Stupisce constatare come il primo governo a guida femminile della storia repubblicana si faccia promotore di una proposta, come quella approvata dalla Commissione Bilancio della Camera dei Deputati nei giorni scorsi e che prevede l’ingresso e l’ingerenza dell’universo antiabortista nei Consultori pubblici, che rappresenta una oggettiva compressione delle libertà della donna davanti alla scelta, già di per sé difficile e complessa, di interruzione della gravidanza.
Alessio Manica - Andrea de Bertolini, 17 aprile 2024
Una cultura che ritiene ancora necessario “accompagnare e consiliare” la donna nella sua autonomia di decisione, testimonia, non solo il tentativo di ulteriormente delegittimare ruolo e funzione sociale dei Consultori, ma a anche e soprattutto una concezione di inferiorità e supposta incapacità che offende, umilia e confligge con la lunga storia dell’emancipazione femminile.
Inserire i cosiddetti “Pro-vita” nei Consultori, avvalendosi peraltro dei fondi del P.N.R.R. che a ben altro dovrebbero essere destinati per loro stessa natura, significa incidere sulla necessaria terzietà e laicità delle istituzioni pubbliche di questo Paese, piegandole ad interessi di parte e riducendo la grande esperienza dei Consultori ad un surrogato di sanità pubblica, verso la quale le attenzioni della politica delle maggioranze nazionali come provinciali paiono in costante diminuzione.
Il Gruppo consiliare provinciale del PD del Trentino, nel mentre sostiene la necessità di un rilancio dei Consultori pubblici, stigmatizza la proposta di legge n. 19/2024, giudicandola strumento di negazione dei diritti delle donne e delle loro libertà inviolabili.