La notizia che l'Università di Trento chiude per la prima volta nella sua storia il bilancio in rosso deve preoccuparci tutti. Un'istituzione che abbiamo voluto fortemente "nostra", ateneo statale ma finanziato soprattutto dalla Provincia, per garantire miglior sinergia e ricadute positive sul territorio in cui è inserita, è una leva straordinaria per la competitività della nostra comunità.Sara Ferrari, "Corriere del Trentino", 4 maggio 2023
Se si trova in difficoltà, il problema diventa di tutti.
Quattro anni di totale disinteresse della giunta Fugatti per Unitn, a parte la scommessa di medicina (iniziata pure con la gaffe con l'università di Padova), rischiano di mandare a monte un percorso fin qui sempre virtuoso.
Nel 2011 la Provincia ha allargato le sue competenze autonomistiche, ottenendo dallo Stato la possibilità di finanziare e gestire localmente l'Università di Trento, che rimane Ateneo statale, ma che condivide con le istituzioni locali le scelte sul funzionamento (cda condiviso). Questa decisione politica dell'allora governo Dellai, ha garantito per anni ricadute positive sul territorio, accompagnandone lo sviluppo, l'ammodernamento, la competitività. Dal 2013 al 2018 ho avuto l'onore di lavorare nel ruolo di assessora provinciale all'università e alla ricerca, per costruire questo delicato rapporto tra due Autonomie, quella istituzionale e quella accademica. Unitn è cresciuta e si è ingrandita, ha avuto un aumento progressivo di iscrizioni e di successi riconosciuti sul piano scientifico accademico, della didattica e della ricerca.
Dal 2019 c'è uno "sbilanciamento" tra i costi per il funzionamento e le risorse erogate dalla Provincia all'università, che è riuscita comunque a guadagnare altri fondi dallo Stato perché la sua qualità le consente di vincere nei bandi dei Dipartimenti di eccellenza e ottenere finanziamenti per progetti nel PNRR. Ma non bastano. Perché nuovi progetti seppur finanziati portano nuove persone, si cresce ancora e servono spazi e borse di studio.
Lo Stato negli anni ha aumentato il Fondo di funzionamento per le università statali del 20%, la Provincia deve sedersi al tavolo con il Ministero e negoziare nuovi accordi finanziari per la gestione di una realtà che non è più quella del 2011.
Se la Giunta Fugatti, che non si è finora distinta per costanti e proficui rapporti con l'Accademia trentina, e che ancora oggi può però giovarsi di un governo "amico", non apre una trattativa con lo Stato per assicurare sostegno ad Unitn, allora rischia di non avere più senso una università dell'autonomia trentina, perché l'autonomia ha senso solo se si è capaci di esercitarla. Da parte mia sono disponibile a collaborare a livello romano, per dimostrare allo Stato che l'Università di Trento è per la nostra comunità un bene prezioso, da tutelare aldilà di qualsiasi appartenenza politica.
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