I Cpr non sono la soluzione

Farebbe sorridere, se non fosse tragica, l’idea di Fugatti che per risolvere i problemi di sicurezza a Trento basti aprire un Centro di Permanenza per i Rimpatri. Una semplificazione populista che fa leva sulla paura e l’insicurezza - in primis sociale - che è reale, ma che la Giunta di destra ha contribuito a determinare in questi anni di (s)governo.
Paolo Zanella - Alessandro Dal Ri, 21 settembre 2024

 

Si getta fumo negli occhi con una non risposta (meno della metà delle persone trattenute nei CPR viene rimpatriata, per mancanza di accordi bilaterali con i Paesi di provenienza) invece di risolvere le questioni a monte.

 

Forse il Presidente dovrebbe chiedersi il perché nel capoluogo si verifichino episodi di microcriminalità, anche - e non solo - ad opera di persone migranti. La domanda è retorica, ovviamente. Fugatti sa benissimo che concentrare l’accoglienza in città, tagliare i servizi di inclusione e soprattutto escludere centinaia di persone dall’accoglienza (nel 2023 a fronte di 1805 domande solo 319 persone sono entrare nei 730 posti dedicati all’accoglienza) non fa altro che alimentare disagio, marginalità, criminalità e insicurezza. Se uno è costretto a dormire sotto i ponti e vivere di espedienti, d’altronde, è probabile che finisca in circuiti criminosi.

Non sono i CPR la soluzione. Anche perché parliamo di luoghi di detenzione amministrativa dove viene violata la dignità delle persone, buchi neri del diritto dove spesso non è garantita la salute e la difesa dai soprusi, secondo il rapporto della Coalizione italiana libertà e diritti civili. Luoghi privi anche delle garanzie minime che in carcere sono previste dall’ordinamento penitenziario. Centri la cui gestione è in capo allo Stato, oggi governato da chi ha proposto un provvedimento per punire chi protesta e oppone resistenza passiva nei CPR, ma anche chi protesterà contro la loro edificazione.

L'insicurezza che vivono in particolare i cittadini di Trento la si affronta in primis investendo in politiche sociali e innanzitutto in quelle per i migranti. A livello locale tornando a numeri adeguati e all'accoglienza diffusa, investendo in integrazione, vedendo nelle persone migranti una risorsa per il territorio, quando accompagnate e incluse.  A livello nazionale cambiando le politiche migratorie, con flussi regolari e strutturandosi per gestire un fenomeno che va governato in una logica win - win, per chi scappa da situazioni di povertà, guerre e violazione dei diritti umani nei Paesi di origine e per chi accoglie, visto la glaciazione demografica che stiamo vivendo.

Chi delinque è giusto che non rimanga impunito, ma secondo i principi dello Stato di diritto che devono valere per tutti e non con un “trattamento deteriore”. Serve però investire a monte per evitare che si arrivi a delinquere, proprio la cosa che oggi deliberatamente Fugatti non sta facendo.