Otto orsi all’anno abbattibili, ai quali si sommano i settanta spostati quest’estate ed i decessi più o meno accidentali ed il problema dell’orso è risolto. E’ questo un esempio delle promesse a buon mercato del governo provinciale, secondo comportamenti che paiono connotare anche questa Legislatura.
Trento, 10 gennaio 2024
Scelte radicali, carenza di confronto sociale, ricette di facile populismo, molta retorica e poca lungimiranza sembrano essere i caratteri iniziali che connotano il nuovo corso della Giunta provinciale.
Il Presidente della Provincia, che sembra avere una soluzione per ogni problema salvo poi verificare l’inconsistenza di molte promesse politiche,
orgogliosamente afferma di non avere una visione di lunga deriva sul futuro, riconoscendo così implicitamente il fallimento di una politica priva di progetto, ma di occuparsi dei problemi quotidiani: “carpe diem!”, scordando che quegli stessi problemi sono sempre correlati alle grandi dimensioni delle questioni aperte.
Alla luce di tali considerazioni, la Cons. del PD Lucia Maestri interroga la Giunta provinciale per conoscere le linee politiche di ogni assessorato; l’esistenza o meno di nuove politiche di concertazione con tutte le parti sociali ed i corpi intermedi; la centralità o meno della programmazione come metodo di governo e la relazione della stessa con le riforme della autonomie regionali che il Parlamento sta elaborando.
Il testo dell'interrogazione
Con l’annunciata approvazione da parte della Giunta provinciale di un disegno di legge volto ad autorizzare l’abbattimento annuale di otto orsi e dopo che la precedente Giunta provinciale – che è quasi la stessa dell’attuale – ha spedito all’estero oltre settanta orsi, come aveva promesso solennemente in campagna elettorale e dopo alcuni orsi deceduti più o meno accidentalmente, il problema dell’orso in Trentino è praticamente risolto.
Come sempre, l’onnipotente Presidente della Provincia ha risolto, da par suo, una delle questioni più spinose. E adesso che gli orsi non ci sono più? Certo, rimangono gli immigrati, ma anche per questi pare che il Presidente abbia già una soluzione pronta: nessuna distribuzione territoriale; scarsissima assistenza ed espulsioni immediate e così, nel volgere di poco, anche questo problema troverà adeguate risposte da una politica che non ne sbaglia una.
Fuor di ironia, scelte radicali, mancanza di confronto sociale, ricette populistiche, molta retorica e poca lungimiranza sembrano essere i segnali più evidenti del nuovo (?) corso politico della maggioranza provinciale. Le promesse, come quelle relative al rinnovo dei contratti pubblici, si sprecano, al pari dei ritardi, delle lungaggini e del mancato rispetto degli impegni assunti. In una recente e lunga intervista televisiva, il Presidente ha spiegato, ad esempio, il motivo dei ritardi intollerabili delle prenotazioni e delle visite dentro il sistema sanitario e ne è emerso che praticamente “tutto va ben, madama la marchesa” e che se ci sono problemi la colpa va cercata nel Covid e nei governi precedenti. Com’è ovvio nessuna responsabilità in capo ai reggitori di oggi e di ieri delle “magnifiche e progressive sorti” del Trentino.
Quella che si sta aprendo insomma è la stagione del Grande Timoniere e attendiamo solo la nuotata nella Yang Tze per il giubilo finale.
Peccato che la realtà sia ben diversa e che le crepe, fino ad ora nascoste sotto il mantello protettivo della propaganda e del populismo, si comincino ad intravvedere, lasciando presagire i rischi di un crollo futuro che, proprio per la voluta assenza di una chiara visione di lunga deriva, potrebbe travolgere l’intero sistema, soprattutto se la struttura portante dell’autonomia speciale viene ulteriormente minata dal centralismo e dallo statalismo delle maggioranze nazionali come provinciali.
E’ possibile che nessuno si accorga che i problemi sono sempre fra loro correlati e che non si può immaginare di procedere per compartimenti stagni nell’affrontare le grandi questioni che il governo dell’autonomia pone quotidianamente. Il rinnovo della concessione all’A22; i cambiamenti climatici con le diverse politiche di settore che questi investono; una sanità degna delle nostre tradizioni e della dignità dei cittadini/utenti; un sistema economico che non può continuare a nutrirsi di “bonus” e di agevolazioni occasionali; una politica dei redditi che chiede nuova centralità ed una cultura che non può sempre essere ridotta a considerazione ultima e residuale ed un sistema di istruzione che sconta prospettive minime e meramente ragionieristiche, soprattutto sul versante del sostegno all’università quale investimento sul futuro.
Queste sono le priorità che attendono l’azione di governo ed alle quali non può essere applicata ancora la logica della procrastinazione “sine die”, in democristiana attesa che il tempo risolva ciò che la Giunta provinciale non riesce a fare.
Ciò premesso, si interroga la Giunta provinciale per conoscere:
- quali linee politiche ogni singolo Assessorato ha prodotto o sta producendo, in dettaglio, nei settori di diretta competenza;
- se si intendono attivare ed in quale eventuale forma di interlocuzione nuove politiche di concertazione, davanti alle dimensioni imponenti dei problemi sul tavolo, che impongono una compartecipazione di tutte le parti sociali e dei corpi intermedi della realtà trentina;
- se si ritiene ancora centrale la filosofia della programmazione, intesa come metodo di governo e non come mera lista della spesa pubblica per singolo settore, oppure se l’ansia del pragmatismo prenderà il sopravvento riducendo la valenza politica dei bilanci provinciali a quella del puro bilanciamento fra entrate ed uscite;
- infine, come si inserisce la dinamica metodologica della programmazione, che fin dai primissimi anni Ottanta del secolo scorso ha informato di sé larga parte delle politiche di bilancio provinciale, nell’avanzante contesto della riforma delle autonomie regionali che il Parlamento sta promuovendo e che sono già oggetto di contrattazione con le autonomie speciali.
A norma di Regolamento si richiede risposta scritta.
Cons. Lucia Maestri