In Trentino è possibile effettuare un’interruzione volontaria di gravidanza (Ivg) nel 50% delle strutture. Due anni fa erano 3 su 5 e la media nazionale è del 59%. Per ogni mille donne in età fertile, ci sono 2,7 punti in cui è possibile abortire (la media nazionale è di 2,8). Un ginecologo non obiettore effettua in media 0,4 aborti a settimana (contro la media nazionale di 0,9, dati del 2021)."Corriere del Trentino", 19 aprile 2024
In Alto Adige si pratica l’Ivg solo in due strutture su otto (25%): Bolzano e Merano. I punti di accesso all’Ivg sono, in media, 1,8 ogni mille donne. E un non obiettore effettua in media 0,6 Ivg alla settimana. L’Alto Adige continua nel primato con l’83,7% di obiettori, quando la media nazionale è del 64,6% Sono questi i dati pubblicati nel’ultimo «Rapporto annuale sull’interruzione volontaria di gravidanza», diffuso dalla provincia di Trento e dall’Apss.
La diminuzione dei centri in Trentino in cui è possibile accedere all’Ivg è — come spiega il dottor Marco Ioppi — dovuta alla chiusura dei punti di ostetricia e ginecologia periferici(i punti nascita)e segue una logica ben precisa: indirizzare le donne verso le strutture dove sono concentrate le esperienze da parte del personale. Perché, per dirla con Ioppi, «il risultato è operatore-dipendente». Infatti, nel conteggio figura anche Arco, dove nel 2022 è stato effettuato un solo aborto. n ogni caso, la situazione nella provincia non sembra destare eccessive preoccupazioni per quanto riguarda l’accesso all’Ivg. Tantoché, nel 2022 si sono registrati 71 casi (pari al 12,7% del totale degli aborti effettuati in Trentino) di donne provenienti da fuori Provincia che hanno scelto di effettuare una Ivg in Trentino. Mentre le donne residenti che hanno deciso di accedere a un’Ivg fuori provincia sono pari al 6,4% del totale degli aborti effettuati qui. In generale le Ivg in provincia sono in calo e il tasso di abortività è passato da 7‰ nel 2012 al 5‰ del 2022.
La casistica in Trentino mostra che le donne che hanno scelto di interrompere la gravidanza sono per la maggior parte nubili (67,6%) e istruite: il 73,9% ha almeno il diploma di scuola superiore (il dato nazionale, disponibile al 2021, è del 61,6%) e il 18,8% ha la laurea (la media nazionale è del 15,7%). «Il nostro territorio ha un tasso di istruzione più alto del resto del paese. Il dato non mi stupisce. E lo stesso vale per l’occupazione — riflette la deputata trentina Sara Ferrari (Pd) — Questo ci dimostra che l’Igv è una scelta che non necessariamente dipende da difficoltà economiche, come ci racconta certa destra, e che si tratta di una decisione consapevole». Tuttavia, il titolo di studio è uno dei fattori che sembra però incidere sulla ripetizione dell’Ivg (che rappresenta il 23,6% dei casi del 2022): il 31,5% delle donne che ha scelto di interrompere la gravidanza nel 2022 ha un titolo inferiore alla terza media. Le laureate ripetono l’Ivg solo nel 15% dei casi» (l’altro fattore è la nazionalità: per le straniere la probabilità di un aborto ripetuto è del 36,4%, mentre per le italiane è del 17,9%).
Proprio Ferrari ieri ha visto bocciato il suo emendamento al Pnrr. La deputata chiedeva che l’apertura alle associazioni pro-vita all’interno dei consultori (voluta da Fratelli d’Ialia) non minasse il diritto di accesso all’Ivg. «Le associazioni pro-vita avranno anche una copertura politica — riflette la deputata — le richieste che potranno fare alle regioni per supportare i consultori avranno un “conforto” dall’alto. E non dimentichiamoci che la maggior parte delle regioni è governata dal centrodestra. Inclusa la nostra». Una diversa lettura è quella di Claudio Cia (gruppo misto al consiglio provinciale): «La 194 prevede che l’aborto sia l’ultima ratio e che si cerchi di sostenere prima la maternità. Bene, tutto ciò che può rendere consapevole la donna dell’importanza della vita che le dia informazioni necessarie per scegliere con maggiore libertà». Ma avverte: «Questi soggetti (le associazioni ndr) non diventino motivi di scontro all’interno dei consultori».
Peraltro, di opposte vedute rispetto a Cia, è la senatrice dell’Svp Julia Unterberger, che però attacca il provvedimento di Fratelli d’Italia con motivazioni simili: «Con questa norma — spiega la senatrice — entreranno nei consultori rappresentanti delle realtà antiabortiste per colpevolizzare le donne e convincerle a non interrompere la gravidanza. Così i consultori verranno trasformati in campi di scontro ideologico». Venendo Proprio all’Alto Adige, il report «Interruzioni volontarie di gravidanza e aborti spontanei» diffuso dal’Astat, mostra un aumento delle Ivg nella Provincia di Bolzano: nel 2022 sono state il 5,5% in più rispetto all’anno precedente. Il tasso di abortività è pari a 4,7 Ivg ogni mille donne in età fertile, in netta riduzione rispetto al 7,1‰ del 1980. Anche in questo caso le donne nubili sono l a maggioranza (64,1%). Mentre è del 22,5% il tasso di aborti ripetuti.
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