Nel pratone di Pontida, quello stesso prato dove hanno acclamato come una star, Viktor Orban, era presente anche una quota rilevante dei vertici della Provincia di Trento, molti dei quali interessati al selfie di rito, subito postato sui social.
Alessio Manica, 10 ottobre 2024
Orban è indubbiamente il premier europeo più controverso. Non ha mai nascosto di disprezzare la società liberale, di voler controllare la magistratura, l’informazione e le università, di essere nettamente contrario a quella redistribuzione dei migranti su scala europea più volte pretesa dall’Italia. Razzista convinto (“non vogliamo diventare una razza mista”, ha dichiarato evocando le tesi naziste), favorevole alla pena di morte, si professa convintamente nazionalista e anti europeista anche se l’Ungheria riceve miliardi di euro di finanziamenti europei.
Insieme a Orban su quel prato, o in video, hanno preso parte alla giornata anche Wilders (il politico olandese famoso per aver detto “non un euro all’Italia”) e Bolsonaro.
Questi personaggi rappresentano tutto ciò che la cara vecchia Lega ha fin dalle origini contestato. Lontani anni luce dai principi leghisti della secessione, dell’autonomia e del federalismo dei territori: tutti campioni del peggiore nazionalismo.
L’unico che ricordava i tempi andati era il governatore Zaia omaggiato con il Leone di San Marco, il resto era un miscuglio di "madonnari" dell’ultima ora ed ex graduati.
Quindi anche l’aria di Pontida è cambiata. Soffia forte nel pratone un vento di nazionalismo oscurantista che porta con sé un accentramento di potere leaderistico.
Quello che ci chiediamo è quanto siano stati a loro agio quei nostri amministratori trentini che citano Bruno Kessler e De Gasperi, facendosi paladini dell’autonomia trentina, in mezzo a chi mina ogni giorno con parole e azioni, i diritti della democrazia e le basi dell’Europa.
Ci auguriamo che l’aria trentina abbia ripulito al loro ritorno, i nostri amministratori dall’olezzo nazionalista che si è sentito nelle terre di Pontida.