TRENTO In cima all’agenda ci sono gli impegni in vista dell’anno che farà di Trento la Capitale europea del volontariato. A iniziare dalla cerimonia di inaugurazione di febbraio, che vedrà la partecipazione del capo dello Stato Sergio Mattarella. Ma a pochi giorni dall’inizio del 2024, i piani del sindaco Franco Ianeselli per il nuovo anno guardano necessariamente anche in altre direzioni.
"Corriere del Trentino", 29 dicembre 2023
Tratteggiando visioni conosciute ma anche nuove sfide: dal bypass fino dall’accoglienza dei migranti, dalla partita della casa fino alla localizzazione e alla realizzazione del termovalorizzatore. In un anno che sarà segnato dai cantieri. E che sarà l’ultimo, pieno, della consiliatura prima del voto del 2025. «I cantieri sono complicati, certo. Ma chi fa buona politica non deve pensare alle elezioni: deve guardare oltre» risponde il sindaco. «Se c’è trasparenza e comunicazione — aggiunge — i cittadini capiscono». Gli stessi cittadini che, quando lo incontrano in centro, lo fermano per chiedergli «più pulizia» e per segnalargli «questioni di disordine urbano». Non solo: a lui, che da quando è primo cittadino si muove sempre in bicicletta, i trentini chiedono «di rallentare nella costruzione delle ciclabili». «Ma noi — obietta — non costringiamo tutti ad andare in bici: l’idea è di spronare almeno chi può farlo a lasciare a casa l’auto».
Sindaco Ianeselli, partiamo da un tema che diventa ogni anno più delicato: quello della casa. Il governatore Maurizio Fugatti lo ha inserito tra le priorità di inizio legislatura. Lei — presentando la mappa digitale dei lavori pubblici — ha ribadito la necessità di avere per il capoluogo una politica della casa «degna di questo nome». Quali sono le strategie da mettere in atto?
«Al di là degli annunci, per provare a essere seri e operativi, c’è una pluralità di azioni da realizzare. A partire dagli interventi destinati alle persone che la casa non ce l’hanno: mi piacerebbe arrivare a un dispositivo di Protezione civile che stabilisce che se fa freddo più di un certo livello si aprono delle strutture di accoglienza. In questa terra la Protezione civile ha fatto tante cose, ha persino organizzato concerti: evitare che le persone muoiano di freddo mi pare sia un obiettivo importante. C’è quindi il livello legato alla disponibilità di dormitori: anche nell’ambito del riconoscimento di Trento Capitale europea del volontariato avere una struttura in più sarebbe strategico. Tenendo presente che il numero di persone in difficoltà è aumentato. Si passa poi al tassello successivo, quello dell’ostello dei lavoratori: un servizio pensato per chi lavora ma non ha casa. In questo senso una formula va trovata».
Fin qui siamo nelle situazioni di marginalità.
«Uscendo da questo quadro, il problema per Trento riguarda il costo delle case».
Come si interviene?
«È importante rilanciare il fondo sull’housing sociale. E impegnarsi per una politica della casa attiva ed esplicita. Rispondendo anche alle contraddizioni. La prima: è vero che in città ci sono case sfitte. Il Comune ha aumentato l’Imis sulle seconde case, ma per chi affitta a canone concordato l’aliquota è agevolata e ridotta a 0,35. La seconda: confermiamo che il nostro Prg è a consumo di suolo zero. Ma dove è prevista la possibilità di edificare, si costruisca in altezza. Penso all’area Sequenza di Trento nord».
Le iniziative sul fronte della casa sono dunque molte e a vari livelli.
«E su queste mi piacerebbe avere con la Provincia un confronto vero. Come noto, infine, rispetto a Itea come Comuni vorremmo poter dire la nostra all’interno della governance della società. Non per essere opposizione, ma per essere corresponsabili».
Tornando alle persone che la casa non ce l’hanno: il nodo dell’accoglienza dei richiedenti protezione internazionale ha fatto discutere.
«Il sistema italiano andrebbe modificato. A livello locale, sarebbe bene non ammassare in città tutte le persone che sono già arrivate qui ed evitare che vivano sotto i ponti. Si dovrebbe tornare a un sistema di accoglienza diffusa».
Nodo bypass: quali sono le previsioni su cantieri e tempi dopo l’uscita dell’opera dal Pnrr?
«Il mio desiderio per il 2024 è che Rfi cambi atteggiamento nella comunicazione: questa è una necessità per la città. Per quanto riguarda i cantieri, dando per assodato il finanziamento, ci aspettiamo una partenza a sud in linea con il cronoprogramma. Mentre a nord, come si sa, le analisi sullo Scalo Filzi sono rassicuranti. I tempi? Di sicuro la città non può permettersi, dopo l’ospedale, un cantiere con tempi così dilatati e quindi tutti dobbiamo fare la nostra parte affinché il cronoprogramma venga rispettato. Non solo. Nel 2024 sarà fondamentale gestire bene il rapporto tra i lavoratori impegnati nel cantiere e la città. Ancora, bisognerà approfondire la questione dell’interramento, nell’ambito del progetto integrato. L’obiettivo, nel 2024, è fare un deciso passo in avanti. Penso a un protocollo con Rfi e Provincia».
Si va verso l’esproprio dei terreni di Trento nord.
«La questione di Trento nord è ritornata di attualità. Ora si parla di esproprio e di individuazione di funzioni pubbliche da realizzare. La regia dell’operazione? Dovrà comunque essere pubblica».
Il 2024 sarà il suo ultimo anno «pieno». E sarà l’anno dei cantieri: il bypass, l’ex Sit, i lavori alla viabilità di Ravina. Preoccupato?
«I cantieri sono complicati, certo. Ma chi fa buona politica deve guardare oltre le elezioni. I lavori vanno fatti: i trentini sono esigenti, ma se c’è comunicazione e trasparenza su ciò che si fa capiscono. Si arrabbiano se non c’è informazione».
Il 2024 sarà anche l’anno dell’inceneritore? Sarà Trento a ospitarlo?
«Continuo a pensare che in campagna elettorale si sia persa un’occasione per mettere a confronto le posizioni. Sul termovalorizzatore Trento si è già espressa. Non abbiamo detto: “Non da noi”. Il che non vuol nemmeno dire: “Fatelo da noi a tutti i costi”. Spero che in tempi rapidi venga fatta una scelta basata sulla migliore tecnologia e su questo si individui la sede. In ogni caso consiglio a tutti di visitare l’Ecocenter di Bolzano».
Nella sua relazione di bilancio è stato molto duro nei confronti del centrodestra provinciale e dello stallo post-voto. Come sono le relazioni oggi?
«Ribadisco innanzitutto un concetto: un’Autonomia vera vive anche del proprio tessuto urbano, non c’è l’Autonomia dei paesi contro le città. Se fossimo d’accordo su questo sarebbe già un buon punto di partenza. Confermo ciò che ho detto durante la relazione. Dopodiché sono un rappresentante delle istituzioni e dunque la ricerca di collaborazione c’era e ci sarà».
Quali i temi sul tavolo?
«In questi mesi è stato fatto un buon lavoro sulle aree sportive. Su Dolomiti energia si è arrivati a una convergenza. In generale, anche nel rapporto con Bolzano e con Innsbruck, l’ideadi candidarci come Euregio a essere pilastri della sostenibilità deve essere un elemento che ci caratterizza. Sperando che in Alto Adige proseguano in questa direzione».
Si apre l’anno del volontariato. Che 2024 sarà?
«Sarà una bella vetrina per Trento. È un’occasione importante per tematizzare il nesso tra volontariato e attivismo e tra volontariato e generazioni. Il concetto per cui chi fa volontariato è una persona più felice mi pare molto bello».