«La cultura deve essere diritto di cittadinanza di tutti, senza esclusione, andando anche a lavorare lì dove ci sono componenti della nostra società che non esprimono domanda di cultura» sono le parole della vicesindaco ed assessora del Comune di Trento, Elisabetta Bozzarelli, presentando il Piano di politica culturale, che disegna le prospettive culturali del capoluogo fino al 2034.
G. Fedrizzi, "Corriere del Trentino", 19 settembre 2024
Un piano culturale che è approdato ieri nella Commissione cultura, ma che è stato redatto partendo da una fase di ascolto della cittadinanza. Dal 29 gennaio al 5 marzo si sono tenuti infatti presso la Fondazione Caritro sette incontri aperti a tutti, dove, con la partecipazione di voci esterne, si è discusso della Trento del futuro e del ruolo che la cultura dovrà ricoprire in città nei prossimi dieci anni.
A partire da questo percorso di ascolto è stata redatta quindi in primavera una bozza di proposta e nei mesi estivi il testo definitivo, che inizia ora il suo iter di approvazione in Consiglio comunale, oltre ad essere sottoposto ai consigli circoscrizionali che formuleranno dei pareri. A curare il piano sono stati i due consulenti del Comune, il professor Paolo Dalla Sega, docente a contratto presso l’Università cattolica di Milano e membro della Commissione Consultiva Danza - Fondo Unico per lo Spettacolo del Ministero della Cultura, e Nahid Aliyari, attiva nel mondo della rappresentanza universitaria, che ha cercato di portare sui tavoli di lavoro la voce delle giovani generazioni.
Il piano è incentrato su quattro manifesti dai titoli evocativi: «Vivere più culturalmente», «Più natura nella cultura», «Trento contemporanea» e «Comunità più aperte, vive, sicure». Accanto a queste linee guida ideali vengono affiancati quattro obiettivi concreti, il primo dei quali è l’utilizzo di più spazi aperti, ibridi e sperimentali da dedicare alla cultura. L’obiettivo è quindi quello di trovare nuove forme di fruizione degli spazi culturali esistenti, al fine di intercettare nuove fette di pubblico e provare forme innovative di accesso alla cultura.
A questo proposito si pensa per esempio all’apertura serale dei musei, accompagnata anche da un’estensione degli orari dei mezzi pubblici per coinvolgere quante più persone possibili. Uno degli spazi che sarà oggetto di riutilizzo per un nuovo ruolo culturale sarà l’ala nord del Centro Servizi Culturali S. Chiara, ex Dipartimento di Lettere e filosofia, che sarà destinato a diventare un polo aperto per imprese culturali e creative, oltre ad ospitare uno sportello abilitante che avrà lo scopo di mentoring nella formazione, ricerca, selezione e accompagnamento su opportunità di raccolta fondi. Altro obiettivo che il Piano si pone è quello di riuscire a sfruttare nuove risorse, sia economiche che umane. Si pensa quindi ad una maggiore valorizzazione delle esperienze di volontariato, ma anche ad una più stretta collaborazione tra pubblico e privato, con l’istituzione del fondo «Alleanza Cultura», finalizzato a coinvolgere le imprese nel sostegno alle attività culturali. A questo si lega la necessità di una più stretta collaborazione tra le realtà culturali del territorio.
«Ci siamo accorti che il mondo della cultura è molto autoreferenziale e competitivo al suo interno» spiega il professor Dalla Sega, che aggiunge: «C’è una fame di collaborazione fortissima e, se non ci pensa il Comune, chi lo fa?». Si è quindi deciso di istituire una consulta della cultura permanente ed inoltre si terrà annualmente una conferenza della cultura, dove si ritroveranno tutti gli enti che hanno ricevuto contributi comunali, con la possibilità di confrontarsi con le altre realtà locali e nazionali. L’ultimo obiettivo è infine quello di coinvolgere nelle attività culturali nuove fasce di popolazione ad oggi spesso escluse, a partire dalle giovani generazioni, ma anche anziani, stranieri, persone detenute e ospiti delle Rsa.
LEGGI LA PRESENTAZIONE DEL PIANO DI POLITICA CULTURALE TRENTO 2034