Basta con l'idea della Valdastico

Nei prossimi giorni inizierà la discussione attorno al disegno di legge per l'approvazione della variante al Pup che permetterebbe lo sbocco della Valdastico anche a sud del Trentino.Non c'è in realtà alcuna previsione urbanistica o progettuale e manca qualsiasi intesa nazionale o con il Veneto.
Roberto Pinter, 26 agosto 2024

Allo stato delle cose, quindi, si potrebbe considerare una variante inutile.Ma in realtà la sua utilità per la giunta Fugatti sta nel fatto che, se approvata, questa variante renderebbe possibile il completamento della Valdastico senza dover più rimettere mano al Pup e quindi con un atto subordinato al Pup, quindi più facile e più veloce da attuare.Quindi è giusto preoccuparsi e giusto opporsi.Fugatti si è dimostrato indifferente all'opinione del territorio interessato e rispetto alla netta opposizione degli enti locali e sembra deciso a procedere anche se non può senza la volontà e le risorse della concessionaria autostradale e senza le necessarie intese.

Anche il suo popolo leghista che vive nei territori interessati all'opera è contrario, ma evidentemente sanno meglio di me che non devono più di tanto preoccuparsi visto che i propositi di Fugatti lasciano il tempo che trovano.

Io credo invece che la variante al Pup, a prescindere dalle reali conseguenze, sia un atto che mostra l'incoscienza e se posso permettermelo la stupidità di chi governa in Provincia.L'incoscienza rispetto ai cambiamenti climatici che stanno compromettendo il futuro e la stupidità di chi, non solo non si adopera per contenere e per ridurre l'impatto, ma contribuisce ad accelerare il disastro ambientale.

Nel passato si è discusso a lungo della Valdastico: negli anni Settanta quando Trento sembrava pronta a completarla, negli anni Ottanta quando Rovereto rilanciava l'idea, negli anni Novanta quando la Valsugana la richiedeva.Personalmente ho fatto la prima conferenza stampa al casello di Piovene Rocchette nel 1984, mi sono opposto a Rovereto negli anni Novanta condividendo l'opposizione del vicepresidente Micheli, ho usato il mio ruolo di assessore all'urbanistica per fermare i propositi di Grisenti e Dellai negli anni duemila e ho espresso il mio dissenso anche rispetto alla riapertura della partita da parte di Rossi (e della sua giunta con il Pd).

Ma la discussione si è concentrata sull'utilità dell'opera o sull'impatto ambientale della stessa, raramente sull'idea sottesa di mobilità e sull'impatto complessivo rispetto al cambiamento climatico.Oggi non si dovrebbe discutere di «Valdastico sì o Valdastico no" sulla base della sostenibilità economica della stessa (e quindi della sua manifesta inutilità anche rispetto ai flussi di traffico) e nemmeno sull'impatto ambientale e paesaggistico della stessa, come se ci fosse una soluzione progettuale accettabile.

Oggi si dovrebbe discutere di quale presente abbiamo e di quale futuro vogliamo. E dirci: vogliamo veramente immaginare di continuare indifferenti non solo con il modello di consumo, ma anche con il modello energetico e della mobilità fin qui dominante? Vogliamo accelerare verso il baratro o vogliamo provare quanto meno a frenare la velocità con la quale contribuiamo al riscaldamento climatico? E per frenare bisogna pensare di cambiare le fonti e i consumi energetici, di ridurre le emissioni in atmosfera e quindi accanto alla produzione industriale e a quella agricola raccogliere la sfida dell'abitare e della mobilità.

Ecco perché ritengo che prima di tutto questa variante del Pup sia indice di stupidità, perché 50 anni fa non c'era la percezione del cambiamento climatico né la consapevolezza di dover cambiare le cose. Oggi sì, ma purtroppo la irresponsabilità di chi governa e il ritardo della politica comportano che si continui come se nulla fosse successo, come fosse possibile immaginare di caricare ancora le merci sui Tir e metterle su strada senza alcun limite, come se fosse possibile raddoppiare ancora i mezzi in circolazione e continuare con la mobilità privata senza provarci nemmeno a muoversi diversamente, a riscaldarci o raffreddarci diversamente, a produrre e consumare diversamente.