La consigliera Michela Calzà come prima firmataria, insieme a tutto il gruppo del Pd del Trentino, esprime soddisfazione per l’approvazione all’unanimità della mozione “per un servizio antiviolenza diffuso su tutto il territorio provinciale”. Trento, 7 febbraio 2024
La recente pubblicazione "I numeri della violenza contro le donne in Trentino Dati Anno 2022" a cura dell'Umse pari opportunità prevenzione violenza e criminalità della Provincia Autonoma di Trento, disegna un quadro preoccupante. In provincia di Trento nel 2022 si sono registrate 463 denunce e 192 ammonimenti, con un aumento complessivo rispetto all’anno precedente del 6,7%, dovuto ad un sostanziale aumento dei provvedimenti di ammonimento (+42% rispetto al 2021). Nel 2022, tra denunce e procedimenti di ammonimento, si hanno un totale di 153 procedure avviate per stalking, 19 per violenza economica, 406 per violenza fisica e domestica, 45 per violenza sessuale, 67 violazioni di provvedimenti di allontanamento, 117 per violenza psicologica e 6 altri reati gravi. In linea con le rilevazioni precedenti, in più della metà dei casi il presunto autore delle violenze è il partner o l’ex partner. Negli ultimi dieci anni, il periodo preso in considerazione dalla pubblicazione provinciale, il numero complessivo di denunce connesse a episodi di violenza contro le donne come quello dei provvedimenti adottati, sono variati di poco, indice di un fenomeno, purtroppo, molto radicato anche nella nostra comunità.
Il quadro che i dati del ci restituiscono è preoccupante, considerando anche che le denunce rappresentano ancora una minima percentuale del fenomeno della violenza contro le donne, ed è solo la parte che riesce ad emergere e arrivare alle istituzioni o ai servizi attraverso una denuncia, una richiesta di accoglienza, di sostegno, di orientamento o di intervento sanitario.
Ecco perché la consigliera Calzà ha chiesto ed ottenuto l’impegno di affidare alla quarta commissione provinciale i dati aggiornati circa gli accessi ai centri antiviolenza e, ancora più importante, di prevedere l’apertura di altri due sportelli periferici oltre a quello di Cles e Cavalese, rientranti nel bando che ha previsto una nuova sede del Centro antiviolenza a Rovereto. Inoltre si chiede che l’Autorità giudiziaria fornisca i dati relativi a procedimenti penali per reati contro la violenza di genere, in particolare quelli relativi a richieste di archiviazione, provvedimenti di archiviazioni, misure cautelari personali (specificate per tipo), sentenze di condanna di primo, secondo grado e definitive degli ultimi 3 anni (2020-2023), rispetto a procedimenti penali per reati di genere. Ciò al fine di conoscere l’effettiva incidenza sociale di questo deteriore fenomeno sul territorio provinciale.
È indispensabile che le donne che sono vittime di violenza possano trovare operatrici competenti e formate che le possano accompagnare verso un effettivo percorso di libertà, fatto in sedi dedicate e rispettose di anonimato e riservatezza.
Le sedi principali e quelle periferiche del centro antiviolenza devono essere collocate in luoghi facilmente raggiungibili anche con i mezzi pubblici e in breve tempo per evitare i controlli stringenti compiuti dal maltrattante.
La consigliera ribadisce la necessità che le strutture abbiano le dovute risorse per poter adoperarsi al meglio e poter rispondere in tempi celeri attivando tutti gli enti riconosciuti dalla legge provinciale n. 6/2010.
Come Partito Democratico non faremo mai mancare il nostro impegno in tutte le sedi a partire dai territori, perché il contrasto alla violenza di genere sia un tema prioritario nell’agenda provinciale, mettendo in campo tutte le azioni di sostegno soprattutto nel campo della prevenzione continuando a chiedere la necessità di lavorare sul piano culturale ed educativo, tema su cui la giunta è sorda. Prova ne è il fatto che su questo specifico punto la mozione proposta il giorno precedente è stata bocciata dalla Giunta e dalla maggioranza.
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