Sanità, il Trentino scende dal podio: dal secondo al sesto posto

L'analisi è contenuta nell'ultimo rapporto «Performance regionali», che dedica un approfondimento a ciascun territorio. Nel 2023 il Trentino si era aggiudicato il secondo posto nella classifica nazionale. Un risultato celebrato dalla Provincia. Piazza Dante aveva diramato un comunicato stampa dal titolo «Sanità, Trentino al top».
"Il T Quotidiano", 13 novembre 2024

 

Il Trentino aveva totalizzato un punteggio pari al 55% del massimo ottenibile. Nel rapporto di quest'anno, invece, il Trentino è scivolato al sesto posto con un punteggio del 50%, dietro a Friuli-Venezia Giulia (50%), Toscana (53%), Alto Adige (54%), Piemonte (55%) e Veneto (60%).Il centro di ricerca fotografa le performance delle politiche sanitarie e sociali secondo 6 dimensioni: appropriatezza, equità, sociale, esiti, economico-finanziaria e innovazione. La valutazione è frutto del lavoro di un gruppo di esperti formato da 104 rappresentanti delle istituzioni, del management aziendale, delle professioni sanitarie, degli utenti e dell'industria medicale.

Punti di debolezza

Sono 11 i punti deboli della sanità trentina. Per quanto riguarda la dimensione economico-finanziaria, i valori risultano peggiori rispetto alla media nazionale per l'incidenza dei consumi sanitari sul totale dei consumi (4,9% contro la media del 4,8%) e per la spesa sanitaria pro-capite (3.459 euro contro 2.869 euro).Sotto il profilo dell'equità, il Trentino va giù per la mobilità passiva per bassa e media complessità (90 ricoveri fuori regione, esclusi i territori confinanti, ogni mille abitanti) e per la quota di prestazioni con Rao B eseguite nei tempi (28,2% contro l'86%). Il punto debole dell'innovazione si trova nel livello di attuazione del fascicolo sanitario elettronico (97% contro il 99%). Sul fronte sociale, i valori sono sotto la media nazionale per il tasso di persone con disabilità e anziani che ricevono assistenza domiciliare (0,5 persone ogni mille abitanti della popolazione target contro i 5,8) e per il tasso di persone deboli o a rischio che beneficiano di interventi per l'integrazione sociale (0,5 ogni mille abitanti contro i 3,1). Per quanto riguarda la dimensione degli esiti, il Trentino fa peggio della media rispetto alla quota di pazienti deceduti per infarto entro 30 giorni dal ricovero (12,7% contro il 7%).Infine l'appropriatezza: male il tasso di ospedalizzazione (evitabile) per patologie croniche (0,9 ricoveri ogni mille abitanti contro i 0,8), gli accessi al pronto soccorso «bianchi» o «verdi» (67,2 ogni mille abitanti contro 62,4) e il tasso di anziani seguiti in assistenza domiciliare (2,7% contro il 3,3%).

Punti di forza

Sono 9, invece, i punti di forza. Il Trentino riporta valori migliori rispetto alla quota di persone che rinuncia alle prestazioni sanitarie (5,4% contro il 7,6%), la speranza di vita dopo i 65 anni (12,5 anni contro 10,6), indice di salute mentale (71,8 contro 68,7) il tasso di popolazione che adotta sani stili di vita (67,4% contro il 60,4%), il tasso di adesione alla prevenzione (76,2% contro il 62,3%), la quota di interventi con tecniche mininvasive (18,8% contro il 14,3%), l'indice della rete oncologica (65,8 contro 65), la spesa sanitaria pubblica pro-capite (80,7 contro 66,2) e il tasso di over 75 non autosufficienti in Rsa (144,6 ogni mille abitanti contro 43,4).