TRENTO. “Risalta non solo una assai scarsa cultura istituzionale ma anche e soprattutto la reiterata ostinazione per l’abolizione della Regione autonoma, formulata da una forza politica che si appresta all’impegnativo compito del governo, non solo provinciale, ma anche regionale”.
"Il Dolomiti", 9 gennaio 2024
Il gruppo del Partito Democratico in Consiglio Regionale, con i consiglieri Andrea de Bertolini, Michela Calza, Maria Chiara Franzoia, Lucia Maestri, Alessio Manica, Francesca Parolari, Sandro Repetto e Paolo Zanella, interviene sulla prima mozione di legislatura presentata in vista della sessione del 14 febbraio del Consiglio regionale che, paradossalmente, chiede l'abolizione della Regione. A firmarla diversi esponenti della galassia della destra altoatesina di lingua tedesca (dai Süd-Tiroler Freiheit ai Die Freiheitlichen). (QUI L'ARTICOLO)
Se “il buongiorno si vede dal mattino” la XVII Legislatura rischia di essere oltremodo pericolosa per l’autonomia speciale regionale. “Con scempio e spregio di un luogo – la Regione – di primo significato, sia in termini storici sia in termini simbolici – spiegano i consiglieri del Pd - perché la Regione è, per i nostri territori di confine, un luogo esemplare nel dare conto della nostra identità e della comune volontà di superare conflitti e divisioni anche laceranti. Un luogo espressione, oggi rinnovata, della volontà condivisa di introdurre novità normative comuni, in grado di implementare il significato giuridico e politico dell’autonomia, proseguendo nel percorso di cambiamento della struttura e del ruolo della Regione, iniziato nel 2001 con la modificazione dell’art. 116 della Costituzione, laddove la Regione è indicata come “costituita dalle Province autonome” e la modifica dello Statuto con la nuova definizione del Consiglio regionale come “composto dai membri dei due Consigli provinciali”, eletti sulla base di una legge elettorale (statutaria) provinciale; quindi come sede istituzionale per perseguire obiettivi e tutelare interessi comuni, anche mediante la cooperazione tra le due Province autonome”.
Per il Partito Democratico “Giudicare superfluo il luogo della democrazia e della dialettica autonomista, richiama quella cultura del disprezzo per le istituzioni che appartiene ad una storia non sempre estranea a realtà come quella dei 'Freiheitlichen'. L’onere del governo chiama ad un senso di responsabilità che travalica l’inseguimento costante del consenso e che non si iscrive nelle categorie del facile populismo”.
Nell’interrogarsi sulla “collocazione degli autonomisti trentini rispetto a simili posizioni espresse da probabili futuri alleati di Giunta regionale”, il Gruppo consiliare regionale del PD respinge con assoluta fermezza ogni tentativo volto all’abolizione della Regione autonoma ed auspica invece una “ritrovata centralità della Regione autonoma, nell’accezione evolutiva affermatasi dal 2001 e nel contesto del rilancio della specialità anche nel più ampio dibattito sulle ipotesi di autonomia differenziata che stanno maturando a livello nazionale”.