«Per un’Europa più giusta, più sociale e più sostenibile», condensa la «direzione da prendere» sui banchi del prossimo Parlamento europeo Stefano Bonaccini, capolista del Partito democratico per il Nord Est alle elezioni europee dell’8 e 9 giugno.E. Pruner, "Corriere del Trentino", 15 maggio 2024
Al centro le politiche del lavoro, con il referendum sul Jobs Act che Bonaccini sta «seriamente pensando di firmare», una transizione ecologica «da incentivare» e gli occhi puntati sulla pace in Ucraina e sul fronte israelo-palestinese. Ma a sentire il presidente della Regione Emilia Romagna, il futuro europeo si gioca anche a livello locale: «Le risorse europee ora servono per i grandi investimenti, a partire dalle infrastrutture ferroviarie che qui in Trentino-Alto Adige in parte mancano e che potrebbero rappresentare una grande porta d’accesso verso l’Europa».
Prioritari anche la ricerca e l’innovazione: «Il Trentino aveva aperto strade importanti, ma vedo dai numeri che ha fatto passi indietro», ha rilanciato. Sulla gestione dei grandi carnivori, invece, su cui pesa la giurisdizione europea, i ragionamenti sembrano prematuri: «Ne parleremo sicuramente, i temi sono così tanti...».
Ieri mattina Bonaccini ha fatto tappa a Rovereto per aprire la campagna elettorale in Trentino, accompagnato dall’altra candidata trentina, la deputata Sara Ferrari, e dalla sindaca reggente della città della Quercia, Giulia Robol, che il 26 maggio correrà per riottenere la fascia tricolore. Quest’ultima ha sottolineato la necessità del «dialogo con la Provincia», ma con certe accortezze: «Serve anche dire dei no per non appiattirsi alle scelte di Piazza Dante».
Ha quindi messo in fila le priorità Ferrari: «Abbiamo bisogno di un’Europa che faccia massa critica su questioni di interesse comune, a iniziare dai rapporti esteri e dal commercio». Un obiettivo, quello del «solido governo europeista», ribadito da Bonaccini, che non ha nascosto il timore di derive antieuropeiste: «Per la prima volta c’è il rischio che l’estrema destra abbia la maggioranza nel Parlamento europeo». E il governatore non ha risparmiato le stoccate agli avversari leghisti, ritrovandosi a più riprese a descrivere il Pd quasi per negazione rispetto alla linea dettata dal Carroccio («Noi abbiamo idee opposte a loro»). Del resto, dal 2019, la Lega si colloca nel gruppo euroscettico «Identità e democrazia» e Salvini, con quell’«Io sto tutta la vita con l’Europa pacifica di Le Pen» pronunciato nell’ultimo raduno dei sovranisti a Roma, sembra svelare le intenzioni anche per la prossima legislatura.
«Lo slogan della Lega mi fa sorridere — ha incalzato Bonaccini — Vorrei sapere cosa ne pensano Fugatti, Fedriga e Zaia sulla possibilità di avere “più Italia e meno Europa”. E vorrei sapere cosa ne pensano gli imprenditori. Se avessimo scelto la ricetta di chi usava le felpe “No Euro” le nostre imprese sarebbero state spazzate via dalla competizione globale». Se si decidesse di «alzare i muri», ha tradotto in numeri il capolista, si perderebbero «fino ai 4/5 di valore aggiunto». Poi l’affondo su Vannacci: «Di un’idea di società che fomenta odio mi piacerebbe sapere l’opinione di Fugatti».
Stava parlando nella sede della coalizione per Giulia Robol sindaca, il capolista dem, quando l’invocato governatore si è presentato all’uscio: «Passavo di qua, la saluto», ha teso la mano Fugatti, in piena campagna elettorale per le vie di Rovereto. Un’«incursione» gradita, ha spiegato nel pomeriggio Bonaccini in Piazza Pasi, a Trento, di fronte a duecento persone riunitesi per ascoltare il comizio del Pd: «Ho fatto per sei anni il presidente della conferenza delle Regioni, conosco Fugatti e penso che sarebbe meno imbarazzato a votare me che Vannacci», ha sorriso il presidente dell’Emilia Romagna. Microfono alla mano, Ferrari ha chiesto un cambio di passo in Medio Oriente: «La situazione internazionale richiede che l’Europa intervenga in maniera unitaria».
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