Il bilancio sociale di ITEA 2023, in linea con i precedenti, descrive una situazione in costante peggioramento, drammatica da sempre più punti di vista.
Paolo Zanella, 30 agosto 2024
Continua il peggioramento del numero di unità abitative effettivamente locate (si passa dall’86,6% del 2022 all’86% del 2023) e degli alloggi di risulta che continuano a cumularsi (da 1036 del 2022 a 1132 del 2023, quando nel 2018, prima dell'era Fugatti, erano 519!), nonostante la restituzione annua media sia costante da anni (attorno ai 400 appartamenti).
Un dato preoccupante, che denunciamo da tempo, è che nel contesto socio economico completamente mutato di oggi, con costi degli affitti sempre più alti e salari più bassi della media italiana e i più bassi del nordest, le domande di alloggio (passate in un anno da 2726 a 2812) e di contributo integrativo all'affitto (da 3591 esplose a 3855) continuano ad aumentare. Peccato che poi la risposta sull'assegnazione di alloggi rimanga minimale (si pensi che ne sono stati riqualificati solo 337, meno che nel 2023, quando furono 351) e che i comuni debbano intervenire per coprire le domande di contributo all'affitto rimaste escluse o per integrare le quote insufficienti. Un disastro sociale che questa Giunta continua a non voler vedere. Non basta infatti stanziare risorse per “bandi booster” se poi gli appalti non si è in grado di farli partire o approvare un piano strategico triennale ITEA che prevede un numero di riqualificazioni annue che non recupererà mai la quantità di alloggi di risulta che si sono cumulati. Serve un po’ di ambizione in più.
Ma il dato più drammatico di quest'anno è un altro: come è possibile che un istituto di edilizia popolare aumenti in un anno le entrate da canoni - quasi tutti sociali - di quasi 2 milioni, passando da 16,6 milioni a 18,4 (11% in più)?! La stessa ITEA stima proprio in un 11% la perdita del beneficio economico dell'abitare nell'edilizia residenziale pubblica dal 2022 al 2023: si è ridotto di tantissimo il risparmio di spesa sul maggiore canone che gli inquilini dovrebbero altrimenti versare qualora prendessero in locazione un alloggio sul libero mercato, che sarebbe poi la funzione dell'edilizia pubblica. Un controsenso in questa fase storica di difficoltà delle famiglie! È evidente che gli aumenti dei canoni sociali legati agli aumenti ISTAT, e quindi all'inflazione esorbitante di questi anni, alla mancata indicizzazione ICEF, all'applicazione punitiva del canone di mercato quando scatta il provvedimento di revoca (e sappiamo che molte morosità sono incolpevoli causa "bollette impazzite” delle quali va accertata ancora la responsabilità) e a una quota marginale di riqualificazioni energetiche che porta a rideterminazione dei canoni hanno contribuito a questo importante aumento dei canoni di locazione, davvero fuori scala per l'edilizia popolare.
Altro dato che riflette le difficoltà della popolazione che abita negli appartamenti ITEA, legata soprattutto alla vicenda “bollette pazze”, è l'esplosione dei solleciti di pagamento e delle rateizzazioni: i primi passati da 1954 a 2611 e le seconde da 647 a 1696. Un quadro davvero allarmante, al quale si aggiungeranno le maxi rateizzazioni autorizzate dall'assessore Marchiori, ancor prima di aver definito le ragioni degli aumenti delle bollette energetiche ingiustificati. Una cosa ingiustificabile e della quale continuiamo a chiedere conto.
In sostanza un disastro, che non si risolve certo con l'iniezione di un po’ di risorse e la programmazione di soli 104 nuovi alloggi (quelli della Nava e di viale dei Tigli ancora in progettazione dopo anni annorum), in chissà quanti anni. Serve una governance che riesca a dare centralità alla missione sociale di ITEA, che chiarisca la vicenda “bollette pazze”, che riesca a mettere a terra un numero adeguato di interventi di riqualificazione rivedendo il piano strategico e rendendolo decennale con una pianificazione di nuovi alloggi adeguata alle richieste. Così l'edilizia pubblica non può continuare e sta venendo meno alla sua funzione. L'assessore Marchiori convochi un Comitato sulla condizione abitativa per dar conto di questo bilancio e addivenire a soluzioni in tempi brevi.
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"Itea, più di mille case ancore vuote", S. Casciano, "Il T Quotidiano", 30 agosto 2024
Un ente di edilizia popolare che fa fatica a dare risposta al bisogno di casa, piegato da problemi noti, ma complessi da risolvere. È questo il quadro che emerge dal bilancio sociale di Itea, che l’ente ha pubblicato recentemente. Se il dato che balza immediatamente all’occhio è quello relativo agli alloggi di risulta, quelli vacanti che necessitano di lavori piccoli o grandi prima di essere dati a nuovi inquilini, salito a 1.132, anche il numero di domande per alloggio e contributo all’affitto racconta la situazione emergenziale in Trentino per quel che riguarda la casa.
Gli alloggi vuoti
I dati sugli alloggi di risulta, se fossero posti su un grafico, mostrerebbero una linea in continua crescita. Come tutti hanno imparato durante il Covid sarebbe importante appiattire quella curva e invece sembra non sia ancora arrivato quel momento. Nonostante la Provincia abbia attivato gare «booster» ulteriori per ristruttura più alloggi possibili, il dato degli appartamenti vuoti al 31 dicembre 2023 è il più alto da dieci anni e il numero di locali di cui l’ente torna in possesso, per cessata locazione, rimane più alto di quelli che riesce a recuperare. Lo storico dei numeri racconta il baratro in cui Itea e la Provincia sono finiti negli ultimi anni. Nel 2017 gli alloggi vuoti erano 501, l’ente in media negli anni precedenti ne ristrutturava circa 500 a fronte di circa 440 di cui rientrava in possesso. Un disavanzo positivo che poco a poco permetteva di abbassare il numero di alloggi vuoti. Tutto questo è scomparso negli ultimi anni, durante i quali l’ente è riuscito a ristrutturare in media circa 310 alloggi, ma mentre rientrava in possesso di circa 415 appartamenti all’anno di media. Insomma non sono gli alloggi che rientrano in possesso dell’ente a essere esplosi, ma quelli che è capace di ristrutturare a essere calati drasticamente. In parte forse pesa anche la condizione di questi alloggi: nel suo bilancio Itea dice che il 70% di essi rientra nelle categorie B3 e B4, quelle che richiedono lavori più importanti. Rimane il fatto che fino a quando l’ente non riuscirà ad aumentare il numero di ristrutturazioni, gli alloggi vuoti non faranno altro che aumentare, in un contesto in cui il bisogno di casa è sempre più importante.
Cresce la domanda
Questo lo raccontano i dati sulle domande di alloggio Itea o contributo all’affitto presentate. Sono quasi 5mila le famiglie coinvolte: 4.991. In particolare 1.138 famiglie hanno fatto richiesta di alloggio popolare,2.177 di contributo all’affitto e 1.676 hanno presentato entrambe le domande. Se si stima che i contributi siano stati tutti erogati, con un beneficio economico medio a famiglia pari a 201 euro, si sa che i contratti di alloggio stipulati sono 511, ma non è noto a quante domande diano risposta. La domanda è composta al 63% da famiglie comunitarie e al 37% da extracomunitarie. Per quel che riguarda gli appartamenti il 91% di chi ha l’alloggio ha la cittadinanza italiana, sfatando certi miti che circolano spesso nelle chiacchiere.
Morosità esplose
L’ultimo dato allarmante che emerge dal bilancio sociale di Itea è quello delle morosità, che stando al report nel 2023 sono letteralmente esplose. Scrive l’ente che le lettere di sollecito di pagamento inviate a utenti con contratti attivi sono state 2.611, circa 800 in più rispetto solo a 2 anni prima. Ancora più impressionante il dato delle rateizzazioni, triplicate in solo due anni. Le rateizzazioni di pagamenti pregressi concesse a utenti con contratto attivo erano 591 nel 2021 e sono diventate 1.696 nel 2023. L’ente non specifica a cosa sia dovuto, ma è probabile che sia il frutto delle famose «bollette pazze» di cui abbiamo scritto a lungo sul «T». Morosità quindi incolpevoli per inquilini che si sono visti esplodere i costi energia per dei contratti sottoscritti da Itea. In questo contesto non aiuta anche l’aumento del canone chiesto alle famiglie, cresciuto del 16%. Si è passati da 138 a 160 euro al mese, non è molto, ma per una famiglia che vive con un basso reddito, anche questo fa la differenza. Lo fa di sicuro per i conti dell’ente che aumenta di 2 milioni le entrate proprio dai canoni