Il vertice del G7 sull'intelligenza artificiale (AI) avrà anche dato lustro a Trento e al Trentino, ma per il territorio rappresenta un'occasione persa. È il parere del segretario del Pd trentino Alessandro Dal Ri, che non risparmia critiche all'operato della giunta provinciale, in particolare alle dichiarazioni dell'assessore allo sviluppo economico Achille Spinelli in merito al summit ospitato lo scorso venerdì a palazzo Geremia.
M. Furlani, "Il T Quotidiano", 19 marzo 2024
L'assessore ha parlato di una «sfida vinta».
«Io parlerei piuttosto di sfida persa visto che, notizia di questi giorni, il governo ha varato il regolamento per istituire il centro nazionale di ricerca sull'AI a Torino. Trento, che a livello internazionale è una città più riconosciuta in quest'ambito grazie all'impegno di realtà come l'ateneo e Fbk, non è stata nemmeno menzionata o presa in considerazione, e così una fondazione che impiegherà più di cento ricercatori e avrà una dotazione di venti milioni all'anno avrà la sua sede in Piemonte».
Non si è fatto abbastanza?
«Spinelli e la giunta hanno dormito. Negli anni sono passati diversi governi, le posizioni dei ministri in merito sono cambiate, ma mentre il Piemonte ha fatto massa critica e oggi raccoglie i frutti, il Trentino da questo punto di vista non si è mosso minimamente e ha lasciato che la barca andasse in altri porti».
Quindi il problema è una scarsa attenzione della Provincia?
«Certamente, soprattutto per quanto riguarda gli investimenti nel settore. Il Trentino, grazie ai vari poli, ha rappresentato un'eccellenza nell'ambito dello sviluppo delle tecnologie digitali e in parte quindi vive ancora di rendita, ma intanto il nostro ateneo si trova per la prima volta nella sua storia con i conti in rosso, i fondi di base per la ricerca sono stati tagliati, e solo Fbk va avanti per inerzia perché essendo una realtà affermata riesce ad attirare fondi e investimenti di privati. Ma se lasciamo perdere completamente la ricerca di base non andremo da nessuna parte».
Ci sono delle aree maggiormente carenti?
«La vera ricaduta degli investimenti fatti dovrebbero essere le startup innovative, che invece nella loro fase di espansione se ne vanno, come accaduto con Sybilla. Questo perché manca l'hub di innovazione per trattenerle, un aspetto su cui si è rimasti fermi per cinque anni. Servirebbe stanziare più fondi e investire su spazi adeguati. Sappiamo da tempo che al Cibio di Povo si inizia a stare stretti, che ci sono investimenti e progetti che non vengono messi a terra per mancanza di spazio fisico. Il progetto di Rovereto non è una soluzione. Se si mettono a disposizione spazi, strutture ed apparecchiature le startup non hanno più motivo di spostarsi poi in altre regioni».
Intanto a livello europeo è stato definito il primo regolamento sull'intelligenza artificiale.
«È un bene che le istituzioni cerchino di stare al passo con l'evoluzione di una tecnologia piuttosto che subirne le conseguenze. Dopodichè, quella legata all'AI è una questione complicata soprattutto perché in rapida e continua evoluzione».
Quali possono essere i rischi?
«Se le istituzioni pubbliche restano fuori da questi processi e li lasciano in mano ai privati, questi ne fanno l'uso che vogliono, e di conseguenza i benefici che può portare una tecnologia come l'AI finiscono per essere solo a vantaggio di pochi, aumentando quindi le disuguaglianze. Il settore pubblico deve avere le redini della questione, per fare in modo che ne benefici la più grande fetta di popolazione possibile, per questo penso che la Provincia debba provare a giocare un ruolo più centrale».