Guai a chiamarlo «salario minimo», perché il consigliere comunale dem Luca Filosi ci tiene a essere chiaro: la mozione del centrosinistra discussa in queste ore a Palazzo Thun parla di un «salario orario essenziale», una cifra sotto cui non è dignitoso vivere a Trento.
"Corriere del Trentino", 4 luglio 2024
Ma che — al contrario del salario minimo — non è fissata in modo rigido. Anzi, ogni anno dovrà essere aggiornata a seconda di parametri come l’inflazione.
Più nel dettaglio, la mozione impegna la giunta guidata da Franco Ianeselli su quattro punti. Il primo è l’avvio di una fase di monitoraggio sui servizi dati in appalto dal Comune di Trento. Bisognerà raccogliere dati sulle retribuzioni degli addetti e sul loro monte ore complessivo, con particolare attenzione a quei servizi erogati in modo discontinuo. In secondo luogo occorrerà creare una commissione tecnica, coinvolgendo gli esperti di UniTrento, le associazioni datoriali e le sigle sindacali. Dovrà individuare anno per anno l’importo orario del «salario essenziale» per la città di Trento. Cioè quello sotto cui è impossibile soddisfare i bisogni primari in città.
Terzo, si legge nel testo della mozione, «promuovere nelle sedi opportune misure a sostegno della contrattazione collettiva, quali, ad esempio, l’indicazione nei futuri capitolati d’appalto di un contratto collettivo nazionale di lavoro che garantisca una retribuzione mensile adeguata al soddisfacimento dei bisogni essenziali e in linea con il salario essenziale». In questo rientra la possibilità di includere i lavoratori nel perimetro di contratti collettivi che di solito non sono applicati per le loro mansioni. Ad esempio potrebbe essere applicato il contratto del Commercio agli addetti alle pulizie. Infine, l’ultimo punto è, per sindaco e giunta, l’impegno a promuovere l’iniziativa al di fuori di Trento, nel Cal ad esempio. La platea a cui si rivolge questa misura è ora di circa 200 persone. Ma si tratta di un numero soggetto a molte variazioni.
Come spiega lo stesso Filosi, i dettagli tecnici dovranno essere ultimati, ma un punto fermo resta: il principio di questa mozione è far sì che, alla fine, sia l’amministrazione comunale a colmare l’eventuale gap tra la soglia stabilita per il salario minimo essenziale e quello attualmente percepito da un lavoratore assunto da un’impresa esterna.
«Se temiamo un intervento della Corte dei Conti? Avendo il coinvolgimento dell’Università di Trento ci aspettiamo di ottenere un quadro di riferimento molto chiaro e in fase iniziale le cifre potrebbero essere relativamente basse — dichiara Filosi — Oltretutto c’è una sentenza della Corte Costituzionale, a cui i Comuni italiani si stanno rifacendo, che ci permette di andare nella direzione di più sostenibilità e concretezza». «Il problema è che se prima la povertà era di chi non lavorava, ora anche chi ha un lavoro rischia di finirci», afferma invece Walter Lenzi, che per primo ha firmato il provvedimento.
La mozione è stata sottoscritta da tutti i consiglieri Pd-Psi, insieme a Renato Tomasi di Campobase, Andreas Fernandez dei Verdi e Francesca Fiori di Insieme per Trento. A presentarla anche il capogruppo dem Michele Brugnara, il coordinatore Alex Benetti, il consigliere comunale e segretario provinciale dem, Alessandro Dal Ri, Marco Boato e Renata Attolini di Avs.