Da poco tempo è stato introdotto in Italia il “litigation funder”, un istituto che permette ad aziende e cittadini di accedere alla giustizia grazie all’investimento di un soggetto terzo che acquista il “diritto litigioso”, se ne assume i costi e mette a disposizione del cliente una rete di esperti e professionisti ed, in caso di vittoria, riscuote una percentuale sull’ottenuto.
Trento, 6 giugno 2023
Recentemente poi è stato siglato un accordo fra l’ AS.M.E.L. (Associazione per la modernizzazione degli enti locali) e “Lex Capital”, una società privata che gestisce il “litigation funder”, al fine di garantire l’applicazione di questo istituto ad oltre quattromila enti locali sul territorio italiano.
Ciò che colpisce di questa situazione, secondo il Consigliere del PD Luca Zeni che in proposito ha depositato oggi una proposta di mozione in Consiglio provinciale, è la cessione del contenzioso fra cittadini e pubblica Amministrazione, quando quel contenzioso investe la sfera dei diritti dei cittadini. Possono questi contenziosi – si chiede Luca Zeni - essere venduti a terzi da chi, come l’ente pubblico, ha fra i suoi fini anche la corretta tutela proprio di quei diritti?
La proposta di mozione impegna quindi il Consiglio provinciale a condividere il tema con il Consiglio delle Autonomie locali, al fine di evitare che in Trentino le pubbliche Amministrazioni cedano i propri contenziosi attivi e passivi a società terze, mantenendo invece un rapporto corretto e diretto, anche in caso di controversia con cittadini e imprese.
IL TESTO DELLA PROPOSTA DI MOZIONE
Evitare la mercificazione dei diritti da parte della pubbliche amministrazioni
É stato recentemente siglato un accordo tra Asmel (Associazione per la sussidiarietà e la modernizzazione degli enti locali) e LexCapital, start-up innovativa e società benefit che opera come litigation funder.
L’accordo prevede la possibilità per oltre 4.100 enti locali soci Asmel di concedere a LexCapital del diritto litigioso per i contenziosi attivi e, in alcuni casi, anche passivi. «LexCapital – si legge in una nota di Asmel - agirà in giudizio al posto dell'ente, che non pagherà alcun onere per il servizio ottenuto. In caso di vittoria, la maggior parte dei proventi andrà al Comune e solo la rimanente parte spetterà a LexCapital».
Il litigation funding è un istituto arrivato nel nostro Paese negli ultimi anni, che permette ad aziende e cittadini di avere accesso ai sistemi di giustizia, grazie all’investimento di una terza parte.
L’operazione di finanziamento viene realizzata acquistando il diritto litigioso, e mettendo a disposizione del cliente una rete di esperti e legali.
I costi del contenzioso rimangono in ogni caso a carico del funder che, in caso di vittoria, riscuote una percentuale di quanto ottenuto.
L’istituto in se ha una sua utilità ed un suo mercato anche in Italia principalmente in contenziosi civili e commerciali.
Ciò che colpisce nell’accordo tra Asmel e LexCapital è ciò che sta alla base dello scambio, ovvero i contenziosi tra cittadini e pubblica amministrazione. Ma questi contenziosi, che investono diritti dei cittadini, possono essere considerati a disposizione della pubblica amministrazione? Possono essere venduti da chi tra i suoi fini dovrebbe avere anche la corretta tutela dei diritti?
Siamo nel campo della mercificazione dei diritti, realizzata dal soggetto che dovrebbe agire in prima persona evitando di violarli.
È chiaro poi che chi acquista il contenzioso, chi compie un investimento di litigation funding, deve tenere conto della probabilità di successo, della solvibilità della parti coinvolte ed agire secondo modelli statitici e matematici per garantirsi un rendimento dell'investimento. Chi dovesse acquistare tutti i contenzioni di una pubblica amministrazione dovrebbe quindi svolgere una selezione tra gli stessi basata su propri criteri di redditività, investendo poi risorse e lavoro sui contenziosi più redditizi e lasciando cadere gli altri. Operazione che poco si accorda con la correttezza ed imparzialità che dovrebbe ispirare l’agire della pubblica amministrazione in relazione al rapporto con il cittadino o, spesso nel caso di contenziosi, con le imprese.
Considerando quindi che la vendita dei contenziosi da parte delle pubbliche amministrazioni, pur offrendo una possibilità di risparmio nella loro gestione, non garantisce il rispetto dei principi di correttezza e imparzialità richiesti nell’attività amministrativa, ma anzi espone i soggetti coinvolti a valutazioni che non possono essere fatte proprie dalle pubbliche amministrazioni stesse
Il Consiglio impegna la Giunta provinciale
a condividere le considerazione fatte in premessa con il Consiglio delle autonomie locali per evitare che gli enti locali del trentino e le pubbliche amministrazioni cedano in maniera indifferenziata i propri contenziosi sia attivi, sia passivi, ma mantengano un rapporto corretto, non basato su semplici criteri di redditività, anche in caso di lite con i cittadini o con le imprese.
Cons. Luca Zeni
Trento, 6 giugno 2023