Come sempre apprendiamo dalla stampa le anticipazioni sulla manovra di bilancio, in attesa che i disegni di legge approdino alla commissione competente. Da quanto leggiamo pare che il mantra della Giunta rimanga sempre lo stesso: investire in opere pubbliche per sostenere la crescita del PIL e lasciare le briciole a famiglie e lavoratori.
Gruppo Consiliare PD del Trentino, 5 novembre 2024
Peccato che una crescita, per essere sostenibile, si dovrebbe basare prevalentemente su investimenti e riforme strutturali che in questa manovra come sempre non si vedono. Investimenti e riforme che devono favorire, come sostiene anche l'OCSE, l’innovazione verso green e digitalizzazione, l’internazionalizzazione e un maggiore dimensionamento delle imprese, unico modo per garantire adeguati aumenti salariali. Si continua a tenere la spesa corrente ai minimi termini, nonostante le entrate siano in progressivo aumento, quest'anno di ben 300 milioni.
Si usa l'alibi della prudenza per dirottare le risorse sempre su investimenti in conto capitale, mentre le famiglie sono in grande difficoltà. Nella presentazione della manovra ai sindacati, al di là dell'autocelebrazione sui risultati economici, non viene riportate nessun dato sull'inflazione e sul costo della vita esorbitante di questo territorio e sulle disuguaglianze in aumento: nessuno spiega perché nonostante aumenti l'occupazione stia aumentando anche la povertà relativa e il rischio di povertà. Evidentemente sta lievitando la quota di lavoro povero. Anche da questi dati si dovrebbe partire per decidere come destinare le risorse, altrimenti si mina la coesione sociale del territorio.
Sui salari servirebbe usare maggiormente una selettività degli sgravi IRAP per favorire assunzioni di giovani e donne e per premiare chi adotta contratti integrativi aziendali, cosa che dovrebbe essere vincolante anche per gli incentivi previsti dalla legge 6/2023. Non sono molte le leve per favorire gli aumenti contrattuali nel privato, ma di tutto questo non vi è traccia. Si mette invece mano alla deduzione dell'addizionale IRPEF, riducendola da 30.000 a 27.000 euro (perderanno la deduzione lavoratori e lavoratrici con stipendi tra 1599 e 1798 euro per tredici mensilità, che con i prezzi di oggi non sono certo un ricco salario!) per sgravare 250 euro a figlio per redditi tra i 27.000 e i 50.000 euro, senza però metterci un euro in più. Noi avevamo chiesto che questa misura fosse aggiuntiva, a sostegno delle famiglie con figli, e non che si realizzasse penalizzando il ceto medio, cosa che si fa solo per non metterci 7,5 milioni, che sono nulla a fronte dei 450 investiti in opere.
La riforma dell'ICEF viene rinviata, ma si capisce già orche non vi sarà l'indicizzazione per accedere alle diverse provvidenze, visto che risorse aggiuntive non ne sono state stanziate. Le risorse ci sono e serve destinarle a questo, che è una priorità: a Bolzano si investe molto più di noi in sociale e in politiche abitative. Sulla sanità si continua a investire troppo poco. Nel balletto delle cifre non si capisce se questi 90 milioni in più per APSS rispetto al 2024 siano risorse nuove o quelle già stanziate in assestamento per gli aumenti contrattuali. Come pensiamo di attrarre personale e difendere la sanità dalla privatizzazione senza investire un volume adeguato di risorse?!
Nulla sull'emergenza abitativa in atto: non bastano i fondi per l'housing sociale che cadranno a terra tra diversi anni, ma serve dare risposte immediate. Il mercato degli affitti residenziali è paralizzato e nulla si fa sull'IMIS per favorire gli affitti residenziali e gravare maggiormente su quelli turistici. Nulla per garantire i proprietari per favorire l'immissione di case sfitte sul mercato. Anche su denatalità e conciliazione familiare le misure sono sempre le stesse: bonus una tantum e ben poco di strutturale.
La parificazione tra congedo parentale nel pubblico e nel privato è insufficiente: come PD abbiamo già proposto con un ddl dedicato di aumentare anche la percentuale di copertura delle retribuzioni durante i congedi, favorendo i congedi di paternità. E anche qui, per risparmiare miseri 6 milioni di euro, non si è voluto equiparare pubblico e privato per quanto riguarda il riconoscimento della malattia bambino nei primi tre anni del figlio.
Una manovra quindi assolutamente carente, per la quale chiederemo modifiche sostanziali a tutela delle famiglie e dei lavoratori, del diritto alla salute e alla casa.