Donne costrette a dormire in strada e famiglie con figli fuori dall'accoglienza, Zanella: "Dalla Pat nessuna risposta strutturale. Situazioni inaccettabili"

TRENTO. “La Provincia, diretta responsabile dell'accoglienza dei migranti e delle politiche sociali, non ha fatto nulla per dare risposte strutturali al problema delle famiglie con figli richiedenti protezione internazionale e delle donne senza dimora che non hanno un posto dove stare”.
Trento, 13 settembre 2024

A dirlo è il consigliere del Partito Democratico, Paolo Zanella, a seguito dell'allarme lanciato attraverso il Dolomiti delle strutture di accoglienza che si occupano di ragazze e donne con bambini sul nostro territorio (QUI L'ARTICOLO). 

Una situazione davvero drammatica con strutture piene, liste di attesa e donne costrette a dormire in strada perché le richieste di aiuto sono in aumento e i servizi, purtroppo, non sono abbastanza. 

In una interrogazione che Zanella aveva presentato già a marzo di quest'anno in cui chiedeva conto alla Giunta di un fenomeno inedito per il nostro territorio e cioè la presenza di donne senza dimora alle quali le strutture dedicate di bassa soglia non riuscivano a dare risposta, con i rischi - ben superiori e diversi di quelli del genere maschile - del restare all'addiaccio, la Provincia dato una riposta ben lontana dalla realtà di chi si trova in prima linea ad affrontare le richieste di aiuto. 

Lo dimostrano le dichiarazioni arrivate da Punto di Approdo di Rovereto e Casa della Giovane di Trento  che segnalano le strutture al completo, con donne in lista di attesa - dai 18 ai 96 anni, spesso separate, sfrattate, vittime di violenza - che, non trovando risposte, sono spesso costrette a dormire per strada. 

I tempi di attesa per le strutture di accoglienza a marzo erano stimati in 2,13 giorni , mentre oggi solo alla Casa della Giovane ci sono 10 donne in attesa di entrare; da fine maggio scorso, inoltre, i volontari e le volontarie dello “Sportello una casa per tutti”, a fronte della mancanza di risposte delle istituzioni e dell'esaurirsi del Fondo di solidarietà del Comune di Trento con il quale lo stesso si era sostituito alla Provincia nel dare risposte alloggiative alle famiglie richiedenti protezione internazionale rimaste fuori dai 730 posti in accoglienza, ha iniziato ad accompagnare le famiglie nel palazzo della Provincia per chiedere risposte direttamente alla Giunta. 

“La situazione attuale, descritta dai volontari dello Sportello  - spiega Paolo Zanella - vede una ventina di famiglie di cui si sono fatti carico in questi mesi, per la maggior parte 'dublinati' della Germania, che non rientrano nei progetti di accoglienza perché in esubero rispetto ai numeri previsti, e dei quali non si fanno pienamente carico nè Cinformi, né l'area inclusione dei servizi sociali provinciali, né i servizi sociali dei Comuni. Un rimpallo di responsabilità, dove pare non sia chiaro di chi sia la competenza e che lascia le famiglie in un limbo e dove i percorsi emergenziali (chiamata al 112 e attivazione del Pronto Intervento Sociale - Prins) danno risposte precarie e temporanee, che nulla hanno a che vedere con un'accoglienza stabile e dignitosa”.

Nell'interrogazione presentata dal consigliere Zanella viene chiesto alla Giunta provinciale fra i diversi punti se “Sia a conoscenza della situazione e se la ritenga una situazione accettabile per il nostro territorio”. se vi sia, o vi sia intenzione, di istituire un percorso ufficiale - senza continui rimpalli tra Cinformi e politiche sociali e ricorso al Prins - per le famiglie richiedenti protezione internazionale e se non si ritiene che queste, “dove ci sono donne incinta e famiglie con figli, debbano avere la priorità nei percorsi di accoglienza”.

Il consigliere chiede quale sia il canale per avere diritto al cibo per i figli per queste famiglie e per tutte le famiglie prive della residenza, per il diritto all'assistenza sanitaria per i bambini (non solo quella di emergenza) e per l'iscrizione a scuola, “visto che sul nostro territorio – conclude Zanella - si sta violando palesemente la Carta dei diritti dell'infanzia, oltre che più in generale la Dichiarazione universale dei diritti umani”.

Qui l'interrogazione