LISTE DI ATTESA: i tempi di attesa per diverse prestazioni restano biblici. Se per di più si considera che si tratta solo dei tempi di attesa degli utenti che hanno accettato il primo posto libero il quadro è di gran lunga peggiore: tutti quelli che trovano un posto troppo in là nel tempo e vanno nel privato - e sono tanti vista la spesa sanitaria privata tra le più alte d'Italia - spariscono dalle statistiche.
Paolo Zanella, 11 novembre 2024
Per far fronte a questo quadro drammatico cosa fa l'assessore Tonina?! Si inventa una nuova cabina di regia, l'Unità Centrale di Gestione per le liste di attesa che nominerà il responsabile unico, un nuovo super manager. Per carità, magari servirà a risolvere il problema, ma la questione è che gli strumenti per presidiare le liste di attesa c'erano già in APSS - la dirigente della Specialistica ambulatoriale e il Controllo di gestione - ma evidentemente non funzionano. Di fatto l'assessore istituendo questa nuova Unità e mettendovisi a capo commissaria l'Azienda sanitaria sulla questione delle liste d'attesa, prendendo atto che le cose non girano. Perché è vero che la centralizzazione del governo delle liste di attesa in capo alle Regioni l'ha dettata Roma, ma le altre Regioni non hanno mica un'Azienda sanitaria unica che già aveva in capo la gestione della questione prenotazioni CUP!
Di fatto si ammette il fallimento.
Ci si accorge solo ora che la gestione del CUP presenta delle problematicità in termini di visibilità inter-operatori, di apertura delle agende... Certo che lì un margine di efficientamento c'è, ma c'erano già gli strumenti per fare funzionare le cose in APSS: come mai nessuno ha agito prima?!
E poi certo che va governata la domanda, agendo sull'appropriatezza prescrittiva, ma allora va dato tempo ai MMG per parlare e spiegare ai pazienti, sgravandoli dai carichi burocratici, semplificando procedure e prescrizioni come abbiamo chiesto di fare da tempo. E vanno reclutati più MMG: anche quest'anno 24 iscritti alla Scuola di medicina generale su 40 posti: perché non si estende a tutti la borsa di studio integrativa con vincolo a restare sul territorio per attrarre?!
Infine, per quanto si migliori appropriatezza ed efficienza del sistema, l'aumento del numero di prestazioni è strutturale e legato all'invecchiamento della popolazione. Servono quindi più medici per le visite e gli esami: il privato le prestazioni le fa perché i medici li ha, spesso "rubandoli" dal pubblico, che è uno dei modi con i quali si sta privatizzando la sanità. Serve ri-attrarli con la leva economica e progetti di sviluppo professionale.
Un super manager per le liste di attesa non basta a risolvere i problemi e bloccare la privatizzazione.
SALUTE MENTALE DEI GIOVANI: in linea col resto del Paese i bisogni di bambini, adolescenti e giovani adulti stanno esplodendo, mentre i servizi non vengono riorganizzati di conseguenza. Non basta il Centro crisi adolescenti annunciato da anni e ad oggi ancora non operativo.
È necessario rinforzare i servizi territoriali, attraendo neuropsichiatri che sono sì pochi, ma che altrove sono meno carenti che da noi, anche grazie a investimenti in servizi più al passo con i tempi e con le esigenze dei ragazzi. Anche la mancanza di psicologi clinici integrati nella neuropsichiatria infantile e nei CSM non aiuta a migliorare il servizio, a partire dallo sgravare i pochi neuropsichiatri infantili e psichiatri di parte del lavoro.
E poi il Servizio Multidisciplinare Adolescenze Complesse (SMAC) che non funziona come dovrebbe, perché la multidisciplinarietà che dovrebbe farsi carico dei casi più problematici, sempre più frequenti, nei fatti non c'è: le famiglie riportano poca integrazione, mancanza di coordinamento e presa in carico poco strutturata e per di più nessuna integrazione col sociale, che nei casi complessi diventa fondamentale. Su questo serve agire in fretta.
Serve investire più risorse e più pensiero progettuale. A partire dalle scuole, fra prevenzione e intercettazione precoce del disagio e delle problematiche, anche istituendo la figura dello psicologo e psicopedagogista scolastico. Oggi infatti lo psicologo è presente solo su iniziativa della singola scuola, ma sporadicamente e come professionista esterno.
Sui giovani e la loro salute mentale serve investire di più.
PUNTI NASCITE: visto il trend dei parti è ormai palese l'insostenibilità dei punti nascite di Cavalese e Cles, in primis nel garantire la sicurezza che dipende dai numeri - e quindi dall'expertise degli operatori - e dalla stabilità dell'equipe, che con gettonisti e cooperative di certo non c'è.
Chissà se diffondere la notizia che tra i medici delle cooperative ci sono anche professionisti quasi ottuagenari - e lo si rileva assolutamente senza intenti ageisti - non sia la nuova strategia dell'assesse Tonina per aumentare il numero di donne che per sentirsi più sicure vanno a partorire negli ospedali cittadini e convincere così il Presidente Fugatti, che ha fatto dei punti nascite una bandiera della difesa dei territori con irresponsabile populismo, ad arrendersi davanti all'evidenza dei numeri.
Un ulteriore stratagemma per tergiversare e non assumersi direttamente la responsabilità politica della scelta, aumentando nel frattempo i rischi per donne e bambini e l'insostenibilità organizzativa ed economica della gestione.
I territori hanno bisogno di vedere potenziati i percorsi nascita, i servizi diagnostici e di gestione della cronicità e non di essere presi in giro mantenendo aperto un servizio come il punto nascite che nemmeno più le partorienti usano, solo per dire che non lo si è chiuso.
In sanità servono risposte appropriate e razionali, di reale prossimità, non demagogia.