Un nuovo patto per la sicurezza sul lavoro

Più volte negli scorsi mesi, molte sensibilità sindacali, culturali e politiche hanno sollecitato la Giunta provinciale sul delicatissimo tema della sicurezza sul lavoro, avendo registrato in Trentino una situazione oltremodo preoccupante.
Lucia Maestri, 8 settembre 2024

Sul versante propositivo, nel mese di giugno era stata presentata, dalle minoranze, anche una mozione, ricca di suggerimenti, possibili ed auspicabili interventi ed azioni - puntualmente bocciata "a priori" dalla maggioranza di centro destra - in antitesi alla quale, la Giunta provinciale aveva assicurato il massimo impegno ed una serie di soluzioni di straordinaria portata, mentre di lavoro si continua a morire. Probabilmente ciò che sfugge alla Giunta provinciale è proprio questo.

Davanti ai mille distinguo, alle sottigliezze di certe convenienze politiche, al rifiuto del confronto e del comune impegno, il Trentino registra il dato peggiore in Italia, preceduto solo dalla Valle d'Aosta. In questa terra insomma gli infortuni mortali sul lavoro disegnano un quadro di pericolosità che ha superato ogni limite, con un indice di incidenza pari al 28,5 e che nel settore dell'edilizia registra le sue punte massime in negativo.

Sono convinta che oggi serve un patto nuovo fra politica, aziende e organizzazioni sindacali; un patto capace, non solo di riscrivere regole obsolete, ma anche di imporle a tutti i riottosi; un patto che renda più efficace la prevenzione degli incidenti sul lavoro, perché il "traguardo" vergognoso raggiunto da questa terra ci obbliga all'assunzione di quelle responsabilità, anche poco convenienti sul piano del consenso, che la Giunta invece si ostina ad ignorare. Morire sul lavoro non rappresenta il compiersi di un tragico ed ineluttabile destino. Il più delle volte è il frutto di tragiche incurie, di superficialità pericolose e della rincorsa frenetica alla massimizzazione del profitto.

Con reali volontà e con un vero sforzo collettivo forse molte morti si potrebbero evitare, rafforzando la cultura della prevenzione; introducendo la figura del rappresentante territoriale per la sicurezza e riducendo le pretese di contenimento dei tempi e dei costi del lavoro.

Certo, le forze politiche di minoranza possono fare quello che le regole della democrazia concedono loro, ma è mai possibile che ogni qualvolta si tenta di avanzare proposte, suggerimenti e spunti su temi così delicati e dove non può esistere il distinguo ideologico, questi vengano sistematicamente rifiutati e boicottati da una maggioranza che reputa di possedere, in via esclusiva, la verità e la soluzione provvidenziale per ogni questione? È credibile un governo che rigetta sempre qualsiasi contributo diverso dall'osanna costante al proprio agire e che tanto ricorda altri climi e altri regimi?

Di fronte alle vittime del lavoro, alle loro famiglie, alle giovani generazioni che entrano nel mercato del lavoro, ai temi strategici posti dalle organizzazioni sindacali, i cavilli e le alchimie della politica "politicata" hanno fatto il loro tempo e devono essere destinati solo all'archiviazione immediata. Nel rinnovare così la piena disponibilità e l'impegno leale ad una collaborazione concreta, auspico che i drammatici dati emersi possano spingere in direzione del cambiamento, attraverso l'affermarsi anzitutto di una dignità e sicurezza del lavoro che non può essere figlia di nessun compromesso.