Il 10 ottobre è la Giornata mondiale della salute mentale e sappiamo quanto il tema sia di estrema attualità. Negli ultimi anni i dati descrivono un aumento di persone con problemi psichiatrici, con un esplosione di casi tra i giovani e le persone migranti, ma anche una modifica delle patologie prevalenti e un profilo epidemiologico che nel tempo si è modificato: oggi prevalgono le nevrosi e sono in aumento i disturbi del comportamento alimentare e delle dipendenze, dei disturbi affettivi e di personalità.
Paolo Zanella, 8 ottobre 2024
A fronte di questo aumento i servizi sono in difficoltà a dare risposte. Manca personale sia nei servizi di psichiatria (CSM e SPDC) che al SErD e soprattutto nei servizi di Neuropsichiatria infantile.
Si tagliano i posti della SPDC ad Arco argomentando da un lato che si fa evolvere il modello di presa in carico con il CSM 24h che assorbirà due terzi dei pazienti della SPDC - peccato che il terzo rimanente basti per saturare di fatto le SPDC di Trento e Borgo… - e dall'altro che questo è previsto dall'Intesa Stato Regioni che stabilisce una riduzione del numero di SPDC di una ogni 300.000 abitanti. Altre Regioni e in primis la Provincia di Bolzano non sono certo corse a tagliare i posti letto come noi, ma qui pare che l'Autonomia invece che per dare risposte appropriate ai bisogni venga usata a detrimento del diritto alla salute dei cittadini. In tal senso ci sono anche le numerose segnalazioni di famiglie e cittadini con problemi di salute mentale che sempre più sono costretti a rivolgersi alle cliniche accreditate Venete per avere risposte, cliniche che, se si continua a disinvestire nel pubblico, ci metteranno ben poco a fiorire anche da noi. Infine i bisogni di bambini e adolescenti “problematici” - che non potrà trovare certo risposta solo nella futura Unità di crisi adolescenti di Arco - e che diverse famiglie riferiscono non trovare una presa in carico esaustiva nel Servizio Multidisciplinare Adolescenze Complesse (SMAC), dove l'integrazione delle figure professionali è più sulla carta che nei fatti e che quindi va rivisto e potenziato. Così come vanno integrati gli psicologi nell'equipe di salute mentale, come avviene nel resto d'Italia, gli assistenti sociali e anche antropologi e mediatori culturali per far fronte alle “fratture” che sempre più migranti manifestano (post-traumatiche per il viaggio, ma soprattutto per la non accoglienza).
C'è quindi molto da investire e serve che la Giunta su questo metta pensiero e risorse, considerando davvero la salute mentale una priorità ed evitando la venetizzazione e privatizzazione della sanità.
Sul tema ho presentato l'interrogazione allegata per fare il quadro della situazione sulla salute mentale in Trentino.
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