TRENTO. “L'Europa deve lavorare con la comunità internazionale per giungere ad un cessate il fuoco immediato, ci sono oltre 36.000 morti civili di cui il 60% donne e bambini”. La parlamentare trentina Sara Ferarri, oggi candidata per il Partito Democratico alle elezioni Europee, lo scorso marzo ha preso parte alla delegazione italiana partita in missione, su iniziativa dell’Associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale (Aoi), verso il valico di Rafah, tra l’Egitto e la Striscia di Gaza.
G. Fin, 2 giugno 2024
L'auspicio quello di trovare una unità europea. “Il mondo extra Ue - spiega a il Dolomiti - si aspetta che noi siamo un soggetto unitario che si muove insieme, invece così divisi non siamo efficaci”.
Fra i temi cari alla deputata Ferrari anche la transizione economica sulla quale occorre accelerare. “La trasformazione della nostra economia e dei nostri comportamenti in modo più sostenibile per il pianeta è un processo indispensabile, indiscutibile, irreversibile” spiega.
Nata a Rovereto, Sara Ferrari si è laureata in Lettere con una tesi sulla storia del Trentino e del Tirolo. Consegue poi anche il diploma di maturità magistrale e il diploma statale di Archivistica, Paleografia e Diplomatica all'Archivio di Stato di Bolzano, quindi il diploma provinciale di catalogazione libraria. E' stata insegnante di ruolo alle medie di Rovereto, Pergine e Mezzolombardo e docente di materie letterarie nelle scuole superiori. Nel 2000 ha iniziato il suo percorso politico con i Democratici di Sinistra, nel 2004 è segretaria politica di Trento. Nel 2005 viene eletta nel Consiglio comunale e nel 2008 diventa consigliera provinciale.
Nel 2013, rieletta, diventa assessora all'Università, Ricerca, Pari opportunità, Politiche giovanili e Cooperazione allo sviluppo e membro del Consiglio Nazionale per la cooperazione allo sviluppo presso il Maeci. Dopo la riconferma nel 2018, viene eletta alla Camera dei deputati.
Oggi è candidata per il Pd alle elezioni europee che si terranno l'8 e il 9 giugno.
Sostegno all'Ucraina, cosa pensa di quello che è stato fatto oggi? Ritiene giusto e importante fornire armi agli ucraini? Come considera le sanzioni che sono state date alla Russia?
Ero ancora in consiglio provinciale a Trento quando ho promosso da capogruppo Pd una mozione per condannare da subito l’aggressione della Russia all’Ucraina e dunque ho ritenuto fin dall’inizio necessario l’invio delle armi, perché gli Ucraini aggrediti potessero difendersi e così ho votato anche a Roma. Non ho sostenuto invece l’aumento delle spese militari dell’Italia. Ritengo che il compimento dell’unificazione europea, che dovrà portarci anche a una difesa comune, possa contribuire alla riduzione della spesa militare dei singoli Stati e non all’aumento. Ritengo invece che si sia fatto troppo poco finora sul piano diplomatico per giungere alla pace, ma finché l’Ue non parla con una voce unitaria in politica estera, non avremo alcun peso sulla soluzione e anche le sanzioni, che pur sono necessarie e sono state rafforzate dopo la morte di Navalny, si dimostrano insufficienti.
Il ruolo europeo nello scacchiere internazionale, si è rafforzato o indebolito nel corso degli ultimi anni? Serve un esercito comune?
Non mi pare particolarmente rafforzato: 30 anni fa l’Ue non è stata capace di gestire la guerra nei Balcani e ancora oggi il diritto di veto di un solo stato membro impedisce coesione su guerra in Ucraina e in Medio Oriente. Il compimento del processo di unificazione europeo non può che comportare anche una politica estera e una difesa comuni e il superamento dell'unanimità delle decisioni.
Nella guerra Israele – Hamas, cosa bisogna fare?
Lavorare con la comunità internazionale per giungere ad un cessate il fuoco immediato, ci sono 36.000 morti civili di cui il 60% donne e bambini. Quando sono stata con la delegazione parlamentare al confine con la striscia di Gaza a Rafah, la Lega araba, Oms, Msf Croce Rossa ci hanno ringraziato per la missione italiana ma ci hanno chiesto “dopo Portoghesi, Tedeschi, italiani, quando verrà l’Europa?”. Il mondo extra Ue si aspetta che noi siamo un soggetto unitario che si muove insieme, invece così divisi non siamo efficaci. Temo che in Medio Oriente saranno gli USA a condizionare la risoluzione, spero che l’escalation della disumanità porti quanto prima a quel cessate il fuoco con la liberazione degli ostaggi che chiediamo da mesi e per il quale la premier Meloni non si è spesa troppo nei consessi internazionali. Del resto in questi giorni lo stesso ministro alla difesa italiano, (quello che produce e vende armi) dopo aver detto che Israele si sta garantendo odio per anni, si è affrettato a precisare che la sua non era una critica. Spero inoltre che la risoluzione del conflitto porti finalmente al riconoscimento globale, quindi anche del nostro paese, di uno Stato libero di Palestina.
Uno dei punti fondamentali nella prossima legislatura europea sarà la transizione ecologica. Lei ritiene che bisogna accelerarla oppure rallentarla? Quale dovrebbe essere, secondo lei, il primo provvedimento da mettere in campo?
Fare nuovo debito comune per investimenti condivisi su scala europea. Non c’è tempo da perdere: il cambiamento climatico in corso ci dimostra quotidianamente che dobbiamo accelerare, non rallentare. La trasformazione della nostra economia e dei nostri comportamenti in modo più sostenibile per il pianeta è un processo indispensabile, indiscutibile, irreversibile ma che può avvenire solo se le persone ne sono protagoniste, quindi vanno sostenute le famiglie e le aziende che sono fragili e non sono nelle condizioni di fare questo passaggio. L’esperienza del debito collettivo fatto dalla UE con il Next Generation dopo il Covid, ci ha dimostrato che solo mettendo in comune lo sforzo si può immaginare di raggiungere obiettivi comuni, altrimenti continueranno ad esserci squilibri notevoli tra gli Stati membri e non saremo competitivi nemmeno sul piano delle relazioni commerciali internazionali perché rischiamo di farci concorrenza reciproca internamente all'Ue.
Il tema della carne sintetica ha fatto molto discutere. La sua introduzione è positiva o negativa? Perché?
L'Italia è l'unico Paese ad avere irragionevolmente vietato sperimentazione e produzione di carne coltivata. La ricerca in questo campo, invece, è necessaria per garantire una fonte alimentare di proteine animali in modo più sostenibile. Per questo serve ancora ricerca, per ridurre i consumi energetici e i fattori inquinanti. L’Italia l’ha vietata ma di fatto ha messo il divieto ad un prodotto che oggi sul mercato italiano non c’è. Come sempre il governo pensa più agli annunci di facciata che alla sostanza dei problemi. La ricerca anche in questo campo non va fermata, semmai va regolamentata: dobbiamo pensare a come un giorno riusciremo a sfamare il pianeta e va tutelato il Made in Italy, le produzioni di qualità che ci sono. Ma anche in questo servono politiche di sostegno al reddito e non medaglie di cartone dal valore di 2000 euro come ha introdotto il ministro Lollobrigida. Con la legge assurda che la destra ha approvato l’Italia rischia un’infrazione dall’Europa perché la libera circolazione delle merci e quindi anche dei prodotti alimentari e della carne coltivata quando sarà regolamentata, non può essere impedita.
Gestione della fauna selvatica, orsi e lupi vanno tutelati oppure oggi occorre abbassare il livello di protezione?
La presenza diffusa e problematica di lupi ed orsi nell’arco alpino dimostra che non sono più evidentemente a rischio di estinzione e quindi c’è l’esigenza di rivedere la direttiva europea habitat che prevede un’alta tutela per queste specie. In caso di pericolosità elevata l’abbattimento selettivo degli esemplari, come già regolamentato da tempo dall’accordo fra lo Stato e le regioni con il Pacobace non compromette la sopravvivenza della specie e deve essere applicato per consentire una convivenza in sicurezza. L’ente pubblico deve accompagnare gli sforzi che agricoltori e allevatori hanno fatto in questi anni nell’allestimento di recinzioni e con i cani da guardiania e investire maggiormente ad esempio nella costruzione delle protezioni dei cassonetti dei rifiuti nei territori montani, come la Giunta Fugatti si è decisa finalmente a fare, dopo anni di “non gestione” e investimenti scarsi in personale, informazione e ricerca e monitoraggio.