Due donne assassinate a Rovereto nel giro di pochi giorni per mano di uomini hanno sconvolto la comunità roveretana. Due casi diversi ma accumunati dalla violenza inaudita scatenata contro le due donne e dall’aver lasciato ora sole le madri anziane che Mara e Iris accudivano.Arianna Miorandi, "Il T Quotidiano", 10 agosto 2023
Il primo femminicidio è nato in un contesto di liti condominiali sfociati nell’aggressione brutale che ha portato alla tragica morte di Mara Fait.
Il secondo ha portato alla morte di Iris Setti, uccisa ferocemente in una sera d’estate in un parco pubblico nel centro della città. E poteva succedere a chiunque fosse passato in quel momento dal parco Nikolajewka.
Due morti che turbano profondamente la nostra città e che devono farci riflettere: la prima sull’epidemia di aggressività e di rabbia che caratterizza sempre più i rapporti sociali, un’epidemia che oggi appare sempre più pericolosa in una società dove più ampie sono le disuguaglianze e numerose le fragilità. La seconda porta invece a riflessioni articolate e complesse, lascia inorriditi davanti alla violenza scatenata contro Iris Setti e porta a chiedersi quali interventi concreti si possano adottare a più livelli affinché non accadano più fatti così gravi.
L’autore del feroce delitto è un uomo di origine nigeriana già noto alle forze dell’ordine e con evidenti e gravi problemi di disagio mentale che già lo scorso anno aveva creato scompiglio in pieno giorno nelle vie di Rovereto. La domanda che emerge con forza è perché l’uomo fosse ancora libero, cosa non abbia funzionato nel sistema di servizi di assistenza, socio-sanitari e di sicurezza, quali ulteriori strumenti si possano adottare per prevenire tragedie simili.
Nei giorni successivi all’assassino di Iris Setti si è scatenato un becero sciacallaggio politico da parte di chi usa questa tragica vicenda per raccogliere consensi elettorali senza conoscere o far finta di non conoscere quali strumenti hanno e quali non hanno a disposizione i Sindaci e quali sia la suddivisione di competenza in materia di sicurezza. Ancora quando non si conoscevano bene i fatti avvenuti alcuni esponenti della Lega avevano usato il brutale assassinio di Iris Setti per la campagna elettorale.
I due femminicidi non richiedono risposte di pancia per fomentare la paura delle persone ma necessitano di una prima e immediata risposta volta al rafforzamento dei presidi di sicurezza nella nostra città ma anche di approfondimento. Chiediamoci quindi cosa non abbia funzionato, come si possano migliorare i servizi socio-assistenziali, i servizi di salute mentale, cosa possano fare le forze dell’ordine nonostante la costante riduzione del personale. Chiediamoci se l’uomo nigeriano fosse stato sottoposto o meno ad una perizia psichiatrica e se potesse essere accolto in una struttura come le Rems, nonostante i 10 posti disponibili per tutta la Regione Trentino Alto-Adige (e questa è una competenza della Regione e chiama in causa chi ora governa). Chiediamoci se aver smantellato il sistema di accoglienza, di assistenza e di prevenzione non abbia causato ulteriori problemi. Chiediamoci come, nella nostra Provincia autonoma, possiamo investire risorse e strumenti all’avanguardia nella prevenzione dei femminicidi perché non bastano norme efficaci ma anche profondi cambiamenti culturali.
Davanti a casi di evidente e grave disagio mentale, serve una risposta collettiva che metta in rete tutte le istituzioni, i servizi territoriali, le forze dell’ordine, la magistratura. é necessaria, però, anche una risposta collettiva per non voltarsi dall’altra parte davanti alla solitudine, alla fragilità e ai disagi psichiatrici. Torniamo ad essere comunità, tutti insieme.
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