

 

PRESTAZIONE 

ATTUALE

tempo di attesa massimo per il 90% degli/delle utenti

2° SEMESTRE 2023

tempo di attesa massimo per il 90% degli/delle utenti

colonscopia

(compresi controlli)

456

322

ecocardiogramma

238

45

ecografia mammella bilaterale (compresi controlli)

326

263

prima visita vascolare

190

60

prima visita dermatologica

255

214

prima visita endocrinologica

241

194

prima visita gastroenterologica

207

172

prima visita pneumologica

296

68

prima visita urologica

229

139

RMN encefalo con e senza mdc

146

41

spirometria globale

155

53

test cardiovascolare da sforzo

203

158

 

Una persona che ha necessità di una colonscopia e non può attendere, se può permetterselo spende 600-800 euro privatamente, oppure aspetta con palesi iniquità, ma anche con il rischio di esiti pesanti in termini di salute. 

PRENOTAZIONI “PERSE”: i tempi di attesa registrati si riferiscono agli utenti prenotati che hanno accettato il primo posto libero. Già qualche mese avevo chiesto in Aula all'assesssore Tonina se venissero presidiati i dati sugli utenti con impegnativa per una visita/esame che, a fronte di una disponibilità posti molto in là nel tempo, avessero rinunciato alla visita o l'avessero prenotata nel privato. Risposta mai arrivata. È evidente che il problema esiste, altrimenti non si spiegherebbe la spesa out of pocket (privata) più alta d'Italia (dati GIMBE).

PRESTAZIONI NEL PRIVATO: quante delle prestazioni erogate sono state recuperate attraverso il privato accreditato? Perché è vero che questa forma di privato non pesa direttamente sulle tasche delle persone, ma continuare a spingere in questa direzione, ampliando il pacchetto di prestazioni richieste alle strutture accreditate, induce il privato a ricercare più professionisti, sottraendo medici dal pubblico, meno attrattivo per turnistica e carichi di lavoro. Forse è questo il modello che si vuole promuovere.

APPROPRIATEZZA: abbiamo sempre sostenuto che si debba lavorare sull'appropriatezza, a partire da quella prescrittiva. Serve però affrontare il tema con alcune accortezze. Innanzitutto senza colpevolizzare l'utenza, che va educata e accompagnata: non tutte le prestazioni sono inappropriate e c'è chi ha bisogni reali e urgenti e fatica a vederli soddisfatti. Poi dando gli strumenti ai MMG di prendere in carico i bisogni delle persone che, visto l'andamento demografico, comunque non potranno che aumentare: servono più MMG (si investa nelle borse di studio integrative per la Scuola di Medicina generale!) e serve sgravarli da incombenze burocratiche perché possano lavorare sul presidio della cronicità, per cercare di prevenire ed evitare visite evitabili. 

Insomma non è tutto oro quello che luccica: i dati vanno guardati tutti, sia nella loro dimensione quantitativa che qualitativa. E se si ascoltano le persone, per ora pare che ben poco sia cambiato. Serve fare di più per dare risposte certe anche in quelle branche specialistiche più in affanno, altrimenti si continuerà ad alimentare la privatizzazione della sanità, privilegiando solo chi può permettersela. 

 

Paolo Zanella

consigliere provinciale del Partito Democratico