Nuovi alberghi e la memoria corta della giunta

Fra i non pochi difetti di questa Giunta provinciale e della maggioranza che la sostiene, quello della memoria appare però eclatante.
Alessio Manica - Michela Calzà, 9 luglio 2024

Con una dichiarazione del tutto improvvida, l’Assessore all’Urbanistica afferma che al Trentino servono aree per hotel a 5 stelle, ricavando ovviamente tali aree da nuove riduzioni del verde agricolo di pregio.

Senza alcuna analisi a supporto, ne ragionamento di strategia e men che meno senza nessuna concertazione con tutti gli attori del territorio, la Giunta provinciale prosegue nel suo disegno di cementificazione, convinta che la qualità del turismo passi solo sul terreno dell’edificazione di nuovi alberghi di lusso anziché sull’impegnativo fronte della tutela dell’ambiente e del paesaggio, cura del territorio e rafforzamento dei servizi, punti di forza quest’ultimi del tanto richiamato turismo sudtirolese. Piano Urbanistico Provinciale e norme di governo del territorio sono evidentemente fastidiosi vincoli da smantellare non traduzioni in norma di una visone di tutela e sviluppo coerente del territorio.

Ma l’Assessore, nella necessità di giustificare l’iniziativa, dimentica che la qualità si fa anche grazie e con le altre tipologie di ricettività turistica, agriturismo incluso! Inoltre dimentica l’esistenza sul territorio di centinaia di alberghi dismessi, 150 circa e per un totale di oltre 700.000 m.c. e di 228.000 m.q. di superficie. Si tratta di strutture collocate prevalentemente in territori a forte vocazione turistica, per il recupero delle quali già la Giunta provinciale si era impegnata ad emanare nuove norme finanziarie, fiscali, urbanistiche ed amministrative, rimaste invece lettera morta. Oggi, si propone invece di erodere porzioni rilevanti e preziose di territorio per far posto ad una edilizia alberghiera di alto livello, senza aver minimamente valutato come quest’ultima potrebbe trovare più che degna collocazione dentro la ristrutturazione di strutture già esistenti.

Con l’aggravante che la scelta non nasce da una riflessione di prospettiva, da un’analisi di sistema, da un percorso di confronto con il territorio ma da qualche istanza puntuale che con serafica leggerezza si vorrebbe soddisfare cambiando la norma generale.