Rovereto, Robol è la prima sindaca: «Spazio a inclusività e sicurezza»

Rovereto «E soprattutto sono contenta di essere la prima sindaca donna di Rovereto». È stato in quel momento che nella sede di via Rialto è risuonato l’applauso più fragoroso. È questo il dato di fatto che più di tutti ha caricato i sostenitori della sindaca reggente e, da ieri pomeriggio, sindaca a tutti gli effetti, Giulia Robol: al ballottaggio la democratica ha battuto Gianpiero Lui col 57,3%, contro il 42,7% del rivale.
D. Cassaghi, "Corriere del Trentino", 11 giugno 2024

Era passata una mezz’ora dall’inizio dello spoglio delle 14, ma nella sede del comitato elettorale di Robol tutto era in fermento. Al tavolo, la presidente provinciale del Partito democratico, Arianna Miorandi, e il responsabile dell’organizzazione, Stefano Spagnolli, non stavano fermi un momento. «Abbiamo vinto anche in questo seggio!», gridavano e, con dovizia, prendevano nota di ogni scheda in più assegnata alla loro candidata. Appena fuori dalla porta, intento a tessere relazioni con cittadini e giornalisti, c’era Michele Dorigotti, il candidato di Officina Comune, determinante per la vittoria. E sulla vetrina della sede del comitato, il simbolo arancione era stato aggiunto a quelli di Pd, Civici per l’Autonomia, Campobase, Alleanza Verdi e Sinistra e Rovereto Libera.

Robol non c’era. Arriva nella sede di via Rialto solo dopo le 15, quando era ormai chiaro che sarebbe stata lei a succedere a Francesco Valduga. Con l’investitura ufficiale questa volta, non come semplice reggente. «Sono felicissima — ha commentato a caldo — Il centrosinistra autonomista e liberale ha dimostrato di essere solido, robusto e vicino alle persone. La preoccupazione era un po’ per le Europee: qualche momento di scoramento l’ho avuto. Non tanto per la città, dove il centrosinistra ha retto. Ma è indubbio che il vero partito vincitore del centrodestra è Fratelli d’Italia, molto lontano dai nostri valori e dal nostro programma. È un autentico competitor».

Perché infatti è lei stessa a sottolineare questo punto: le tante preferenze a Giorgia Meloni hanno fatto sobbalzare gli elettori del centrosinistra, che — nonostante le divisioni nel centrodestra — si aspettavano che i meloniani mettessero la croce sul nome di Lui. Inoltre, sia in campagna elettorale sia dopo, una delle preoccupazioni di Robol era quella di disarticolare la narrazione dell’avversario, che cercava a più riprese di mostrarsi «civico e moderato», fuori dalla logica di partito. E di giustificare così, dopo due mandati del paladino del civismo Valduga, il fatto che una candidata con la tessera del Partito democratico corresse a Palazzo Pretorio. «Il civismo è un progetto politico che c’è a prescindere, in questa tornata elettorale il confronto è stato destra/sinistra, legato al fatto che si teneva insieme a un appuntamento molto importante, che era quello delle Europee — riflette la neosindaca — La stessa Officina Comune può essere vista come un progetto civico, di servizio alla cittadinanza. Ma non esiste un unico modello di civismo, tuttavia il confronto vero, in questo momento storico, è tra politiche di destra e di sinistra». La fine della retorica valdughiana? «Non sta a me dirlo — continua — il percorso del civismo di Valduga poi ha portato alla nascita di un parito politico: Campobase. Immagino che tutto abbia avuto quell’obiettivo».

Da prima donna a palazzo Pretorio, Robol sente «una responsabilità in più, perché per le donne è sempre difficile arrivare ai ruoli di vertice, per i motivi che sappiamo. Spero che questo passi come un messaggio per quelle ragazze che decidano di mettersi in politica». Ma sulle priorità da mettere in cantiere le idee sono chiare: «Abbiamo tutto un percorso da portare avanti, che è quello dei bandi Pnrr, come quello dei Giardini alla Pista. C’è il trasferimento della Cassa Malati nell’area Bimac. E la fine del cantiere in piazzale Orsi. Ci sono una serie di questioni ereditate dalla precidente amministrazione da portare a termine. Poi ci sono le cose nuove che proponiamo nel nostro programma: i progetti legati all’inclusività e sicurezza, il miglioramento degli spazi degradati come avvenuto in Urban City e ora in vicolo Parolari, l’illuminazione in alcuni parchi».

Al coro festante — presenti ieri il segretario dem Alessandro Dal Ri, Sara Ferrari, Claudia Merighi, Micol Cossali e Jacopo Zannini di Sinistra Italiana — si aggiunge anche Michele Dorigotti: «Molto soddisfatti, abbiamo lavorato tanto. Contenti di essere sei in Consiglio. Sicuramente le porte della giunta si apriranno per noi, ma non è scontato che farò il vice».