Crisi della "Dana" e assenza di programmazione. La riflessione davanti alla vendita della “Dana” di Arco e Rovereto

Con una decisione sorprendente, la multinazionale statunitense “Dana”, che impiega ottocento lavoratori nelle produzioni di Arco e Rovereto, ha deciso di mettere sul mercato la linea dei suoi prodotti “Off-Highway”, affidando tale scelta ad uno scarno comunicato dai contenuti incerti.
Michela Calzà, Alessio Manica, Francesco Valduga, 27 novembre 2024

Se questa opzione genera disorientamento nei lavoratori come nelle forze sindacali, esposti entrambi ad imposizioni che vengono da lontano e che guardano esclusivamente al profitto del gruppo industriale, è evidente quanto sia difficile imporre strategie ad una realtà così vasta ed articolata a livello mondiale. Ciò non toglie che ogni sforzo possibile vada fatto, anche coinvolgendo più livelli istituzionali, prendendo però atto di una situazione generale della quale la vicenda “Dana” è un segnale più che allarmante.

Da tempo infatti anche Confindustria del Trentino pone l’accento sui rischi del comparto industriale a causa del venir meno degli ordini del mercato e di una conseguente crisi produttiva che si scarica anzitutto sui lavoratori.

Il settore dell’”automotive” come la produzione di vetri speciali; la chimica come le cartiere soffrono una situazione che pone seri interrogativi sul futuro del sistema industriale trentino.

Ecco a cosa servirebbe la programmazione, tanto rifiutata e derisa dall’attuale maggioranza. Ecco a cosa servirebbe una politica di prospettiva capace di orientare gli investimenti sulla domanda di futuro, anziché sulla continua rincorsa all’emergenza. Ecco, in estrema sintesi, a cosa servirebbe la politica, che non è demagogia e populismo a buon mercato, ma capacità di intuire, proprio grazie agli strumenti programmatori, gli orientamenti dei mercati e delle produzioni negli anni a venire e la conseguente rotta del sostegno pubblico al produrre. Aver ridotto alcuni strumenti previsionali a meri uffici burocratici produce disorientamento e smarrimento davanti a vicende come questa, che invece necessiterebbero di una strategia di politica industriale forte e lungimirante. Esattamente il contrario di ciò che questa Giunta provinciale ha fin qui fatto.