Ferrari: «L'Europa sia protagonista»

È già stata consigliera comunale, consigliera provinciale e componente della giunta di Ugo Rossi quando in Trentino governava il centrosinistra. È ora deputata, eletta nelle fila del Pd, ma è pronta anche per Bruxelles. Sara Ferrari ha deciso di entrare nella lista dem «perché queste elezioni sono fondamentali, determinanti».
D. Baldo, "Il T Quotidiano", 6 giugno 2024

 

Lo dicono tutti, soprattutto a sinistra. Ma perché? Cosa c'è in ballo questa volta?

«Sono di certo elezioni determinanti per il futuro dell'Unione dove si confronteranno due visioni contrapposte di Europa. Quella di chi, come noi, crede nella necessità di completare il processo di unificazione politica, per un'Europa che parli con una voce sola, sia baluardo della democrazia e della tutela dei diritti civili, che acquisisca autorevolezza sullo scacchiere internazionale, che vada nella direzione di investimenti comuni in politiche sociali e ambientali. E quella di chi vorrebbe un'Europa oscurantista, fatta di Stati sovrani che rispondono esclusivamente a logiche egoistiche nazionaliste».

 

Il contesto è cambiato soprattutto dallo scoppio della guerra in Ucraina? Su questo tema c'è una divisione tra chi dice sì all'invio di armi e chi dice no. La sua posizione?

«Il popolo ucraino ha diritto a difendersi dall'imperialismo russo. Diverso è sostenere una guerra di aggressione con armi e uomini contro la Russia. Quello che più è mancato e manca in questa vicenda è il ruolo diplomatico dell'Unione europea, proprio perché manca una politica estera comune che ci permetta di muoverci coesi ed essere incisivi, bisogna superare il diritto di veto di un solo stato e poter decidere a maggioranza qualificata».

 

Altro fronte di guerra, quello mediorientale. Lei è stata a Rafah, ha visto da vicino cosa sta succedendo. Ma anche su questo ci si divide. Lei come si pone tra il diritto di Israele a difendersi e la Palestina a esistere?

«Lo Stato di Israele ha il diritto a un'esistenza libera dalle minacce terroristiche. Detto questo la risposta all'attacco di Hamas del 7 ottobre è stata del tutto sproporzionata e sta coinvolgendo un numero abnorme di civili in un disastro umanitario intenzionale: 36.000 persone tra cui la maggior parte donne e bambini. Anche in questo caso l'Europa è la grande assente al tavolo delle trattative. Serve dare attuazione alla risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu con un cessate il fuoco immediato e definitivo, la liberazione degli ostaggi, il libero accesso degli aiuti umanitari, che purtroppo, come ho potuto vedere di persona, Israele sta tenendo colpevolmente bloccati, ed è necessario il riconoscimento dello Stato di Palestina».

 

Con le guerre in corso c'è chi propone un esercito comune europeo. Lei è favorevole?

«Certo che sì, per muoverci in modo unitario e per ridurre le spese militari, non aumentarle nei singoli Stati. Serve però anche ragionare in prospettiva nella direzione dei corpi di pace europei».

 

Un altro tema importante è quello ambientale, legato al cambiamento climatico. Bisogna fare di più? Ma cosa?

«La traiettoria tracciata verso l'azzeramento delle emissioni al 2050 è corretta, serve però rendere le azioni previste per la transizione energetica e agricola socialmente ed economicamente sostenibili. Serve aiutare e accompagnare le fasce più deboli in questa transizione, sia famiglie che imprese, con fondi comuni e con un grande progetto industriale europeo di green economy che diventi opportunità di sviluppo. Vanno protette le produzioni europee che rispettano le norme sulle emissioni dall'ingresso di beni extra Ue, che non le rispettano e fanno concorrenza sleale».

 

Cosa pensa dello slogan leghista «Più Italia. Meno Europa»?

«Che è la solita posizione sovranista di chi si scaglia contro l'Europa perché vorrebbe avere mani libere per “orbanizzare” anche il nostro Paese, senza vincoli. Riducendo diritti e libertà delle persone. Peccato che si dimentichino che senza Europa non avremmo salvato milioni di persone grazie alla pronta disponibilità di vaccini e non avremmo avuto il Pnrr per risollevare l'economia, di cui l'Italia è stata il maggior beneficiario».

 

La Lega governa anche in Provincia di Trento. Un breve giudizio sul lavoro della giunta Fugatti?

«Hanno smantellato un modello funzionante solidaristico e inclusivo di società, che garantiva convivenza pacifica, rinunciando a esercitare le nostre prerogative autonomistiche che dovrebbero servire a rilanciare sanità pubblica, salari, diritto alla casa e contrastare la denatalità. Un bilancio? Un disastro».

 

E da parlamentare, un breve giudizio sul governo Meloni?

«Sta comprimendo la libertà di stampa, vuole ridurre i poteri del Parlamento attraverso il premierato, rimette in discussione diritti consolidati delle donne, proprio lei che è la prima donna premier. E mentre si impegna a contrarre la democrazia, privatizza la sanità pubblica, muove guerra ai poveri e ai migranti, si accompagna a chi vuole il ponte sullo stretto di Messina e nega i cambiamenti climatici. Che dire? Peggio di così era difficile».