Punti nascite periferici: basta mettere la testa sotto la sabbia. Stop a costi folli e maggiore attenzione a sicurezza e appropriatezza

La notizia dell'apertura dei nostri servizi sanitari alle cooperative che forniscono medici - tra l'altro dopo che ci era compiaciuti giusto qualche mese fa di essere gli unici a non avervi ancora fatto ricorso - è un dato tanto grave quanto allarmante
Francesca Parolari e Paolo Zanella, Trento, 23 ottobre 2024

Il sospetto è che vi si faccia ricorso, non solo perché i concorsi per ginecologi vanno deserti e non si trovano più nemmeno gettonisti, ma anche perché alcuni di quegli stessi gettonisti, arrivati a fine anno, hanno raggiunto il tetto per le retribuzioni erogabili in un anno a carico delle finanze pubbliche (255.127,83 euro!) e in questo modo possono aggirare questo limite.

Il fatto che si metta in piedi questo investimento perché ci si è incaponiti a voler tenere aperti ad ogni costo i punti nascite, eletti ideologicamente a simbolo della difesa dei territori, oltre a sollevare perplessità dal punto di vista etico, mina in profondità il principio cardine su cui fondare i servizi sanitari: l'appropriatezza. 

Nascite sicure si possono garantire negli ospedali cittadini, potenziando nei territori i servizi ostetrici e gli eccellenti percorsi nascite - magari evitando che le donne gravide debbano scendere a Trento durante il percorso per alcuni controlli, come oggi avviene... - e pensando a strutture dedicate alle donne arrivate al termine della gravidanza vicine all'ospedale cittadino.

Il territorio lo si difende con altri servizi: a Cavalese con la riattivazione della risonanza magnetica, il potenziamento della gastroenterologia per avere prestazioni più vicine a casa, velocizzando il percorso di edificazione del nuovo ospedale.

Potenziamo i territori iniziando a mettere a terra i progetti per riempire quelle case della comunità che oggi sono solo muri vuoti.